martedì 30 ottobre 2012

La scomparsa di Giovanni Papuli


Il filosofo che studiava gli autori senza farsi contagiare dal loro pensiero

Giovanni Papuli aveva 81 anni. E’ morto inaspettatamente nel corso della notte tra sabato 27 e domenica 28 ottobre. Da qualche anno si era ritirato dalla mondanità dei convegni, delle conferenze, delle pubblicazioni.
Rarissime le comparse in pubblico. Per gli ottant’anni di Raffaele Colapietra, suo vecchio amico, un anno fa nella cerimonia promossa agli Olivetani dalla sezione leccese della Società di Storia Patria per la Puglia, di cui era socio. Non seppe dire di no all’amico aquilano che aveva chiesto espressamente a Mario Spedicato di fargli avere accanto per la circostanza Giovanni Papuli e Mario Marti. Per ricordare l’amico polacco Andrzej Nowicki, scomparso il 1° dicembre dell’anno scorso, con una plaquette “in memoria” pubblicata nel gennaio di quest’anno nei Quaderni del Brogliaccio di “Presenza Taurisanese”; occasione per fare il punto sugli studi vaniniani, da lui per anni intensamente coltivati.
Da qualche tempo indagava alcuni aspetti della filosofia del Cinquecento; sulla sua scrivania un libro lasciato aperto su Cardano. Lo scrupolo dello studioso non lo sollecitava più di tanto all’approdo editoriale, procedeva col suo solito metodo, interamente concentrato sul presente dell’indagine scientifica e dell’elaborazione critica. 
Oggi il suo lascito più prezioso è l’Istituto di Filosofia, sono le tante opere storiografiche, le collaborazioni con gli amministratori comunali che hanno avuto l’onore di averlo nelle tante iniziative culturali. Rosario Coluccia, preside di facoltà – nel suo breve necrologio ai funerali – lo ha contestualizzato nella storia dell’Ateneo salentino. Lo ha ricordato evidenziando il ruolo di tramite che ha avuto nella vita dell’Università tra la fase iniziale, dei grandi nomi della cultura universitaria nazionale, di qui fatti transitare per conferire prestigio, e la fase più recente, di costruzione delle istituzioni interne, la più importante delle quali e da lui la più amata l’Istituto di Filosofia. Mimmo Fazio, l’allievo a lui più vicino, ha ricordato che il traguardo più ambito del suo magistero era di creare una “scuola”. E’ senz’altro riuscito, non solo nel senso più proprio del termine, ma anche come comunità umana. Teneva ad essere il riferimento costante degli allievi. Barone in senso nobile e buono, li promuoveva con sé, facendoli crescere negli studi e nel prestigio sociale. Alcuni da lui proposti e fatti soci dell’Accademia Pugliese delle Scienze, perché la componente leccese non sfigurasse nell’importante istituzione barese.
Giovanni Papuli era il professore universitario vecchio stampo. Era passato attraverso tutti i gradi di insegnamento, dalla scuola media inferiore ai licei, all’università, assistente a Bari di Antonio Corsano, poi dal 1975 ordinario di Storia della Filosofia a Lecce, infine Professore Emerito nel 2007, a coronamento di una prestigiosa carriera. Accanto all’insegnamento – i suoi corsi monografici costituiscono un patrimonio di studi tra i più significativi della filosofia moderna – va ricordato il lavoro di promotore e organizzatore di convegni di studio. Notevoli le sue iniziative editoriali, fra cui la collana “Testi e saggi” del Dipartimento della Facoltà di Lettere e Filosofia, di cui Papuli era Direttore, che dal 1979 ha accompagnato l’esercizio accademico di discepoli e collaboratori con numerose pubblicazioni. Imponente l’impresa di ripubblicare, in collaborazione con l’Amministrazione Comunale di Taurisano, le opere più importanti di Antonio Corsano, le cui edizioni originali incominciavano a diventare rare. Sei volumi tra il 1999 e il 2002 sulla storia della filosofia del tardo Rinascimento, Bruno, Campanella, Grozio, Leibniz, Vico, riletti e curati dai suoi allievi e collaboratori migliori: De Bellis, Spedicati, Fazio, Longo, Sava, Raimondi.
Il suo “Bollettino di Storia della Filosofia dell’Università degli Studi di Lecce”, uscito in volumi annuali dal 1973 al 2002, dodici in circa trent’anni, con una tiratura di oltre 1.300 copie, diffuse ogni volta in tutta Europa, è stato un autentico convivio mediatico tra gli studiosi di filosofia salentini, italiani ed europei. Il Bollettino ha fatto crescere l’interesse per Vanini ed ha arricchito il suo pensiero di nuove ipotesi di ricerca e di interpretazione; ha fatto conoscere molti altri autori; ha seguito la vita universitaria dell’Istituto di Filosofia, dai corsi alle tesi, ai convegni, ai seminari, ad ogni iniziativa volta all’interno e all’esterno dell’Università. Papuli era anche presidente della Sfi salentina (Società Filosofica Italiana), oltre che membro della Consulta per lo studio della tradizione dell’aristotelismo veneto dell’Università di Padova, socio dell’Accademia delle Scienze di Bari, membro del Comitato scientifico del Centro Studi Salentini e Cavaliere Ufficiale “Al merito” della Repubblica.
Aperto alla comprensione delle posizioni ermeneutiche anche le più ardite, delle quali aveva rispetto nonostante le riserve, egli era convinto e rigoroso sostenitore del metodo storicistico, vichiano, del verum factum, l’anello che lo teneva ancorato al suo Maestro Antonio Corsano.
Tra le sue opere più importanti quelle su Girolamo Balduino, sui platonici salentini del tardo Rinascimento, su Fichte, Kant, Corsano, Namer, Giordano Bruno, Bernardino Telesio, Paolo Mattia Doria, Cartesio e ovviamente Vanini, i cui studi furono raccolti in volume nel 2006. Tredici densi saggi con l’introduzione di Loris Sturlese. Cui si è aggiunto il ricordato saggio del 2012 “Studi vaniniani: riflessioni e prospettive”, dedicato in memoria di Andrzej Nowicki.
In seguito al suo pensionamento nel 2008 ben 110 studiosi gli dedicarono altrettanti saggi “In onore”, ben quattro ponderosi volumi, che attestano l’affetto e la stima che il suo universo di conoscenze, di colleganze, di amicizie aveva nei suoi confronti.
L’esempio più notevole, pur tra i tanti che ha dato nel corso della sua vita di studioso, è quel suo indagare gli autori e gli indirizzi con approccio scientifico, quell’indagarli munito di una sorta di corazza intellettuale che lo ha preservato da affezioni e contagi ideologici. Il caso più rilevante è proprio il Vanini, da lui percorso in tutte le dimensioni, ma sempre con assoluta aderenza al testo e alla storia, senza mai cedere ad assunzioni di pensiero o a facili e suggestive formulazioni di precorrimenti.
E’ la sua lezione che ci piace di più.

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