lunedì 10 gennaio 2022

Il "patriota" di Giorgia Meloni non può essere Berlusconi

Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, ha tracciato l’identikit del nuovo Presidente della Repubblica. Deve essere prima di tutto – ha detto – un patriota. Termine un po’ desueto, a dire il vero, ottocentesco. Qualche avversario, maliziosamente, ha sospettato di non aver voluto dire “sovranista”, forse più appropriatamente. Comunque sia, i patrioti, nella loro più immediata accezione, sono quelli che si impegnano e si sacrificano per la Patria. In termini attuali e fuori dalla retorica, sono quelli che mettono al vertice dei loro pensieri e delle loro azioni il Paese, la sua unità e integrità, i suoi interessi, le sue prospettive. Sono quelli che se la patria non è unita combattono per l’unità, se non è libera combattono per la sua libertà, se non è pacificata combattono per la sua pacificazione. Per altro verso, si è detta d’accordo ad appoggiare la candidatura di Silvio Berlusconi alla Presidenza della Repubblica ove ci siano concrete possibilità di una sua elezione. Berlusconi un patriota, dunque? C’è qualcosa che collide nelle due affermazioni. C’è che, a riflettere, non può essere Berlusconi il “patriota” che vorrebbe la Meloni. Non c’è simmetria fra le due dichiarazioni. La prima, per la patria, rimane sempre e comunque valida; la seconda, per Berlusconi, è condizionata dalla concreta possibilità che venga votato. La Meloni ha aggiunto che se dovesse saltare la candidatura del Cavaliere, la coalizione dovrebbe rimanere unita in favore di un’altra, sempre di schieramento. Un’uscita di sicurezza, che ha tutta l’aria di voler essere un’uscita auspicata, strategica. Davvero la Meloni pensa che Berlusconi possa essere eletto? Berlusconi è stato per trent’anni l’uomo più divisivo d’Italia. Senza entrare nel merito delle sue tumultuose vicende politiche e giudiziarie, molte delle quali palesemente persecutorie, sono fatti che egli si è persino vantato di essere il leader di uno schieramento politico, decisamente opposto a quello che per anni ha chiamato filocomunista. Si è più volte vantato di aver impedito che l’Italia scivolasse nella deriva di sinistra. Per anni si è sentito perseguitato dai magistrati, a suo dire politicizzati, che lo hanno perseguito per una lunga serie di reati, che vanno da interessi economici, conflitto di interessi, leggi ad personam, a vicende poco nobili di vizi e reati connessi ad una vita privata decisamente sopra le righe. È diventato, per le sue esuberanze lussuriose, una barzelletta nazionale, la nipote di Mubarak, con riverberi internazionali. Tutti ricordiamo il risolino di scherno fra il francese Sarkozy e la tedesca Merkel ai suoi danni in una sede internazionale. Più volte condannato, altre volte assolto per amnistie o prescrizioni, coi giudici ha sempre avuto un rapporto burrascoso. Avrà speso più di mezzo miliardo di Euro in spese giudiziarie. “Devi essere malato di testa – ha detto una volta – per essere come certi magistrati”. È stato espulso dal Senato e condannato ai servizi sociali come un comune disattato non in età per andare in galera, a causa di una condanna definitiva. Ha sostenuto di aver subito due autentici “colpi di stato”, uno da Scalfaro e l’altro da Napolitano. Volgarmente si direbbe ne ha fatte di cotte e di crude. Potrebbe essere lui il nuovo Presidente della Repubblica? Per quanto da anni egli sia diventato un’altra persona – finalmente il padre nobile del centrodestra – e accreditato come un uomo anche di talenti, umani e politici, impossibile che gli italiani che lo hanno sempre avversato, circa la metà, siano disposti ad accettarlo come il padre nobile dell’intera Nazione, il Presidente della Repubblica nata dalla Resistenza, l’Uomo che possa dare benefici anche d’immagine alla Patria. Berlusconi, insomma, suo malgrado non unisce, ma continua a dividere gli italiani. Perché potesse entrare nelle grazie del Paese occorrerebbe una duplice operazione di magia, due tocchi di bacchetta magica, uno su di lui, per tramutarlo in una persona virtuosa, di assoluta affidabilità – e questo forse è già avvenuto – l’altro su quella parte del popolo italiano perché dimenticasse il primo Berlusconi. È mai possibile un’operazione del genere? Non scherziamo! Non può accadere come nella canzonetta napoletana che tutto si risolva Nu m’importa do passato, non m’importa di chi t’ha avuto…; qui parliamo di altro. Quel che accade non può essere cancellato. Nessuno può considerare come non avvenuto un fenomeno peraltro traumatico, perpetuatosi per decenni. È come la verginità in natura (si licet!): una volta violata non può essere ricomposta.

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