mercoledì 31 luglio 2013

Specchia: sguardi sulla città. Dal 24 al 27 luglio Festival del cinema Documentario


Specchia col suo Festival del film documentario come Campi Salentina con la Fiera del Libro e come Melpignano con la Notte della Taranta. Avvenimenti annuali che travalicano i confini del Salento leccese.
Il decimo appuntamento specchiese quest’anno è caduto nel bel mezzo della polemica tra Lecce e Taranto sulla candidatura a capitale europea della cultura per il 2019. Taranto non ne vuol sapere di cedere alla richiesta di Lecce, perché ritiene di avere più titoli a candidarsi a così prestigioso ruolo. Campanilismi più o meno pretestuosi a parte, che porterebbero a elencazione di titoli  per un primato sempre e comunque discutibile, io credo che la percezione in questo caso di città dell’arte, di cui indiscutibilmente gode Lecce, abbia un suo valore, se non dirimente certo orientante. Taranto fa pensare immediatamente alle industrie, alla marina militare, alle tante problematiche ambientali connesse; è una città che delega alla provincia il recupero di attività diverse, come quelle agricole, artigianali e culturali, che pur sono notevoli e di prestigio. 
Lecce è città d’arte per definizione, titolo riconosciuto e ribadito ancora di recente nel 2007, quando è stata inserita in una collana di 24 monografie, “Le grandi città d’arte italiane”, da Electa, la casa editrice specializzata in cataloghi e mostre d’arte, distribuita dal “Sole 24 Ore”.
Ma è nella provincia che Lecce, da un po’ di anni, ha il suo valore aggiunto, la sua estensione, il suo prolungamento vocazionale. E’ sulla provincia che Lecce irradia la sua luce e la sua vocazione alla conoscenza, al confronto e al dibattito; e con essa si completa in una straordinaria contiguità territoriale. Di tanto ormai si è resa conto non solo la nazione, che al Salento leccese dedica attenzioni costanti e importanti, con le sue istituzioni e i suoi media, ma anche l’Europa e il mondo. Il Salento, piccola appendice geografica, è oggi un punto di riferimento mondiale, grazie alle iniziative delle sue amministrazioni locali, dei suoi operatori culturali; alle espressioni artistiche dei singoli protagonisti, dei gruppi, del suo associazionismo.
E’ così che il Salento leccese raccoglie i frutti di una scelta che ogni tanto il Sen. Giorgio De Giuseppe, oggi Difensore Civico della Provincia, fa bene ad ascrivere alla lungimiranza della classe politica degli anni Cinquanta e Sessanta, quando i nostri politici dissero no all’industrializzazione per puntare al territorio, alla vocazione culturale e artistico-artigianale della sua gente; a quelle attività promozionali che non avrebbero alterato l’ambiente e anzi lo avrebbero valorizzato.
Specchia, oggi uno dei borghi più belli d’Italia, periodicamente proposto dalla Rai, non è che uno dei tanti centri di forte impegno culturale; diventato una categoria nello specifico della filmografia. Il suo Festival del cinema del reale, ovvero del documentario, giunto alla sua decima edizione, è una scadenza nazionale importante, a cui aderiscono istituzioni di livello nazionale e internazionale. L’evento specchiese, che ha come direttore artistico Paolo Pisanelli, vede impegnati soggetti come la “BigSur Immagini e Visioni”, il “Cinema del Reale” e l’Associazione Culturale “Officina Visioni”; è cofinanziato dall’Unione Europea, dalla Regione Puglia, da Apulia Film Commission, sostenuto, come è ovvio, dal Comune di Specchia e patrocinato dalla Provincia di Lecce.
La quattro giorni di Specchia porta alla conoscenza di un pubblico di operatori, di studiosi, di turisti e di curiosi, lo straordinario universo di spazi e di tempi, di fatti e di fenomeni, ripresi e immortalati in pellicola, momenti di vita reale, apparentemente minori, marginali. Materiali di conoscenza, fonti documentarie, che non soddisfano solo la curiosità dello spettatore ma servono allo storico quando ricostruisce e spiega e perciò ha bisogno di documenti, da cui “documentario” mutua la base semantica.
Specchia è l’occasione per gli specialisti della materia di incontrarsi tra di loro, per scambiarsi conoscenze ed esperienze, ma anche per i visitatori di vedere da vicino e di ascoltare dal vivo. Quest’anno si è potuto vedere il cortometraggio dei fratelli Bertolucci, Giuseppe e Bernardo, un omaggio alla città di Bologna inserito nel progetto “12 registi per 12 città”.  Tra gli incontri più interessanti quello con Enrico Ghezzi al Castello Risolo nel corso di “lezioni-colazioni con gli autori”, accorsi numerosi. Tra di essi, oltre a Ghezzi, Cecilia Mangini, Cristina Torelli, Daniele Vicari, Andrea Segre, Costanza Quatriglio, Michele Mellara, Michele Riondino, Matteo Garrone, Marco Spoletini, Alessandria Celesia, Pinangelo Marino, Vincenzo Susca, Claudia Attimonelli. Si è potuto apprezzare il documentario “Searching for Sugar Man”, Oscar 2013, che racconta l’esperienza di successo del musicista statunitense Sixto Rodriguez, noto anche col nome di Jesus, che ha prestato la sua musica alla colonna sonora delle lotte anti-Apartheid. Si è potuto visitare la mostra “Taranto rooms”, in cui sette artisti hanno realizzato una pluralità di rappresentazioni sulla Città dei due Mari. L’insistenza di documentari sulle città ha elevato il tema come dominante nell’intera kermesse. “Storie di città”, infatti, è il titolo della sezione che racconta città invisibili e reali, spesso ignorate dai loro stessi abitanti. In particolare “Il libraio di Belfast” di Alessandra Celesia.
Ma anche tanto altro. Tra i prodotti di qualità “Il Divino amore” di Cecilia Mangini, pioniera del documentario europeo, opera di cinquant’anni fa che si pensava fosse andata perduta, con cui è stata inaugurata questa decima edizione del Festival; “La Croce” e “Fazzoletti di terra” del regista Giuseppe Taffarel sulla vita dei montanari di Vittorio Veneto e sui contadini della Valbrenta.
E poi i premi “Cinema del reale” e “Culturanze”. In chiusura “La festa della festa” con musica, cibo, poesia.

Ancora una volta e direi più di altre volte l’evento specchiese si è rivelato un contenitore di conoscenze, a testimonianza dell’indole di un popolo, il salentino, amante dell’arte e della comunicazione; ma anche attrazione, che ben s’inserisce e risponde alla domanda turistica, che da qualche anno è cresciuta in quantità ma soprattutto in qualità.

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