Con Monti e il suo governo
tecnico c’è una dittatura vera e propria. Anzi, qualcosa di più di una
dittatura, perché nasconde il suo vero volto dietro una maschera di perbenismo,
di costituzionalismo, di correttezza politica. In buona sostanza Monti si è
circondato di yes-man, i quali fanno
quello che viene ordinato loro di fare. In un primo momento si è voluto far
passare questa anomalia, come dettata da cause di forza maggiore. Stiamo
fallendo. Finiremo come la Grecia. Fermiamoci un attimo, sospendiamo lo
scontro politico, facciamoci bene i conti. Poi, invece, questo governo, non
legittimato da un voto popolare e dunque non democratico, ha debordato
dall’area economico-finanziaria per occuparsi di tutto, anche di settori che
spettano a soluzioni politiche non tecniche, anzi congiunturalmente tecniche.
Ora si sta rifacendo l’Italia, la si sta ristrutturando con la revisione
dell’ordinamento amministrativo. Si vogliono accorpare regioni, si vogliono
eliminare province. C’è una Costituzione della Repubblica, che sembra non
esserci. Dove sono i magistrati che entravano nei saloni per l’inaugurazione
dell’anno giudiziario con la
Costituzione in mano, come tante guardie rosse sulla piazza
di Tien An Men inneggianti col libretto rosso di Mao Tse Tung? Dove stanno? Neige d’antan! E dove le tante oche del Campidoglio delle sinistre
girotondine e variamente starnazzanti per le piazze d’Italia in difesa della
Costituzione? Neige d’antan! Il
popolo italiano è stato espropriato della sua sovranità con l’inganno. Gli è
stato detto: stai morendo, a che ti serve essere libero e sovrano se stai
morendo? Rinuncia ai tuoi beni. E il popolo italiano, fesso-fesso, ci ha
creduto e ha rinunciato. Ora sta per trovarsi col culo per terra, vivo, ma
senza neppure la via per camminare.
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A questo punto si ha il legittimo
sospetto che dietro la presa di posizione di Napolitano nei confronti della
Procura di Palermo non ci sia solo la questione delle intercettazioni della
trattativa Stato-Mafia, ma ben altri timori. Napolitano potrebbe essere
preoccupato che altre intercettazioni siano state fatte, magari relative a
questo momento di emergenza democratica. Potrebbe essere stato intercettato in
relazione alle sue scelte politiche, al suo nominare Monti prima senatore a
vita e poi presidente del consiglio – disposizioni senza precedenti – al suo
dettargli l’agenda, all’assicurargli ogni copertura e a farsi assicurare, a sua
volta, la discrezione più assoluta. Sicché oggi, grazie ai moderni mezzi di
comunicazione, che dovrebbero consentire agli osservatori e agli storici di
sapere di più, non possiamo sapere né oggi né mai come effettivamente sono
andate le cose. E’ probabile che nel groviglio di cavilli giuridici il
Presidente della Repubblica riesca a dimostrare di aver ragione, che lui
nell’esercizio delle sue funzioni non deve essere intercettato; ma da uomo
democratico dovrebbe convincere il popolo italiano su quale differenza passa
tra le sue prerogative e quelle di un sovrano assoluto e soprattutto se la sua
“copertura” è un bene per la democrazia o è un male, se va in direzione della
giustizia o in direzione della più cinica ragion di stato.
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Appare sempre più questa nostra
democrazia ridotta e guidata. Ridotta potrebbe pure passare, ma guidata no. Una
democrazia guidata è una contraddizione in termini. Siamo fuori dalla
propaganda e da tutti quei mezzi di persuasione occulta tipici di ogni governo,
e quindi anche dei governi democratici; qui siamo in presenza di una continua
menomazione della democrazia. Un governo, che non è espressione del popolo, sia
pure mediata dal parlamento, non è un governo democratico. I parlamentari
nominati dai partiti costituiscono una menomazione del voto, che è limitato ad
una scelta fatta a monte. Poco conta, sul piano politico, che si voglia
svecchiare la classe politica o che la si voglia rendere più equilibrata nella
rappresentanza di genere. Conta che nomina di qua e nomina di là, al popolo
resta ben poco da scegliere. La democrazia, così tosata, somiglia a quelle
monete di oro o di argento che venivano tagliate ai bordi e ridotte nel loro
valore reale. Il valore reale, ossia il metallo, era garanzia del valore
nominale. In siffatte monete restava il valore nominale scritto, ma in quanto
alla quantità di metallo prezioso di cui erano fatte, erano fortemente
deprezzate con grave nocumento ai traffici e ai commerci. Ecco, una democrazia
che impedisce a chi è stato già quindici anni in parlamento di ricandidarsi,
che impone le quote rosa, non è più la democrazia originaria, ma una moneta
ridotta e svilita, che, prima o poi, viene sostituita dal baratto. E’ ben
strano che persone come Napolitano e Monti non si rendano conto di questa
progressiva svalutazione della democrazia. Quel che viene definita corruzione è
in qualche modo baratto.
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Monti bacchetta i partiti per i
rilievi fatti al Patto di stabilità (ex Finanziaria). Disponibile a ricevere
ritocchi purché i saldi restino gli stessi. E’ la solita solfa, cambiamo tutto
purché non si cambi il saldo. Che è come applicare la proprietà commutativa:
cambiamo gli addendi tanto la somma non cambia. Ma Monti non capisce che per i
politici la questione è politica. E se essi devono fare in qualche modo anche
gli interessi della gente devono necessariamente intervenire sui conti. E’
inutile abbassare di un punto l’irpef se poi quel punto se lo mangia il punto
di aumento dell’iva, se lo mangia et
ultra il taglio delle detrazioni. Secondo lui, i politici che ci stanno a
fare? Adesso non esageriamo, meritano la gogna finora per quello che hanno
fatto, probabilmente fra poco solo per quello che sono. E saranno cazzi amari
per loro, capiteranno come i nobili durante la rivoluzione francese,
responsabili solo perché nobili. Ma finché ancora hanno un minimo di coscienza
politica di rappresentanza di chi, fosse come fosse, li ha voluti dove stanno,
devono dare un segnale di ruolo. Certo, la coperta è quella che è, e se la tiri
su scopri i piedi, se la tiri giù scopri la testa. Ma, per Dio, tiriamola una
volta tanto un tantino giù. I piedi non si sono mai influenzati per la testa,
la testa per i piedi sì. In fondo si è sempre camminato coi piedi, lasciando
alla testa di decidere la direzione.
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L’aspetto più grave della crisi politica
che stiamo vivendo in Italia è che non si vede una prospettiva. Mentre per
quella economica ogni tanto Monti dà i numeri, per quella politica tace, dice e
non dice, afferma e smentisce. E’ stata creata una situazione senza possibilità
di sviluppo. Nel centrosinistra si stanno autorottamando reciprocamente, stessa
cosa a destra: si stanno azzerando. E’ incredibile. Lo storico Giuseppe Galasso
sul “Corriere del Mezzogiorno” (21 ottobre) si consola pensando che “Per
fortuna non vi sono in giro dei Mussolini o degli Hitler, che possano fare la
festa al regime di libertà e al nostro status europeo. Molti temono che ciò
accada. Ma noi non lo crediamo”. Ne è convinto l’autorevole storico? Caso mai qualche
Mussolini o Hitler c’è e nessuno lo vede senza mascella o baffetto? Galasso
avrebbe mancato di rispetto a Napolitano e a Monti se avesse detto che dopo
tutto Napolitano e Monti sono sempre meglio di Mussolini e Hitler. Ma Galasso
non lo direbbe mai. Galasso, come diceva Marc’Antonio di Bruto nel Giulio Cesare di Shakespeare, è per la
democrazia di questo paese, un uomo d’onore. E non è il solo. Questa forse è la
vera fortuna.
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