domenica 17 luglio 2011

Il relitto di Otranto un monumento? Meglio un monumento vero!

Il relitto della nave albanese “Kater I Rades”, affondata il venerdì santo del 1987, un monumento? Così pare, dopo che il sindaco di Otranto, Luciano Cariddi, ha accolto la richiesta della presidente di “Integra Onlus”, l’albanese Klodiana Cuka, di recuperare da Brindisi il relitto e di ergerlo a monumento ad Otranto, in memoria delle 108 vittime di quella tragedia. Com’è noto la corvetta della marina militare “Sibilla” speronò, nel tentativo di dissuadere l’imbarcazione albanese, carica di immigrati, dal proseguire la sua rotta verso l’Italia, affondandola. Era il periodo dell’immigrazione albanese massiccia nel nostro paese e non era ancora chiaro quale dovesse essere il comportamento delle autorità governative. Accoglienza o cannoneggiamento, come suggeriva la Lega? Si finì per scegliere una via di mezzo: la dissuasione; e fu la tragedia!
Ricordare, anche con un monumento, quel tragico episodio e le sue vittime, è un gesto nobilissimo; direi doveroso. Meno opportuno che lo si compia conservando il relitto, per tante ragioni.
Dico io, non c’è giorno che in queste nostre contrade non si denunci un bene artistico, una struttura museale, un monumento, dei reperti abbandonati nel degrado più assoluto e vergognoso. La casa di Carmelo Bene è in vendita: giusto allarme del mondo culturale. I suoi angeli di resina, corredo scenico della pièce “Hommelet for Hamlet”, trascurati in un sottoscala del Museo Castromediano, in balia degli agenti atmosferici: altra giusta lamentela. Il parco archeologico delle “Veneri” di Parabita chiuso e lasciato alle erbacce e alle stoppie. Strutture dell’archeologia industriale consegnate alla fatiscenza. Il faro della Palascìa a rischio di abbandono e di degrado. Non c’è comune che non abbia qualcosa da restaurare, recuperare, valorizzare. Tele Rama ha una rubrica all’uopo per segnalare e denunciare, una specie di “Striscia la notizia” nostrana. Gli enti pubblici ormai non hanno fondi. Non si capisce, a questo punto, chi debba occuparsene.
E dopo tutta questa giornaliera geremiade, ecco che c’inventiamo l’ennesima iniziativa di problematica gestibilità. Quel relitto, lasciato come monumento, pone diversi problemi. A parte i costi di sistemazione e manutenzione, sicuramente non sarebbe un bel vedere, darebbe l’idea di qualcosa di abbandonato, di un’incipiente discarica. Sarebbe sicuramente ricettacolo di animali e focolaio di infestazione, con problemi di igiene pubblica. Stupisce come il sindaco di Otranto, una città di mare, non si renda conto di questi aspetti.
Il tribunale ne aveva ordinato la demolizione, non già perché privo della sensibilità della signora Klodiana e del sindaco Cariddi, ma perché conscio delle difficoltà di gestione di un oggetto del genere.
Valore simbolico a parte, su cui non c’è chi non sia d’accordo, conservare quel rottame è veramente uno sproposito. Non sarebbe molto meglio realizzare un vero monumento a ricordo di quella tragedia, nello spirito e nello scenario di una delle più belle, pulite e ordinate cittadine del Salento, quale Otranto è? Non sarebbe una soluzione più urbana, meno costosa e di gran lunga più gestibile? Un monumento figurativo con caratteri che ricordassero perfino i nomi di quelle vittime?
Rifletta il Consiglio Comunale di Otranto. Potrebbe trovare la soluzione più giusta e conveniente. Se tanto non accadrà, prepariamoci di qui a qualche anno ad ascoltare l’ennesima denuncia di abbandono di un altro “monumento”, per non dire di peggio.

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