domenica 5 maggio 2013

Italia tra guerriglia politica e disagio sociale



Vero o non vero, esagerato o meno, la guerra tra centrodestra e centrosinistra è momentaneamente sospesa; perciò non facciamoci illusioni e soprattutto non scomodiamo Moro e Berlinguer. La tregua – dice Veltroni – è un’anomalia, “una fase di assoluta e inedita emergenza, dovuta all’intreccio tra una devastante crisi istituzionale e una devastante crisi sociale”. Il governo Letta non è né una formula, né una scelta virtuosa, è una necessità. (Corriere della Sera, 4 maggio). Più chiaro di così! Intanto, come in tutte le guerre di conquista, è iniziata la guerriglia sul territorio conquistato. Imu no, Imu sì. Presidenza della Convenzione a Berlusconi no…a Berlusconi sì. Renzi e Fassina, i dioscuri del Pd non vogliono che Berlusconi la presieda. Difficile dire fino a che punto siano convinti di quel che dicono, l’importante è creare scontri, dissapori, fastidi. Come quello dell’amazzone Biancofiore, la sottosegretaria dirottata per proteste delle femministe dalle Pari opportunità alla Pubblica amministrazione.
Letta raccomanda: “Siamo una squadra di governo, fate attenzione alle cose concrete e attenti alle parole”. Sembra l’allenatore juventino Conte, che prima della partita arringa i suoi: “Siamo la Juve, mi raccomando, poche parole e concretezza!”. Letta è consapevole che in Italia ci si squarta per le parole, per il cavillo. Tra ragazzi, una volta, i bisticci diventavano mazzate non quando c’erano offese concrete ma quando l’uno toccava il naso dell’altro, allora si scatenava la rissa furibonda. Sì, per una toccata di naso!
Pare che anche nella compagine governativa si cerchi la toccata di naso per mandare tutto all’aria. Anche qui il pretesto fa aggio sul motivo. Pare a chiunque che la presidenza della Convenzione sarebbe più opportuno affidarla ad una persona garante di terzietà, che onestamente Berlusconi non potrebbe essere. E chi potrebbe essere, allora, Rodotà? Speriamo che Grillo non si sogni di proporlo, sarebbe la toccata di naso temuta.
Ma la guerriglia non è solo sul territorio fisico, anche su quello mediatico, ovvero sulla rete. La Presidente della Camera Boldrini riceve insulti, ingiurie e minacce di fuoco e di schifo. Chi gliele può fare? Se volessero i carabinieri lo scoprirebbero in men che non si dica (dixit Severgnini). E perché non lo fanno?
Alcuni parlamentari del Movimento 5 Stelle sono stati sputtanati sulla rete con la pubblicazione di corrispondenza elettronica privata. Sarà che io col computer so appena fare uso della videoscrittura che non riesco ad immaginare come facciano questi Arsenio Lupin ad entrare nella posta privata, protetta da password a volte fantasiose e inimmaginabili, prendere le lenzuola ed esibirle come facevano una volta gli sposi novelli dopo la prima notte di nozze per rassicurare genitori e suoceri della verginità della pulzella “sacrificata”.
Qualcuno dice che cambiano i tempi e i mezzi, ma le verità del Vangelo restano: chi di spada ferisce, di spada perisce. Il Movimento 5 Stelle si è gonfiato tramite la rete. Chissà che ora altri esperti dell’arnese diabolico non trovino la valvola giusta per sgonfiarlo! Ma, così facendo, aumenta il processo di forestazione, che ormai ha inghiottito vaste zone di civiltà.
Altro aspetto di questa sempre più estesa guerriglia sociale è il proliferare di delitti non legati alla malavita. Come questi possano connettersi alla crisi che stiamo vivendo è difficile dirlo. L’esplosione di omicidi-suicidi in tutta Italia sta colpendo in particolar modo le donne, tanto che si è coniato di fresco il neologismo “femminicidio”. Ma vittime sono anche le famiglie, i figli. Sarebbe estremamente grave se queste forme di giustizia fai da te nascessero dalla sfiducia sempre più diffusa e radicata nella giustizia. Si sa che nei vuoti di potere, nell’anarchia, attecchiscono e allignano erbacce e piante infestanti di ogni tipo.
Nella mitica età dell’oro, cantata dai poeti, la prima divinità a lasciare la Terra, a significare la fine di quell’età, fu proprio Dike la dea della giustizia. In Italia, pur nella realtà dei tempi, non c’è da diversi decenni. C’è una convinzione diffusa che essa non serve a rendere ragione a chi ce l’ha, ma a premiare chi della giustizia fa un uso strumentale. Il governo Letta, che pure ha spaziato in lungo e in largo sulle cose da fare, poco o niente ha detto sulla giustizia.
Uno dopo l’altro sono in discussione in questo Paese i presupposti della vivibilità. Se vengono meno i capisaldi del contratto sociale, allora la situazione diventa davvero ingestibile. Non sappiamo, infatti, che cosa stia accadendo nel governo della mafia, in questo periodo di distrazione da parte dello Stato. Si ha motivo di temere che la tregua, questa volta forzatamente concessa alle organizzazioni criminali, possa servire alla loro riorganizzazione, dopo gli smacchi subiti negli ultimi due-tre anni.

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