martedì 30 aprile 2013

Università del Salento: perché intitolarla a Codacci Pisanelli




Ho già avuto modo di dire perché a mio parere l’Università degli Studi del Salento vada intitolata a Giuseppe Codacci-Pisanelli. La motivazione è tanto banale quanto diretta: fu voluta e realizzata, per quello che si può intendere in casi simili volere e realizzare, da lui; ne fu il primo Rettore e docente. Lo ha ben ricordato il Sen. Giorgio De Giuseppe sul “Nuovo Quotidiano di Puglia” (12 aprile). Per molti anni si prodigò a far venire a Lecce il meglio dei docenti universitari dell’epoca. Lungo sarebbe l’elenco e i salentini di oggi, dai cinquant’anni in giù, avrebbero difficoltà a riconoscerli nella loro giusta importanza. Ma, a volte, la storia rivendica i suoi diritti. Basta leggere un “Bollettino d’Informazioni” qualsiasi degli anni Cinquanta della non ancora riconosciuta Università di Lecce per imbattersi in docenti del calibro di Mario Marti e Aldo Vallone (Letteratura Italiana), Ettore Paratore e Vincenzo Ussani (Letteratura Latina), Alberto Mori (Geografia), Pier Fausto Palumbo (Storia), Giuseppe Flores D’Arcais (Filosofia), Gino Corallo (Pedagogia), Maria Romano Colangeli (Letteratura Spagnola), Giacinto Spagnoletti (Letteratura Italiana Moderna e Contemporanea), Carlo Prato (Grammatica Latina), e poi Fausto Fonzi (Storia contemporanea), Paolo Barocchi (Storia dell’Arte), Dario Bellezza (Psicologia), Tullio Gregory (Filosofia), Maria Corti (Letteratura Italiana), Ovidio Capitani (Storia Medievale), Antimo Negri (Storia della Filosofia e Filosofia Teoretica), Pietro Scoppola (Storia del Risorgimento), Giuseppe Roggerone (Storia della Filosofia). Erano tutti delle autorità nel loro campo. Per la giovane e non ancora riconosciuta Università costituivano una vera “armata” nella lunga attraversata del deserto del riconoscimento, che giunse nel 1967, alla vigilia della contestazione studentesca.
Il ruolo avuto da Codacci Pisanelli nella storia dell’Università non ha paragoni. E si consideri anche che l’Università di Bari, coi suoi pezzi forti della politica e della cultura – Aldo Moro, tanto per fare il primo nome che viene – facevano di tutto per impedire che la nostra Università nascesse e prendesse piede. Né mancavano docenti universitari salentini che facevano il tifo – mettiamola così – contro l’istituzione dell’Università a Lecce, a difesa di quelle dove già insegnavano.     
Codacci Pisanelli è stato, a partire dall’immediato dopoguerra e fino agli anni Settanta, l’uomo politico salentino più illustre e potente. Fama e potere portati ed esercitati con l’eleganza e la sobrietà di un uomo consapevole della sua ascendenza e del ruolo che aveva nella terra che lo aveva espresso e che da lui s’aspettava valori positivi dei quali fregiarsi.
Membro della Costituente e poi parlamentare democristiano per diverse legislature, fu più volte ministro e presidente di commissioni, senza mai offrire motivi o pretesti agli avversari e ai media di accusarlo di qualcosa di illecito. Si avvalse certamente del concorso di molti altri degni rappresentanti politici del tempo e delle stesse amministrazioni comunali che si autotassarono per creare il Consorzio Provinciale Universitario Salentino, organismo dal quale presero tutte le successive mosse, amministrative e culturali, per giungere all’Università degli Studi riconosciuta dallo Stato.
Non sarebbe elegante spiegare perché no all’intitolazione a Giulio Cesare Vanini o a Carmelo Bene, ad Antonio De Ferrariis o a Scipione Ammirato, e si potrebbe continuare con altri nomi di personaggi tutti meritevoli di dare il proprio nome all’Università salentina. E’ proprio la motivazione in sé che disturba. Ogni proposta, che non abbia ab origine un dato esclusivo e perciò imparagonabile, finirebbe per ridurre la questione ad una elencazione di meriti, da pesare col bilancino delle once e dei sottomultipli delle once, per sostenere l’una o l’altra delle candidature. Tuttavia, perché la mia non sembri un uscirmene per il rotto della cuffia, qualche parola la devo pur dire.
Vanini o Bene, il Galateo o l’Ammirato o qualunque altro del bel mondo della cultura e dell’arte, finirebbe per dare una connotazione al territorio, una sorta di impronta, che, quale che fosse, sarebbe sempre riduttiva e parziale. L’eretico Vanini, l’umanista Galateo, il letterato Ammirato, l’attore e scrittore Carmelo Bene, ognuno preso per sé è motivo di vanto per il Salento, ma non rappresenta il Salento nella sua pluralità di aspetti.
Si può obiettare che neppure il nome di Codacci Pisanelli soddisfa questa esigenza, ma ciò vale se di lui si considera l’aspetto culturale – egli fu un giurista – ma se si assume quello storico, di fondatore dell’Università, ecco che cadono le perplessità. L’altra obiezione è che, pur nello specifico politico, egli non rappresenta l’intero panorama, assai più ricco della pur maggioritaria Democrazia cristiana. E’ vero, ma nessun rappresentante di altri partiti era così noto in campo nazionale e internazionale come lui e nessun altro ebbe i meriti suoi nel dotare il territorio salentino di una così importante istituzione culturale e professionale qual è l’Università. Intitolarla oggi al suo nome è il più scontato ma anche il più importante degli obblighi.

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