giovedì 6 gennaio 2022

La destra no vax è un assurdo

In questi ultimi tempi di infiniti e furiosi dibattiti televisivi, su pro e contro i vaccini, è nata una categoria nuova: la destra giornalistica. Tale, perché espressione di alcuni giornali e perché si distingue dalla destra politica. I protagonisti sembrerebbero cani sciolti e soprattutto irresponsabili, nel senso che non devono rispondere a nessuno delle loro scelte e delle loro azioni. Cosa che nel giornalismo potrebbe essere intesa in senso virtuoso. Questo nuovo soggetto mediatico si è imposto soprattutto con due campioni: i giornalisti Maurizio Belpietro e Francesco Borgonovo, rispettivamente direttore e vicedirettore de “La Verità”, quotidiano fiancheggiatore notoriamente di destra. Con essi, pochi altri, fra cui il Sen. Gianluigi Paragone, leader di Italexit, aggressivi e fanatici, che pur senza esplicitamente difendere i no vax e i no green pass, ovvero i cosiddetti negazionisti, ne difendono le ragioni, fino al punto da scambiarsi gravi offese coi loro occasionali antagonisti televisivi. Borgonovo è stato definito “cacatubi” dal senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, a cui peraltro egli è politicamente vicino. Fra i più esagitati il giornalista Giuseppe Cruciani, che conduce “La Zanzara”, Radio 24 e collabora al quotidiano economico-finaziario “Il Sole 24 Ore”. Mica fessi! Sono tutte persone colte, intelligenti e agguerriti polemisti. Ma, vederli alle prese coi loro avversari, a volte impietosamente bersagliati e insultati, viene di chiedersi: ma chi glielo fa fare? E soprattutto perché combattono per una causa così odiosa? Il sospetto che le cose non stiano, però, come appaiono viene. In Italia ci sono oggi cinque milioni di non vaccinati. Prima erano molti di più, e forse lo sono ancora oggi molti di più. Non si sono vaccinati e non vogliono vaccinarsi per i motivi più vari e a volte strampalati, fanaticamente negazionisti. Una cosa, però, è certa: sono cittadini elettori. E allora per chi voteranno alle prossime elezioni? Se voteranno! La destra politica, Lega e FdI, ha avuto finora un comportamento ondivago per non dire equivoco. Non ha mai negato la necessità dei vaccini ma si è sempre opposta alle restrizioni del governo, tesi a contenere il diffondersi dei contagi. Per un verso difende i vaccini, anche se con molti distinguo e tante polemiche – basta sentire Matteo Salvini e Giorgia Meloni – non potendo davvero esporsi ad un comportamento irresponsabile, stante la furia della pandemia, i ricoverati, i morti; per un altro ammiccano ai no vax rispettandoli e comprendendone le ragioni. La loro posizione, tuttavia, è riconducibile politicamente alla difesa dei ceti produttivi, che, dalle restrizioni anti Covid, sono messi in difficoltà. Appare chiaro che alla cosiddetta destra giornalistica è rimasto il lavoro sporco che la destra politica non vuole o non può fare, quello di dare una parvenza di giustificazione “nobile”. Bisogna salvare l’elettorato dei no vax e dei no green pass, anche a costo di sembrare odiosi nell’attaccare i vaccini e chi li propaganda. L’odiosità della destra giornalistica è nell’apparire tifosa del peggio al solo scopo di poter dire: avete visto? Avevamo ragione noi. Come dire: la soddisfazione di un compiacimento dialettico contro la salute delle persone e gli interessi generali del Paese. Ma non è la sola destra italiana ad avere un comportamento anti vax; e questo è ancor meno comprensibile, perché vuol dire che ci sono ragioni che ci sfuggono. La destra in tutto il mondo – ricordiamo i Trump negli Usa e i Bolsonaro in Brasile – non ha simpatia per le vaccinazioni, come se tutta si riconoscesse in una categoria ideologica illuminante. Occorre distinguere in premessa chi si ostina ad essere contro i vaccini in generale da chi è contro la vaccinazione anti Covid. La battaglia sui vaccini, come è noto, è precedente alla pandemia del Covid. In Italia per anni ne hanno fatto una bandiera i grillini, movimento all’interno del quale, come si sa, militavano, prima della scelta di campo progressista e la diaspora di questi ultimi tre anni, molti politicamente e culturalmente di destra. Esponenti di primissimo piano, come Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio, provengono da famiglie di missini arrabbiati, ovvero da “fascisti” tout court. Opporsi ai vaccini, essendo di destra, ci può pure stare, non essendo pregiudizialmente un caso di ideologia politica. Magari c’è perfino chi banalmente ha paura della puntura. Chi è contro rivendica la libertà di esserlo, pone un problema di principio. I vaccini, inoltre – si eccepisce – introducono nel corpo umano qualcosa di estraneo, un non si sa che cosa, che si sospetta possa essere rovinoso per la salute. Il no vax preferisce perciò rischiare piuttosto che forzare una propria condizione di libertà e di sicurezza. Un atteggiamento che ricorda la contrarietà dei testimoni di Geova contro le trasfusioni di sangue. Tanto premesso, resta incomprensibile chi, pur essendo di destra e dunque ha il culto dello Stato e della Nazione, in piena pandemia, rifiuta il vaccino adducendo una serie di negazioni e di sospetti. Ma chi è di destra non può essere partigiano, si riconosce sempre negli interessi del tutto, dell’insieme, mai di una parte. Chi si ostina a rifiutare il vaccino in nome della sua personale libertà viene meno al suo essere di destra. E’ un liberale o un anarchico. Ma di fatto è un untore, in quanto contribuisce al diffondersi del virus, a intasare i reparti ospedalieri, ad arrecare danno all’insieme. Si è detto, fin dall’inizio, che la pandemia da Covid è una guerra. Come può uno di destra, mentre il suo Paese è in guerra contro un nemico così pericoloso prestarsi, sia pure indirettamente, alla diffusione del virus e dunque all’”invasione” del nemico? Sarebbe come se i Troiani, ben prima che Ulisse escogitasse ai loro danni il cavallo di legno, avessero aperto le porte Scee agli invasori greci. Chi è di destra, mentre il proprio Paese è in guerra, non può mai fare il partigiano.

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