domenica 17 gennaio 2010

La destra missina: dalle aquile agli aquiloni

Chi difende i cittadini dalle prepotenze delle lobbies politiche, che, senza modificazione alcuna della Costituzione, si sono sostituite ai partiti e impadronite delle decisioni che spettano ai cittadini; che decidono chi deve essere il candidato presidente della regione e chi della provincia, chi deve andare al Senato, chi alla Camera e chi in Europa?
Il “tiranno senza volto”, che, secondo Giuseppe Maranini, era il potere partitocratico, è figliato e ha partorito tiranni e tirannelli, incredibile a dirsi, ognuno con volto e didascalia.
La situazione è migliore? Almeno prima c’erano dei passaggi obbligati, che erano le decisioni dei partiti a tutti i loro livelli. Ora ci sono dei caporali, che, come quelli famigerati che assumono lavoratori a bassa mercede nelle campagne pugliesi, trasportano gli elettori da un fondo di coltivazione all’altro, fuori da ogni regola di mercato del lavoro e di ogni garanzia di legge.
Da mesi in tutta Italia non si parla che di ipotesi di candidature, in un vero e proprio festival di stranezze, di prepotenze e di spartizioni. La Puglia non fa eccezione, anche se si sono verificati degli episodi che depongono in favore della vivacità di questa regione, cui siamo orgogliosi di appartenere: a sinistra, la sollevazione dei vendoliani contro le decisioni dall’alto che volevano imporre un candidato diverso; a destra, la reazione dei consiglieri regionali alla decisione di Berlusconi di imporre come candidato un non politico, il magistrato Dambruoso.
Per restare alla destra, luogo politico di nostra pertinenza, osserviamo che la scelta di Berlusconi non era campata in aria, ma rispondeva ai desiderata di quegli esponenti pugliesi, i quali pensavano di vincere la partita in Puglia forti dell’autorevolezza del Cavaliere. Perché sarà pure vero che Berlusconi non si sente un dittatore, ma abbiamo il sospetto che gli italiani che gli stanno attorno vorrebbero proprio che lo fosse. Chi si è opposto, dunque, lo ha fatto contro chi, in Puglia, e non ad Arcore, è contro un candidato pugliese a lorsignori non gradito.
Questo candidato potrebbe essere la Senatrice Adriana Poli Bortone, contro la quale da mesi c’è un’accanita battaglia da parte delle lobbies politico-economiche leccesi e salentine, quelle delle potenti famiglie della borghesia ex agraria ed oggi finanziaria e commerciale. I nomi di coloro che le sono ostili sono noti: Mantovano, Perrone, Congedo, Fitto, Palese; peraltro alcuni di essi, a diversi livelli, sono fra di loro imparentati. Presi uno per uno nessuno di essi reggerebbe il confronto con la consistenza del vissuto politico della Poli e col prestigio di cui gode in tutta la Puglia, l’Italia e l’Europa. Essa non ha eguali nel rappresentare il popolo di destra più autentico, dal più conservatore al più liberale. Senza mai rinnegare il suo passato di missina e anzi fregiandosene, ha seguito le evoluzioni del partito, dal Msi ad An e avrebbe continuato a seguirle fino al PdL se nel frattempo non ci fosse stata l’invasione barbarica dei sostenitori di una “destra che non esiste”.
Ebbene sì, in Italia c’è pure quest’altro curioso ossimoro. Da Montanelli in poi si può essere di una destra che non c’è, un’autentica sciccheria, una sorta di distintivo di nuova aristocrazia politica.
In realtà questa “psuedo-destra” ha ragioni meno nobili e snobistici. I suoi sostenitori, infatti, incapaci, perché non abituati al confronto e alla lotta, amano proporsi senza storia, perché solo così pensano di essere inattaccabili. I figli di nessuno non possono davvero rispondere di genitori ignoti. Sostengono il “futuro” perché il “futuro” è suggestivo e soprattutto non c’è. Il passato – si sa – pesa; e non tutti hanno spalle per reggerlo. Chi in politica ha un padre ed una madre – e magari anche i nonni – non solo è disposto a difenderli con le unghie e coi denti, ma ha anche il piacere di esibirli con orgoglio. Chi sta oggi a destra, a parte i berlusconiani, residui dei tradizionali partiti di governo della prima repubblica, si libera continuamente di qualsiasi peso nell’improbabile tentativo di prendere il volo. Certa destra – quella missina, per esempio – ha lasciato l’ideologia delle aquile per quella degli aquiloni. Si capisce, allora, perché cerca di prendere le distanze definitivamente da tutte quelle persone e cose che ricordano e ammoniscono che la destra vera è quella storica, reale, esistente, con irrinunciabili legami col passato, fortemente radicata nel presente e realisticamente in movimento. Al di fuori di una simile destra più che volare si può soltanto svolazzare.
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