Berlusconi ha ufficialmente
annunciato che non intende candidarsi e che cede la leadership del
centrodestra, ove costui lo volesse, a Mario Monti. Si sa che l’eccesso è del
maligno. E francamente la sortita berlusconiana è eccessiva per stare col
benigno. Sembra più il tentativo di togliere la scena al centrosinistra, che da
più di una settimana l’aveva fatta totalmente sua con Bersani, Renzi e Vendola,
che altro. Ma, se pure fosse credibile – ragioniamo per assurdo come per
dimostrare certi teoremi – il centrodestra sarebbe d’accordo tutto? E’ assai
difficile rispondere. C’è una parte che beve senza chiedere che cosa c’è nel
bicchiere, ma ce n’è un’altra che non intende più farlo. Monti non accetterà
mai la proposta di Berlusconi; e questa servirà soprattutto a farsi qualche
ragione politica con gli avversari. Casini l’aveva già capito e perciò alla
domanda se ora si sarebbe avvicinato al centrodestra ha risposto che è sempre
disponibile agli incontri ma non agli inganni. Casini come Lacoonte: teme
Berlusconi anche quando porta doni. Comunque sia, accetti o non accetti Monti,
ci stia o non ci stia Casini, resti unito o meno il centrodestra, è molto
probabile che si vada nella direzione – finalmente! – di definire il leader dello
schieramento. Dovrebbe essere Alfano. Se così non fosse si andrebbe alle
primarie, come vuole la
Santanchè , che ha annunciato di volersi candidare. Beh, lo sfizio se lo vuole togliere pure lei!
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Il governo Monti ha approvato il
Patto di Stabilità (9 ottobre), ex Finanziaria, per l’anno 2013. Un miliardo e
mezzo in meno alla sanità. Figurarsi! Se prima le cose andavano male, liste
d’interminabile attesa, ricoveri ridotti al minimo, con malati dimessi il
giorno dopo aver subito un intervento chirurgico, e con ciofeche per medicinali, detti generici, ora le cose
precipiteranno. Vietato ammalarsi, italiani! Abbassato di un punto l’Irpef per
i redditi più bassi, ma sono state tagliate detrazioni e deduzioni, e inoltre è
stata aumentata l’Iva di un punto. Grave la retroattività delle detrazioni, un
provvedimento contro ogni principio giuridico. Tutto questo annulla i benefici
dell’abbassamento dell’Irpef e comporterà un ulteriore aumento del costo della
vita, con un sostanziale peggioramento della situazione. In compenso – compenso
per chi? – bisogna fare economia di luce elettrica: non si lascia la luce
accesa nei palazzi pubblici! Addio agli emuli di Mussolini, che non potranno
più dare ad intendere di lavorare fino a notte tarda lasciando, come prova dell’indefessa
applicazione al servizio pubblico, la luce accesa. Una manovra di tredici
miliardi di Euro che la stampa amica, “Corriere della Sera” in testa, ha
lodato. In verità le cose continueranno ad andare bene nella vetrina europea,
male e malissimo nel retrobottega nazionale, dove si lavora e si vive. A pochi
mesi dalle elezioni non si capisce ancora dove si andrà a finire, con Monti,
che il Pdl vorrebbe a capo del suo schieramento, magari insieme a Casini. Se
ciò dovesse accadere riprenderebbe la “guerra civile” che in Italia, senza
punto vergognarsi, chiamano democrazia.
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Gioca il nostro Monti come fa il
gatto col topo, anzi coi topi, perché lui se la prende non con un uomo politico
o un partito solo, ma coi politici, coi partiti tutti. “Siamo più popolari noi
– ha detto – dei partiti”. Quale cattivo gusto! E’ come andare in un camposanto
con un compare e dire: siamo più vivi noi, caro compare mio, di tutti i qui
sepolti. Io dico che Monti si sta giocando la reputazione di uomo serio, quale
ostentava con quel suo aplomb e con quel parlare a risparmio di prima.
Evidentemente si è lasciato contagiare pure lui dallo Zeitgeist, lo spirito del tempo, che ha i suoi epigoni in
Berlusconi, in Grillo e nei tanti comici che infestano le televisioni. Si lascia
prendere dal gusto di sfottere, di fare la battuta, vezzo tipicamente toscano e
per qualche verso salentino, non certo lombardo, che indulge più sul gradasso.
E in effetti un po’ gradasso Monti è, forte, però, di una condizione che gli è
stata confezionata da Napolitano, nominandolo su due piedi prima senatore a
vita e poi presidente del consiglio. Una cosa mai vista, che non viene ancora
chiamata col suo nome per rispetto del Presidente della Repubblica. Io dico che
Monti schiatta dal desiderio di raccontare una barzelletta, magari una da fare
il paio con una di Berlusconi. Perché a Monti l’idea di battere il suo
predecessore in toto gli passa spesso per la testa.
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Piovono su Monti consensi forti.
Grandine che arriva come sassate sui politici italiani. La Clinton da Washington si
complimenta col ministro degli esteri italiano Giulio Terzi e si augura che la
leadership del governo si rafforzi. Diplomazia, si dirà. Ed è vero, parole che
si dicono. Che poteva o doveva dire il segretario di stato americano ad un
ministro degli esteri di un paese amico e alleato? Ma da Londra arriva un altro
consenso forte a Monti. E’ quello dell’amministratore delegato della Fiat
Sergio Marchionne. Per lui Monti dovrebbe essere premier a vita. Non siamo
ancora a Monti uomo della provvidenza, ma ci stiamo avvicinando. E questo
francamente è un altro indizio che la nostra democrazia è davvero all’ossigeno.
O forse l’Italia si sta sudamericanizzando. Marchionne, che ormai litiga con
tutti, dal sindacalista Landini al
sindaco di Firenze Renzi, ha ragione di prendersela coi politici italiani, ma
non è per caso che si sta preparando il terreno per un addio all’Italia, suo e
ovviamente della Fiat? Si porterà via anche la Juventus ? Beh, questo mi
preoccupa ancora di più. Vorrebbe dire che a metà degli italiani si toglierebbe
lo sfogatoio dell’irrazionale e che gli stessi potrebbero cercarlo altrove.
Meglio che l’irrazionale resti e si esaurisca nel tifo calcistico. Meglio, Marchionne, meglio!
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L’agenda Monti è sparita
dall’intesa elettorale tra Pd-Sel-Psi. E’ il primo effetto dell’alleanza tra
Bersani e Vendola. Può non significare niente. L’agenda Monti non è l’agenda
rossa di Borsellino. Ma può significare tanto. Per esempio, che ormai lo
schieramento di centrosinistra considera Monti lontano, magari su posizioni in
prospettiva di centrodestra. In Italia le situazioni durano lo spazio di un
mattino. Tutto può cambiare. Intanto Monti non smentisce, non chiarisce, si
limita a fare come quelle donne, un po’ vanitose e civettuole, che amano farsi
corteggiare, non dicono no ma non dicono neppure sì, per non interrompere il
corteggiamento. Nel Pdl la componente forzista vorrebbe liberarsi di quella
post-missina di An, che non ama Monti, per quel residuo di socialismo che la
stessa conserva nel suo dna storico. Se l’affare con Monti andrà in porto gli
ex missini lasceranno probabilmente il Pdl e torneranno al loro partitino, in
condizioni però diverse da quelle in cui erano ghettizzati dalle fisime
costituzionali. Oggi, di costituzionale c’è tutto e c’è niente.
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E bravi gli indiani, bravi! Non quelli d’America, i pellerossa, per
intenderci, ma proprio quelli dell’India. E rimanda oggi e rimanda domani, i
due militari italiani del Battaglione San Marco, Latorre e Girone, accusati di
avere ucciso due pescatori indiani scambiati per pirati, stanno scontando una
pena a cui non sono stati mai condannati. Il ministro degli esteri del governo
Monti, Giulio Terzi, continua a dire che è inaccettabile il comportamento delle
autorità indiane. Ma, al di là, di questa povera parola, “inaccettabile”, il
governo italiano non può fare proprio nulla? E’ difficile da digerire che gli
indiani diano una lezione di machiavellismo alla patria di Machiavelli e che,
colpevoli o innocenti, i due militari intanto pagano per una colpa non
commessa. Lo spirito di un popolo si uccide anche così, subendo ingiustizie e
umiliazioni.
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