domenica 2 gennaio 2022

Mattarella, lascia o raddoppia? Intanto Prodi...

Nel discorso di commiato del 31 dicembre, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha ripetuto le solite cose, riservando gran parte del tempo che aveva a disposizione alla pandemia da Covid e invitando gli italiani a vaccinarsi. Unica nota di rilievo la citazione del professore siciliano Pietro Carmina, morto a Ravanusa sotto le macerie per lo scoppio di una bolla di metano, il quale, lasciando l’insegnamento per andare in pensione, aveva scritto una bella lettera ai suoi studenti, invitandoli ad essere padroni di se stessi e artefici del proprio tempo. Questo approccio coi giovani è piaciuto a Mattarella e lo ha fatto proprio. Per il resto aria trita e ritrita. Chi s’aspettava qualche riferimento importante alla situazione politica attuale è rimasto deluso. Ha tessuto gli elogi di tutti, Parlamento, Presidente del Consiglio Draghi, Papa Francesco; e tutti gli hanno reso onore e ringraziamento, perfino Giorgia Meloni, che ha detto però che è contraria alla sua rielezione. Per la leader di Fratelli d’Italia Mattarella non corrisponde al Presidente della Repubblica da lei auspicato, che deve essere prima di tutto un patriota. Per come lo intende lei, ovviamente. Nel coro di commenti non c’è Berlusconi. E questo è un mistero. Cosa avrà detto o fatto sapere Mattarella nei suoi confronti per “farlo” tacere? Oppure il Cavaliere, Presidente in pectore, si è tenuto in rispettoso silenzio? Intanto diventa sempre più consistente la contrarietà dei politici all’elezione di Draghi alla Presidenza della Repubblica. Dopo la sua conferenza stampa di fine anno, nel corso della quale aveva dato ad intendere di essere anche disponibile ad essere eletto al Quirinale, i politici si sono messi in allarme. Crescono, invece, i favorevoli alla rielezione di Mattarella. I primi a sostenerla sono quelli del centrosinistra, Pd-Leu-M5S. Lo sottolineano i commentatori politici, che non possono non mettere in risalto il voltafaccia di quanti, specialmente nel centrodestra, dopo che per tanto tempo si erano detti favorevoli a votarlo sia al Quirinale sia a lasciarlo a Palazzo Chigi, che la scelta era solamente sua, alla fine hanno fatto marcia indietro. In realtà Draghi al Quirinale non lo vuole nessuno, forse neppure quelli del centrosinistra. Non è un politico del quale fidarsi. Con lui, due e due fa quattro. È una questione caratteriale e di testa. La politica, invece, è l’arte del possibile. Un conto è averlo alla Presidenza del Consiglio per un periodo di emergenza, un altro è farlo arbitro per sette anni della politica italiana, con tutti i poteri che il Presidente ha dimostrato di avere in questi ultimi settennati, specialmente quelli di Scalfaro e di Napolitano. Questi sono stati e hanno agito, pur nel rispetto del dettato costituzionale, come autentici sovrani. Quel che appare assai probabile è che l’insistenza di Berlusconi a proporsi come candidato di tutto il centrodestra, più una pattuglia dei soliti “responsabili”, potrebbe finire per danneggiare tutto lo schieramento e fargli perdere l’opportunità di avere un suo presidente ora che ha finalmente i numeri dalla sua parte. C’è già chi incomincia a dire che se dovesse diventare Presidente della Repubblica Berlusconi lui se ne andrebbe dall’Italia. Cose sentite e risentite in altre circostanze. Ma non sono da sottovalutare questi pronunciamenti, dato che per Berlusconi c’è un’avversione viscerale, assai fondata e diffusa, difficilmente riducibile o risolvibile. Nel centrosinistra, inoltre, sono più esperti in questi giochi. Non è improbabile che nelle stancanti votazioni inutili, nel susseguirsi di bruciature di candidati, cui questa volta si aggiunge anche la variabile della pandemia, che potrebbe rendere indisponibili alcuni grandi elettori, i centrosinistri riescano a infilare l’ennesimo loro candidato. È notorio che l’elezione del Presidente della Repubblica in Italia è come un parto il cui nascituro è assolutamente inconoscibile prima. Perciò nulla è da escludere, a parte le parole che alcuni interessati dicono. Ma in politica si sa, il sì e il no, il voglio-non voglio, non possono essere accolti nel loro significato letterale. Prodi, per esempio, continua a dire che lui non è interessato, anche se poi aggiunge che “Gli ultracinquantenni in Italia sono quasi una trentina di milioni” (intervista apparsa su “7” del Corriere della Sera del 31.12.2021), volendo significare che chiunque che abbia questa età è eleggibile al Quirinale. Ma intanto che fa, se ne sta in panciolle? Nient’affatto. Dopo il libro Strana vita, la mia, uscito solo qualche mese fa, ecco un altro libro, Le immagini raccontano l’Europa, fresco di stampa per la Rizzoli. Un libro che dedica ai nipoti. Nella poc’anzi citata lunghissima intervista, così spiega la sua dedica: “l’Europa è così necessaria, ma va così adagio, che bisogna augurarsi che sia completata per i nostri nipoti!”. Insomma Prodi sta lì, parla di tutto e di tutti, di Europa, di politica estera, di politica economica, con freschezza di pensiero, propositivo più che mai. Allora, sarebbe o non sarebbe papabile pure lui, al di là delle sue parole di diniego?

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