venerdì 15 luglio 2011

Vendola: tra amici e compagni si parla umano

Vendola ne ha fatta un’altra delle sue. Sembrerebbe che stessi parlando di un discolo. Non è così. Vendola lo si può condividere o meno, ma non si può non riconoscergli una straordinaria capacità di gestire i percorsi politici che intende fare. Non viene immediatamente capito, dai suoi o dagli altri, e più di uno è costretto a riconoscerlo. Accadrà la stessa cosa anche questa volta.
Quando ha detto che lui preferisce rivolgersi ad una persona chiamandola “amico” e non “compagno”, indipendentemente se della sua o di altra parte politica, ha come messo le mani su un nido di vespe nel bel mezzo di un meriggio assolato della controra pugliese. E difatti gli sono giunte punture su tutto il corpo. Sono sicuro che nei prossimi giorni da quelle stesse persone gli arriverà l’aglio come antidoto.
Perché lo ha fatto? E’ evidente che nella corsa alla leadership del suo schieramento vuole conquistare le più ampie zone umane ed elettorali della società. Per questo cerca di scomunistizzarsi quanto più gli è possibile, rivelandosi ancora una volta il più vivace fra tutti gli altri della partita, che aspirano al pari di lui, ma che di lui non hanno, neppure alla lontana, quell’appeal che ormai in tutta Italia gli è riconosciuto.
Alla domanda della Costamagna: ma per te, che cosa è il comunismo, Vendola ha risposto che è una cosa fantastica quando è una domanda, un incubo quando è una risposta (La Sette del 14 luglio). Allora, si capisce che non è più questione nominalistica: compagni o amici. E’ una questione un po’ più di sostanza. Insomma, tranquilli, italiani – sembra abbia voluto dire Nichi – il mio comunismo è sogno, affabulazione, fascino e suggestione, ma mi guarderò bene dal farlo diventare un incubo. Per lui si può essere comunisti e fare lo stesso una politica sociale per favorire i poveri e i deboli senza spaventare i forti e i ricchi anche in un contesto di democrazia capitalistica. E’ rivoluzionario. La gente sembra averlo capito, se in Puglia Vendola è riuscito a detronizzare Fitto e a Milano la Moratti, due autentiche dinastie. Il che significa che essere prioritariamente amici e non esclusivamente compagni è un arricchimento nei rapporti umani e sociali. Qualcosa di ovvio e scontato, a riflettere bene, ma che in un ambiente umano e politico, come quello della sinistra culturalmente più impantanata, ha un po’ spiazzato.
Vendola ha raccontato un aneddoto della sua vita. Non so se realmente accaduto; ma così vero che ci sarebbe da meravigliarsi se non lo fosse stato. Negli anni in cui essere compagno significava una cosa soltanto e cioè un comunista militante, teso esclusivamente alla salvaguardia degli interessi del partito, anni in cui in Russia alti esponenti finivano per autoaccusarsi di nefandezze mai compiute perché questo veniva loro richiesto dal partito, è del tutto credibile e direi normale che il compagno più adulto raccomandasse al compagno più giovane che nei rapporti politici non c’era posto per l’amicizia se non dopo la politica. La stessa storia del partito comunista italiano ha registrato nel corso del Novecento, primo e secondo, tantissimi episodi incredibilmente di priorità assoluta dell’aspetto politico su ogni altro aspetto, compreso quello amicale, famigliare o più genericamente umano. Una realtà che solo un grandissimo Guareschi riusciva ad esorcizzare coi suoi personaggi della Bassa.
Mi è capitato in diverse occasioni di vedere degli amici comunisti ricorrere ad incredibili menzogne pur di non mettersi contro i compagni o il partito. Non giudico; i tempi a volte comandano su tutto e tutti. Ma ritengo che la sinistra faccia bene oggi a recuperare la dimensione umana anche nelle faccende politiche. E che questo accada per merito di Nichi Vendola non può essere un caso.

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