domenica 20 dicembre 2020

Quanto ci costano i diciotto marinai liberati

I giornali non hanno saputo dare molte spiegazioni sul rilascio da parte del generale libico Haftar, signore di Bengasi, dei nostri marinai catturati manu militari insieme alle loro navi tre mesi fa da alcune motovedette libiche. I più vicini alla maggioranza giallorossa o comunque non ostili al governo dicono che tutto sommato ci è andata bene e che il rilascio non ci è costato molto, a parte lo scomodamento di due importanti istituzioni come Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri. Gli oppositori, invece, si sono limitati a gioire per il ritorno a casa dei prigionieri, ma hanno avanzato serie riserve sull’operazione. “Viva l’Italia” ha concluso l’amicus-hostis Renzi e…più non disse.

Conte e Di Maio sono andati a rendere omaggio al generale Haftar, che, siccome non è riconosciuto dalla comunità internazionale, è un fuorilegge che mina l’unità della Libia e mette a rischio la pace in tutta l’area. Ma, che volete, è la realpolitik! Se volevamo i nostri marinai a casa per Natale dovevamo, se non proprio calarci le brache, profondere qualche inchino, con le mani entrambe rigorosamente sulle natiche, accompagnato da qualche promessa e chissà cos’altro. Queste sono faccende di cui non si viene mai a capo. Può essere che gli abbiano promesso la restituzione degli scafisti libici da noi arrestati ma solo dopo la formalità di un processo. Siamo uno stato di diritto noi. La forma, almeno questa, va rispettata. Si vedrà a breve che cosa accadrà.

Un’altra domanda che viene di farci è questa: sarebbe stato espressamente richiesta dal generale libico la presenza pure di Conte oppure questo ha pensato bene di unirsi alla missione pur di evitare l’incontro con Renzi per la verifica di governo, già precedentemente fissato? Bah, misteri della politica italiana, sempre complicata anche nelle situazioni più semplici. Ormai la tenuta del governo si misura sui giorni. Aver evitato l’incontro chiarificatore o guastatore con Renzi, ridotto poi a pochi minuti quando c’è stato, Conte si è garantito altri giorni. Mo’ rimandiamo, poi si entra in zona Covid, poi, poi…se ne riparlerà a dopo le festività natalizie e chissà se nel frattempo non accadrà qualcos’altro ad allungare ancora la durata.   

In un primo momento è stato detto che i nostri marinai erano stati trattati bene, poi si è saputo altro. Si è saputo, per testimonianza diretta resa, che sono stati perfino picchiati, minacciati e sbattuti da una prigione all’altra, tenuti costantemente in ansia di poter essere giustiziati. Insomma sarebbero stati trattati malissimo quando già i cento giorni di prigionia non fossero bastati. E noi che facciamo?

Di fronte ad una simile situazione, che figura hanno fatto i nostri due magni rappresentanti delle istituzioni? Ora che sanno come veramente sono stati trattati i nostri marinai, che cosa ha in mente di fare il governo? Probabilmente nulla. Tutto è bene quel che finisce bene, si dice, salvo ad intendersi su cosa significhi bene. Se significa il ritorno a casa dei prigionieri, ci uniamo al coro e gridiamo evviva. Se, invece, ci preoccupiamo, primo che episodi simili non abbiano più a verificarsi, secondo che si salvi almeno la faccia di fronte all’ennesimo bullo internazionale che rimane impunito, allora non ci siamo.

Tra uno stato di diritto ed uno stato che si salva per le formalità da rispettare c’è lo Stato senza predicati, quello che fa valere sempre la ragione e la giustizia. Se i nostri pescatori quando sono stati catturati erano in acque libiche, allora non devono più sconfinare perché mettono in pericolo se stessi e mettono in disagio il Paese che comunque li deve tutelare. Se, invece, i nostri erano in acque internazionali, allora Haftar deve pagare. L’atto compiuto dai suoi è un atto di pirateria; e i pirati già li combatteva Roma in tutto il Mediterraneo ai tempi di quando Cesare era poco più di un ragazzo. Si può e si deve discutere sul prezzo, ma che debba pagare dovrebbe essere assodato. E non si dica che i tempi sono diversi e che certe cose non si possono più fare. La Gran Bretagna, di fronte alle pretese francesi, ha schierato a difesa delle sue acque territoriali la flotta, meno di una settimana fa.

Se da parte nostra consideriamo chiuso l’incidente con Haftar come se nulla fosse successo, allora di fronte all’ennesimo schiaffo subito rispondiamo con la promessa tacita di porgere l’altra guancia. Che è pur sempre religiosamente da cristiani, ma nella realtà politica delle cose è semplicemente da fessi e da pavidi.

 

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