Il plagio è reato e motivo di esclusione da un concorso pubblico,
ma accusare qualcuno è mettersi nei guai
Un altro Rettore dell’Università
del Salento è nella bufera giudiziaria. E’ l’ing. Domenico Laforgia. Al netto
di altre questioni, sulle quali – se ci sono – non metto lingua, sembra che
tutto sia riconducibile ad un concorso per tre posti di assistente
amministrativo. La questione è sorta quando il concorso è stato annullato
essendosi accorto il direttore generale dell’Università salentina, il dr.
Emilio Miccolis, che gli elaborati dei tre vincitori contenevano brani
interamente copiati. Il Tar ha dato ragione ai “vincitori”.
Ma, allora, davvero Laforgia
gestisce l’Università in maniera eccessivamente autoritaria e autocratica? C’è
chi lo difende, ed è una bella parte del corpo docente dell’Università; e c’è
anche chi lo accusa. Comunque sia, qui ancora una volta è l’Università
salentina che si copre di fango, che si mostra al Paese come un luogo di
irrimediabile degrado, dalle spese pazze di rettorati pregressi, agli incarichi
e ai concorsi dell’attuale.
“Il problema morale del nostro
paese – dice indignato il Rettore Laforgia – è proprio qui: tre persone copiano
durante una prova di un concorso pubblico e, invece di vergognarsi,
aggrediscono mediaticamente chi li ha scoperti”. Un linguaggio diretto, come
raramente si sente e si legge. Segno che ormai lo scontro è al coltello, come
dimostrano gli interventi di Mantovano contro e di Emiliano pro.
Se le cose stanno così,
limitatamente al concorso in oggetto, non si può non dare ragione al Rettore.
Il giudizio del Tar in genere riguarda le formalità esterne del concorso e non
già il merito. Il Tar – si sa – annulla giudizi scolastici, anche ben motivati,
solo perché dal punto di vista formale c’è qualche difetto, manca un foglio,
una firma, un timbro o cose del genere. Ne abbiamo sentite e ne sentiamo ogni
anno di questioni simili. E, invece, di confermare il giudizio e caso mai di
fare un richiamo all’amministrazione in difetto, butta giù tutto, con gravi
risvolti economici e morali per le professionalità offese, e gioia dei veri
colpevoli redenti. In molti casi il Consiglio di Stato ha ribaltato la sentenza
del Tar.
Ma il fatto che i candidati in un
concorso copino è talmente diffuso che ormai si è tentati di abolire qualsiasi
selezione attraverso elaborati scritti e sostituirli coi quiz. Che, piuttosto
che far emergere le qualità giuste dei concorrenti, come conoscenze, capacità
di analisi e di sintesi, riflessione critica, capacità progettuali ecc.,
premiano l’azzardo e l’intuito, che di per sé sono insufficienti a svolgere in
continuità di lavoro un compito importante in una pubblica amministrazione.
Quanto al vizio di copiare,
copiano tutti, dai professori in sede di concorso agli alunni in sede di
compiti in classe e prove di maturità; copiano agli esami di procuratore legale
e di avvocato; copiano ai concorsi per entrare in magistratura; copiano per
accedere a qualsiasi esercizio professionale. E’ talmente diffuso e “accettato”
che voler abolire un elaborato o annullare una prova per plagio bisogna avere
coraggio e volersi mettersi nei guai.
Allora il problema potrebbe
essere un altro, quello che si sospetta. Non sarà che aver annullato l’esito del
concorso per “plagio” è solo un espediente per farlo vincere ad altri
concorrenti? Può essere. Ma il Rettore lo esclude. “Per questo concorso – ha
detto Laforgia in un’intervista – c’erano due soluzioni tecnicamente
percorribili sul piano amministrativo. La prima, escludere i tre plagiari e
valutare i rimanenti candidati; la seconda, ripetere le prove e dare una nuova
possibilità anche ai tre di dimostrare le proprie capacità. Abbiamo optato per
la seconda possibilità nella speranza di evitare ricorsi che avrebbero bloccato
il concorso. Siamo stati troppo generosi, i tre plagiari andavano
esclusi”.
Sì, andavano esclusi; ma in
un’altra Italia, che purtroppo non esiste. In quest’Italia ormai perfino i
campionati di calcio si vincono e si perdono coi cavilli giuridici. Figurarsi i
concorsi pubblici!
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