mercoledì 24 ottobre 2012

Taurisano, un monumento a Vanini o al filosofo "ignoto"?

Il Comune di Taurisano ha pubblicato un bando di concorso di idee per un’opera scultorea dedicata al filosofo Giulio Cesare Vanini, da collocare nell’area dove una volta sorgeva il Palazzo Vecchio del fu Francesco Lopez y Royo, il cosiddetto “Palazzetto”.
“L’opera – dice il bando – dovrà raffigurare il pensatore, il filosofo laico, innovatore, che con la sua critica razionalistica apre l’età moderna e diventa un punto di riferimento per le più significative correnti filosofiche europee dal Seicento al Novecento. Essa dovrà contenere altresì un’esplicita dedica da parte della cittadinanza di Taurisano, di quella Taurisano che il Vanini definì «patria mia nobilissima, quasi gemma nell’anello del mondo» (De Adm., p. 424)”.
Come è noto non ci è pervenuto il ritratto di Vanini, ma da quasi un secolo e mezzo il Vanini è riconoscibile nell’unica immagine variamente proposta dei ritratti di Antonio Bortone (Biblioteca Provinciale a Lecce - 1868), di Eugenio Maccagnani (Villa Garibaldi a Lecce - 1888), del medaglione di Ettore Ferrari (Monumento a Giordano Bruno a Roma - 1889) e in tanti altri luoghi mediatici. Qualche anno fa lo scultore Donato Minonni, che peraltro aveva già realizzato dei busti e un medaglione convenzionali del Vanini (1969), in nome della libertà dell’arte e del fatto che non c’era un ritratto ufficiale del filosofo, ne realizzò uno per il Liceo Scientifico di Casarano, che propone un volto completamente diverso. Quel nuovo “Vanini” generò sconcerto tra gli studiosi e i cittadini ormai abituati al volto del filosofo ormai adottato dall’iconografia diffusa.
Ora sul bando, di cui in oggetto, si legge: “Non ci è pervenuto un ritratto del filosofo. Tuttavia i Capitouls che lo arrestarono a Tolosa ci hanno lasciato di lui la seguente descrizione fisica: «Era un uomo di assai bell’aspetto, un po’ magro, capelli castani, naso lungo e curvo, gli occhi brillanti e alquanto vivaci, alto di statura» (cfr. Vanini Iliesi. CNR, Doc, CXC. Annali manoscritti dell’Hotel de la Ville). Tra i ritratti che in passato hanno raffigurato il filosofo taurisanese quello che più si approssima alla descrizione dei Capitouls tolosani è il ritratto pubblicato da Johann Adam Delsenbach per la “Neue Bibliothec” del 1714, reperibile tanto nel sito del Comune di Taurisano quanto nel sito Vanini Iliesi, Iconografia, già menzionato. E’ auspicabile che il monumento contenga un riferimento alle due opere vaniniane a noi pervenute (l’Amphitheatrum e il De Admirandis)”.
Davvero il ritratto del Delsenbach è quello che più si approssima alla descrizione dei Capitouls? E chi lo dice? E’ un’opinione priva di fondamento storico perché non risulta da nessuna parte che il Delsenbach nell’eseguirlo avesse tenuto conto della descrizione dei Capitouls o di altra fonte documentale. Lo storico francese della filosofia Emile Namer dice che “questo ritratto risponde esattamente alla descrizione che danno di lui gli Annali manoscritti dell’Hotel de la Ville di Tolosa” (Documents sur la vie de Jules-Cesar Vanini de Taurisano - 1965). Si può essere o meno d’accordo con lui sulla resa grafica, ma in difetto di un riferimento documentale resta un’opinione. Il Prof. Domenico Fazio dell’Università del Salento di questo ritratto ha scritto con opportuna cautela: “presumibilmente opera di Johann Adam Delsenbach (1687-1765). Così, nella Germania del Settecento, immaginavano Vanini” (Giulio Cesare Vanini nella cultura filosofica tedesca del Sette e Ottocento - 1995).
Ma, al di là se è quello il vero volto di Vanini o quello che più gli somiglia – nessuno lo può dire – da più di un secolo è l’immagine riprodotta dai vari Bortone, Maccagnani, Ferrari e via di seguito che ha fatto l’iconografia vaniniana nel mondo, che pure alla stessa fonte descrittiva dei Capitouls si rifà. Oggi, in ogni dove, ove si chieda a qualcuno di riconoscere il ritratto di Vanini lo fa senza esitazione, come fa con Hegel o Kant, Socrate o Aristotele. E non è certamente quello del Delsenbach, ma quello del Bortone e compagni.
Allora perché un altro volto del Vanini? Per creare altro sconcerto? Per soddisfare la vanità di qualche presuntuoso che si ritaglia uno spazio di esclusivo “dominio” culturale? Qui si tratta di realizzare un monumento, che per definizione e funzione è il massimo della comunicazione immediata, popolare e universale.
Dispiace dover tornare sullo stesso punto, ossia sull’opportunità – dato che ancora non c’è un obbligo, ma sarebbe tempo di imporlo in ogni comune – di creare una consulta culturale che si occupi di tutti quei problemi inerenti i beni culturali e ambientali del paese.
Per tornare a Vanini e al Comune di Taurisano, esiste un verbale del 30 maggio 2000 in cui risulta che la Commissione comunale all’uopo formata, nulla ebbe da eccepire ai suggerimenti del Prof. Giovanni Papuli: «l’opera artistica dovrebbe consistere in una predominanza del pensiero, con figura umana sfumata».
Ora, se l’Amministrazione comunale, non ha inteso assumere la proposta Papuli – e ne ha avuto la più ampia facoltà, benché a decidere sia stata una sola persona – e ha voluto invece un monumento che raffigurasse il filosofo, sarebbe stato opportuno, più che giusto, che ne avesse specificato anche la riconoscibilità. Il volto indicato nel bando (quello del Delsenbach) può prestarsi ad un’infinità di esiti.
Così, dopo tanti anni di prediche per il monumento a Vanini, corriamo il rischio di fare un monumento al filosofo “ignoto” o rendere Vanini un personaggio pirandelliano, con uno, nessuno e centomila volti.

Nessun commento:

Posta un commento