La tattica di stoppare le
iniziative del Quirinale da parte di Lega e M5S, che probabilmente all’inizio è
stata casuale, è stata poi usata deliberatamente. Sono passati quattro giorni
dal fatidico 27 maggio, quando il Presidente Mattarella disse no al dictat dei
due cosiddetti Dioscuri Salvini-Di Maio e chiamò Cottarelli per dargli
l’incarico a formare un governo tecnico. Ma, invece di avere il governo
Cottarelli, continuiamo a baloccarci con un altro confuso tentativo di fare un
governo politico.
Di Maio, autodefinitosi il
Calimero della politica italiana, piccato dalle accuse dei suoi per essersi
fatto raggirare da Salvini, ha rilanciato l’idea di riproporre Giuseppe Conte a
Premier, quello del curriculum drogato, e di spostare Savona in un’altra
casella del governo, leggasi ministero, sperando di poter fare un governo
secondo i suoi desiderata o, se non riesce, obbligare l’amicus-hostis Salvini a
scoprirsi come il vero responsabile del mancato varo di un governo politico
come s’aspetta il Paese.
Salvini ha capito l’antifona e
prende tempo, facendo credere che stia pensando addirittura ad un governo ancora
più ampio, più forte e più duraturo. Insomma, ad una mossa si risponde con una
contromossa che però va in un’altra direzione e che contiene qualcosa che
l’altro si spera non possa o non voglia accettare. Si alimenta, così, la
giostra: altro giro, altro vincitore. Il che è tipico di chi vuole perdere
tempo e stancare l’avversario.
Che vorrebbe Salvini? Che il “contratto” venga sottoscritto anche
da Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia, che fino al giorno prima aveva gridato
che mai avrebbe accettato un governo coi grillini, e che non è gradita ai
Cinque Stelle. Insomma, un’altra mossa per non fare.
I tempi e i costumi, per dirla
con Cicerone italianizzato, sono quelli che sono. Se i politici di oggi fossero
muti e non avessero nemmeno le mani per i segni, sarebbe molto, ma molto
meglio. Quello che dicono non vale niente. E’ stata la Meloni stessa a proporsi
e lo ha fatto lanciando l’insulsa idea di mettere sotto accusa Mattarella dopo
il no a Savona. Così si è guadagnati i galloni sul campo. Idea della quale
dovrebbe rispondere, se non in sede giudiziaria, quanto meno politica. Non si
attacca il Presidente della Repubblica come se fosse un consigliere comunale di
Canicattì. La Meloni si sta accorgendo di perdere consensi quasi nascosta nella
rissa di questi giorni ed ecco che va all’attacco per dimostrarsi più
“grillina” dei grillini.
Ma il protagonista assoluto di
questa sconcertante vicenda politica italiana è proprio il Professor Paolo
Savona, il quale, invece di dimostrare dignità e fermezza, quali età e
prestigio richiederebbero, se ne sta zitto…o quasi, lasciando che altri
giochino col suo nome. Ma è solo una questione di forma? C’è ben altro nel suo
discutibile comportamento.
C’è che o sbava per diventare
ministro pur che fosse, magari perfino di un ministero di nessuna importanza
strategica e visibilità mediatica, o effettivamente è determinato a fare quello
che altri negano che egli voglia fare ed è disposto a pagare anche il prezzo di
un comportamento indegno del suo rango. Escluderei la prima ipotesi. Resta la
seconda, che però non trova una spiegazione razionale. Che potrebbe fare in un
ministero non di sua competenza? L’Ovidio a Tomi?
Più giorni passano e più eventi
si susseguono e più si realizza il sospetto che fra Mattarella e Savona, o, se
vogliamo, fra Savona e Mattarella, ci sia qualcosa di personale. L’uno non
tollera l’altro, l’altro s’impegna a mettere in difficoltà l’uno.
Da tutta questa vicenda chi esce
malconcio è il Quirinale, che a questo punto non è solo chi oggi lo
rappresenta, ossia Mattarella, ma l’istituzione medesima.
In questi giorni l’Italia si è
scoperta il paese dei presidenti della repubblica come durante i campionati
europei o mondiali di calcio lo è dei commissari tecnici. Si sono sentite
continuamente espressioni del genere: Mattarella avrebbe dovuto…se fossi stato
io al suo posto… Mattarella ha sbagliato…Mattarella … e così via. Una
situazione che include nel dibattito politico un gran numero di persone – e
questo è positivo – ma dimostra anche di non avere l’idea di cosa sia e
rappresenti l’istituzione.
Anche a me, per un momento, è
venuto di pensare ad un Mattarella che chiama due corazzieri per far sbattere
fuori i due cialtroni che gli avevano mancato di rispetto; ma poi sono
rientrato nei ranghi dei cittadini interessati, arrabbiati, ma consapevoli che
un Presidente della Repubblica non è un cittadino qualsiasi e che deve dire e
fare solo ciò che rientra nei suoi doveri istituzionali. E sicuramente uno è di
non lasciarsi coinvolgere in beghe politiche, come in un botta e risposta con
persone che non hanno la minima educazione politica oltre ad essere degli
ignoranti. Dove e quando hanno studiato i Di Maio, i Salvini, la Meloni?
Al momento – scrivo alle ore tredici di giovedì, 31 maggio, la situazione è la seguente: Cottarelli è fermo,
in stand-by dicono, con la sua lista di ministri tecnici pronta, mentre Di Maio
aspetta la risposta di Salvini alla sua proposta di collocare Savona in una
casella diversa dall’Economia. I giornali infuriano col toto ministri.
E i cittadini? C’è da scommettere
che ognuno di essi vorrebbe essere un Di
Maio, un Salvini, una Meloni e, ovviamente un Mattarella, per partecipare al
minuetto delle comparse. Perché lui sì, che la soluzione ce l’avrebbe!