domenica 27 dicembre 2020

Le tonsille di Conte

Ci sono ghiandole nell’organismo umano che a volte possono infiammarsi e marcire e perciò conviene asportarle. Senza di esse, però, l’organismo perde un meccanismo di difesa importante. È il caso delle tonsille, per esempio, che hanno una funzione protettiva dell’apparato respiratorio. Così in politica. Ci sono soggetti che danno fastidio per il loro modo di fare, ma se non ci fossero la politica perderebbe una sua particolare funzione, quella di avere delle spie per accorgersi che le cose non vanno e correggersi per tempo.

Renzi è uno di questi soggetti. È una delle tonsille del governo. I suoi ultimatum a Conte non sono piaciuti ad alcuni, diciamo della parte postdemocristiana del Pd e del M5S. Non è questo il modo di criticare costruttivamente, hanno eccepito i suoi alleati di maggioranza. Probabilmente non hanno torto. Ma se non ci fossero i tipi come Renzi tutto sarebbe melassa o …Zingaretti. Il quale ha la grazia di parlare e parlare senza dire nulla neppure da annotare sul taccuino del più volenteroso dei cronisti politici.

Dunque, che vuole Renzi? I maligni della parte governativa dicono qualche altra poltrona, forse quella dei Servizi segreti, che però Conte non è intenzionato a mollare. Chissà poi perché! I benigni della sua parte dicono invece che vuole che il governo faccia… il governo attraverso i suoi ministri e che non vengano create cabine di regia o task force.

Quali che siano le motivazioni vere appare chiaro che tutte queste strutture create dal governo, cabine di regia e cose simili, potrebbero oggettivamente trasformarsi in nascondigli per chi veramente ha il potere e non vuole però assumersi la responsabilità e dunque rispondere di quanto accade, specialmente se le cose vanno male.

Probabilmente la verità sta nel mezzo, nel senso che Renzi, nonostante ripeta questa volta faccio sul serio, facendo intendere che potrebbe far cadere il governo, alla fine si accontenterà di qualche altra poltrona e di una situazione nella sostanza immutata ma nella forma edulcorata secondo i suoi dettami. Basterebbe, per esempio, cambiare nome alla cabina di regia per gestire il Recovery fund, alias 209mld di Euro, con lui o uno dei suoi in pole position. Le parole in politica a volte sono risolutive.

Renzi sarebbe più credibile se in corso non ci fossero emergenze molto gravi come l’infuriare della seconda ondata di Covid con minaccia di una terza e la campagna vaccinazione, pur tralasciando l’incognita di trovare in Parlamento una terza maggioranza in questa legislatura o peggio ancora andare a nuove elezioni. In effetti sia l’una che l’altra ipotesi non reggerebbero alla prova dei fatti. Salvini dice: faremo un governo di centrodestra più quanti vorranno venire. La Meloni è stata chiara: no ai transfughi. Alla fine, perciò, molto probabilmente, tutto si accomoderà fino alla prossima renzata.

Tutto risolto allora? Nient’affatto. Renzi non è il problema vero. Il problema vero è il governo che non è in grado di governare, che non sa che direzione prendere perfino nelle cose di ordinaria amministrazione. Lo ha dimostrato con i vari dippicciemme, scaduti prima ancora di essere capiti dalla gente. La questione di accentrare il potere dando ad intendere di decentrarlo sta caratterizzando questo governo in maniera decisamente negativa.

Sulla questione della cabina di regia, perciò, non si dovrebbe cedere. Non si capisce perché il governo, che per Costituzione ha tutti gli organi e mezzi per governare, “rinunci” a farlo e delega a cabine di regia o a task force. Se i ministeri non sono in grado di gestire le emergenze, che ci stanno a fare? Basterebbe l’apparato a portare avanti la baracca. Ormai è chiaro a tutti che quel Conte, che sembrava così impacciato fra i suoi due iniziali angeli custodi, Salvini e Di Maio, oggi è talmente scaltrito che senza mai dirlo o farlo capire avoca a sé poteri che Salvini, che pure accennava a pieni poteri, fra un mojto e l’altro, si sognava di poter avere.

Sul Recovery fund ci sono legittime attese. Si parla di un’occasione unica per sistemare un po’ di cose in Italia sia per il recupero del pregresso, vedi sanità, sia per la modernizzazione, vedi fra l’altro la digitalizzazione oltre all’economia green e circolare. Al momento, però, e il tempo passa anche velocemente, siamo in ritardo su molte cose. Rischiamo, se non dovessimo trovare la via maestra per tempo, di giungere malconci ad avere – se li avremo – i primi soldi europei.

Ecco perché Renzi ha ragione di porre il problema ma si ha legittima paura che non riesca che a dare ragione ai suoi avversari interni e accontentarsi di poco perché le circostanze non consentono di rilanciare il gioco come si dovrebbe. Ovviamente la partita è doppia, non ha il solo aspetto di Renzi e gli altri, che potrebbe concludersi con un pareggio, ma anche e soprattutto del governo e del Paese, che sarebbe più decisiva. L’epilogo temporaneo della questione di Renzi lascia aperta la questione del Paese, che continua ad essere malgovernato in una situazione resa difficile e complicata dal perdurare dell’emergenza Covid, che impedisce alla politica di fare i movimenti e le scelte necessari. 

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