domenica 31 gennaio 2010

Il caso Puglia dimostra che Berlusconi è in declino

L’erroraccio del PdL di rinunciare alla candidatura regionale pugliese di Adriana Poli Bortone, l’unica vera esponente del centrodestra in grado di raccogliere tutte le anime del composito schieramento, dagli ultimi nostalgici del Msi ai più avanzati sostenitori di una destra aperta e capace di tener testa a Niki Vendola, giunge dopo una serie di cedimenti di Berlusconi ai vari capi e capetti del suo vasto e disarticolato schieramento. L’impero politico berlusconiano sta cedendo alle varie satrapie locali.
Al Nord Berlusconi ha ceduto alla Lega di Umberto Bossi, in Sicilia ha ormai perso carisma e potere in favore del Movimento per le Autonomie di Raffaele Lombardo, in Campania non è riuscito a difendere Nicola Cosentino, in Puglia ha ceduto ai vari Fitto e Mantovano, prepotenti e rancorosi leader di periferia. Al posto degli interessi comuni ci sono gli interessi personali, a volte autentiche rese dei conti.
Il Cavaliere è stanco, ma ancor più deluso da un mondo, che, nella sua incredibile ingenuità, doveva sorridergli per dato naturale. In poco meno di un anno gli è precipitata addosso una serie di colpi terribili, in parte privati e in parte pubblici: il divorzio dalla moglie, la sua prima accusatrice – quoque tu, Veronica… – lo scandalo delle minorenni, il caso D’Addario, i processi Mills e Mediaset che lo hanno costretto a gettare la maschera e cercare a tutti i costi un salvagente legislativo per non finire nei gorghi di una magistratura che non molla, la bocciatura del Lodo Alfano e la conseguente frizione col Presidente della Repubblica, il tormentone dei suoi rapporti con Gianfranco Fini e infine l’attentato di Milano seguito da migliaia e migliaia di evviva di giubilo da parte dei suoi avversari in tutta Italia. Si credeva amato e inviolabile. Si è dimostrato odiato e alla mercé di ogni “squilibrato” d’Italia.
Forse proprio quest’ultima offesa, la meno grave sul piano politico ma sicuramente la più devastante sul piano psicologico, perché colpito e commiserato coram populo, lo ha danneggiato di più. Se non ha ceduto di schianto è perché veramente ha una fibra fortissima. E tuttavia qualcosa ha perso sul piano della volizione, della sicurezza di sé, della capacità di padroneggiare i rapporti, della forza di imporre le sue scelte quasi sempre vincenti.
E’ per questo che negli ultimi tempi hanno incominciato a prendere piede le mezze figure, gli eterni provinciali della politica, quelli che sarebbero capaci di ammazzare il gemello nel comune utero materno se ne avessero contezza e capacità, pur di sbarazzarsi di uno che s’alimenta allo stesso cordone.
Il caso Puglia è esemplare. Berlusconi era preparato, sapeva. Sapeva che tra Fitto-Mantovano e la Poli Bortone era in corso una guerra all’ultimo sangue, iniziata molti anni prima. Per questo aveva cercato di farla entrare nel governo; ma gli si erano opposti con forza gli stessi implacabili nemici. Per lui la candidata migliore era la Poli Bortone. Ha ritentato fino all’ultimo di convincerli, ma non c’è stato niente da fare. Alla fine ha perso la pazienza, mostrando ormai la corda della sua tenuta nervosa, svalutando pubblicamente con motivazioni da gossip Rocco Palese, il candidato scelto dai suoi proconsoli pugliesi.
La mossa di Berlusconi era intelligente, ma non rispondeva all’odio mortale dei due, che la Poli la volevano e la vogliono annientare, cancellare una volta per tutte, dovesse costare anche la sconfitta regionale del 29 marzo. Con lo schieramento di centrodestra diviso Vendola vincerà a mani basse. Ma a Mantovano non importa nulla che il PdL perda le votazioni purché si allontani definitivamente l’incubo Poli Bortone. A Fitto addirittura non dispiace neppure perdere le elezioni regionali per non dover ammettere che un altro è riuscito dove a lui non era riuscito cinque anni fa.
Berlusconi in Puglia paga per colpe non sue, ma certamente per la sua debolezza. Già altre volte il Cavaliere è sembrato sulla via del tramonto e poi è riuscito a riprendersi, a riconquistare terreno ad imporsi più forte di prima. Ma questa volta è difficile che egli riesca a riprendersi completamente da quello stato che in gergo pugilistico si dice groggy, colpito da avversari e purtroppo per lui da amici ed alleati. Una volta tanto non traditori, ma rissosi e inconcludenti.
[ ]

Nessun commento:

Posta un commento