E mo’, verrebbe di dire, sono
cazzi amari. Berlusconi è stato riabilitato dal Tribunale di Sorveglianza di
Milano, con effetto immediato. In soldoni, ipso
facto è candidabile. Se si dovesse votare per un seggio vacante alla Camera
o al Senato, lui potrebbe concorrervi. Anche domani. Così è risorto un’altra
volta, se mai fosse veramente morto!
Di qua a cento anni, quando
morirà davvero, forse è bene che si assistesse alla sua tumulazione per essere
certi di non rivederlo più in circolazione.
Non è senza conseguenza questo
ennesimo ritorno. E graverà non poco sulle trattative per la formazione del
governo. I suoi nemici continueranno a chiamarlo pregiudicato, mafioso, evasore
fiscale, corruttore di persone e di costumi, ma ormai con rabbia più che con
scherno come hanno fatto prima della sua riabilitazione.
Il suo essere in campo, però, non
deve illudere nessuno. La giustizia continuerà a fare il suo corso per quanto
lo riguarda. Se Berlusconi dovesse ideare un suo stemma con quattro quarti da
riempire, uno dovrebbe riempirlo con i segni proprio della giustizia. Gli altri
tre: con una bella gnocca, con un’antenna, con la facciata di Palazzo Chigi:
penare, godere, vedere, potere. Da distribuire a piacimento. Ma l’azione penale
nei suoi confronti lo accompagnerà per tutta la vita. Come lo
accompagnerà per tutta la vita ed oltre quell’immagine che si vuole dare di
lui: il potente che costringe gli altri a mortificarsi nel corpo e nello
spirito.
Il film di Sorrentino è
l’ennesima cinemata italiana, la distorsione della realtà in chiave
psico-estetica. Maledetto Fellini! Per sostenere che cosa? Che Berlusconi è un
malvagio, un Erode moderno che fa stragi di innocenti fanciulle, immolate come
i giovani ateniesi al Minotauro? Via, ci sono alti prelati pedofili conclamati,
omosessuali confessi, ladroni e profittatori di denari, di femmine e di
fanciulli! In fondo Berlusconi non si presenta come un francescano, né
primario, né secondario, né terziario. Si presenta per quello che è e costringe
gli altri a presentarsi per quello che sono.
Se si guarda attorno, non vede
più nemici. Dove sono Occhetto, Prodi, Veltroni, Rutelli, Bertinotti, D’Alema e compagnia
cantando? Dove le nevi dell’altro anno? Se ne sono andati con gli anni della
sua florida grinta. Lui è sempre lì, come l’eroe omerico, “a dritta e a manca a
rigirar lo scudo e a pie’ fermo danzar nel sanguinoso ballo di Marte”.
Di Maio, da buon napoletano, è
superstizioso. Non credo che si arrischierà più a chiedere la sua testa. E
qualche ravvedimento c’è già stato. E’ vero che il potere val bene delle scuse,
come Parigi per Enrico IV una messa; ma la diversità dei tempi dovrebbe
impedire emulazioni del genere. Forse per Di Maio è giunto il tempo di
conoscere la vita e i suoi signori.
Quando venticinque anni fa
Berlusconi si affacciava alla politica in prima persona c’erano tanti partiti e
ognuno – noi medesimi – aveva ragione di esprimersi contro, sollecitato dalla
propria formazione politica. Ma oggi che i partiti non ci sono più e si inneggia
alla deideologizzazione, cosa resta ad ognuno di noi per attaccare Berlusconi
se non l’antipatia personale o magari l’invidia, non più per i suoi soldi e per
i suoi piaceri, in parte vanificati dall’età, ma per la sua storia, per quello
che ha rappresentato per l’Italia, per la politica, per quello che ha fatto
dovunque si sia impegnato?
Non condividerlo sul piano
politico e ideologico, morale o sociale, non significa disconoscere la sua
grandezza e la sua importanza. La figlia Marina, giustamente ha detto al grillino
Di Battista che suo padre ha fatto la storia, mentre lui ancora deve imparare
a leggerla. Non ha detto proprio così, ma così mi sarebbe piaciuto che gli
avesse detto.
Il suo ritorno alla grande
nell’agone politico contribuirà a bilanciare lo spostamento all’estrema di una
politica italiana che incomincia a preoccupare tanto noi italiani quanto gli
osservatori interessati stranieri. Forse, l’arrivo improvviso di questa sua
riabilitazione all’indomani di un governo che si preannuncia carico di
incognite e di rischi, ha anche un significato politico voluto “là dove si pote
ciò che si vuole”. E se così fosse,
sarebbe un’altra medaglia per lui; un’altra piaga per chi ormai non spera che
nella sua morte fisica.
In attesa che arrivi uno migliore
di lui, noi intanto gli auguriamo di continuare a esistere e di resistere.
Amen.
Nessun commento:
Posta un commento