sabato 1 giugno 2024
Meloni ha denti per ogni pane
Credo che pochi altri capi di governo in Italia abbiano ricevuto tanti insulti e ingiurie quanti ne ha ricevuti finora Giorgia Meloni. A memoria, è stata chiamata pesciarola, borgatara, mentecatta, nazista nell’animo, ducetta, stronza. Altre perle a questa collana non ne aggiungo, ma ce ne sono che ce ne sono. Non faccio il collezionista di simili “delicatezze”, le leggo, le sento en passant. Provvedono i giornali, stampati e tele, a diffonderle. In questo esercizio turpiloquiante non si sono cimentati vignettisti e barzellettieri di mestiere, ma scrittori e studiosi del calibro di Luciano Canfora, di Roberto Saviano, di Massimo Giannini. Gente che si vanta di conoscere i modi della buona educazione. Altri, come Marco Travaglio e Andrea Scanzi, hanno parlato di lei in termini irridenti e catastrofici. “La sciagura” è un testo di Scanzi dedicato all’attività di governo della Meloni, della quale peraltro si dice vecchio amico. È evidente che la sciagura di cui parla Scanzi non sta nelle cose, la vedremmo tutti; sta nella sua testa di fottuto frustrato, politicamente s’intende.
Dell’inopportunità da parte di cotanto senno di scendere a livello di avvinazzati frequentatori di bettole nessuno dice niente. Come se fosse normale offendere con la Meloni l’istituzione che rappresenta. Anzi, dicono che in fondo chi governa si espone a tutto, e dunque: zitta e mosca! Del resto non fu Gaetano Salvemini a dare del “ministro della mala vita” a Giovanni Giolitti quando era capo del governo? Ma, a parte che Salvemini spiegava perché riteneva Giolitti un “malavitoso” ed era perfino convincente, questi sparano ingiurie senza ragione alcuna, senza dimostrare nulla. Così, per il gusto di offendere, di svilire la persona e ovviamente chi l’ha votata. E non si fermano neppure dinanzi ai giudizi lusinghieri che la Meloni riceve da uomini politici internazionali e dalla stampa di tre quarti di mondo. Anzi, conquistano alla loro causa altri forestieri. Recentemente lo scrittore inglese Salman Rushdie, l’autore dei “Versetti satanici”, per difendere il suo amico Saviano, querelato dalla Meloni per diffamazione, ha detto che la Meloni fa male a denunciare gli scrittori e gli intellettuali, i quali non fanno che esercitare un’azione benefica, anche ingiuriando e diffamando chi ha il potere. Un politico che ricorre ai tribunali dimostra di essere infantile. Così lo scrittore inglese, subito applaudito da tutti gli antimeloniani. Si dice che in fondo in Italia vige da sempre la moda di colpire chi è al potere. Il giornalista e scrittore dell’800 Ferdinando Petruccelli della Gattina, deputato, inaugurò un nuovo genere di romanzo, quello parlamentare, col suo libro “I moribondi del Palazzo Carignano” (1862). Appena un anno dopo l’unificazione italiana e il Parlamento aveva sede nel Palazzo Carignano a Torino. Voleva denunciare – e si era appena agli inizi! – il malcostume della classe politica neoitaliana.
La Meloni non si lascia passare una mosca per il naso. Fa bene? Fa malissimo, dicono i suoi derisori e offensori, lei deve tacere. Perché lei, è il capo del governo e qualunque cosa dica coinvolge la sua carica. Ma c’è una gran parte del popolo italiano che si riconosce in lei e sostiene che fa bene a difendersi e a contrattaccare. Che cosa doveva dire la Meloni, trovandosi di fronte al Presidente della Regione Campania De Luca, che l’aveva definita stronza, “ma che piacere, Presidente De Luca”? Gli ha detto: presidente, io sono quella stronza di Giorgia Meloni, come sta?
Il fatto è che la Meloni, piaccia o meno, porta dentro un vissuto di ingiustizie e discriminazioni, non solo quelle ricevute da lei personalmente, ma anche quelle di tante generazioni missine. Non è una cosa voluta o non voluta, è una condizione inevitabile. Viene da esperienze politiche di piazza, di sezione, non esce da un collegio di miliardari, si pone come diversamente non potrebbe. Del resto non è stata votata per i suoi modi british, ma romaneschi e popolari. Finora non ha sfigurato in nessuna situazione nazionale e internazionale, anzi è stata accolta con simpatia e rispetto per lei e per il Paese che rappresentava.
Forse è proprio questo successo internazionale che la Meloni ha ottenuto che infastidisce i suoi detrattori. L’inglese prestigioso “Economist”, nell’ultimo numero uscito, l’ha messa in copertina tra la Von der Layen e la Le Pen. Non ricordo di aver visto nostri Presidenti del Consiglio così di frequente conquistare le copertine di importanti periodici stranieri. Sarà anche perché ha dimostrato in appena un anno e mezzo di governo di avere denti per qualsiasi tipo di pane. Si tratti di Luciano Canfora o di Vincenzo De Luca, la Meloni morde.
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