sabato 15 giugno 2024

G 7 e dintorni, un bilancio

Il G 7 si è chiuso dopo tre giorni intensi di incontri e di documenti. Qualche delucidazione. G non significa grandi, come si potrebbe equivocare, ma Gruppo e comprende i sette paesi più industrializzati del mondo, in ordine alfabetico: Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti d’America. Vi hanno partecipato come ospiti tantissimi altri rappresentanti di paesi del mondo. Non sono stati presenti né Putin, su cui pende un mandato di cattura internazionale per l’invasione dell’Ucraina, né Nethanyau altro ricercato internazionale per i crimini contro i palestinesi nella Striscia di Gaza, né la Cina. Putin, che evidentemente aveva il suo pensiero al G 7, con una punta di berlusconiana nostalgia, ha fatto la sua proposta per la pace: lui terrebbe gran parte dei territori conquistati, in cambio l’Ucraina dovrebbe rinunciare a diventare membro della Nato. Pazzesco! Se fosse una proposta negoziabile si potrebbe pure dire: va bene, l’Ucraina rinuncia alla Nato e tu lasci tutti i territori invasi. Ma non credo che Putin sarebbe d’accordo. Possiamo dire che, Giappone a parte, nessun altro paese dell’Oriente, pur importante, ha preso parte al G 7. E di importanti ve ne sono, come le due Coree, Taiwan, l’Australia. A voler essere proprio pignoli, diciamo che il G 7 rappresenta solo una parte del mondo. Ci sono tantissimi altri paesi dell’America Latina, dell’Asia e dell’Africa, che hanno altri organismi rappresentativi. La sede del G 7, la location, è stata la Puglia, Borgo Egnazia, che ha dato anche il suo simbolo, un ulivo che somigliava vagamente a quello disegnato da Ferruccio Ferrazzi per la copertina della rivista “L’Albero” di Girolamo Comi e dell’Accademia Salentina di Lucugnano negli anni del dopoguerra. Da quanto abbiamo visto e sentito, Giorgia Meloni ha fatto un figurone, la madrina nel senso più ampio. E l’ha avuta vinta perfino con Macron per l’affare “aborto”, depennato dal documento ufficiale, mentre era presente nel documento del precedente G 7 di Hiroshima in Giappone. Macron ci teneva perché lo ha inserito di recente nella Costituzione francese come un diritto inalienabile. La Meloni ha ritenuto di toglierlo per non fare un affronto al Papa, che per la prima volta nella storia di questi eventi internazionali è stato presente ed è intervenuto con un suo messaggio, e a Biden che è alle prese con la campagna presidenziale nel suo paese e il tema dell’aborto in America è tra i più sensibili. La bellezza dei luoghi, ruffiano anche il bel tempo, non è riuscita a togliere da alcuni volti una certa patina di imbronciatura. I volti di Macron, del tedesco Scholz e dell’americano Biden hanno tradito il loro stato personale e politico di sofferenza. Macron e Scholz sono stati bastonati nelle Europee dell’8-9 giugno e Biden sembra uno zombi, chiaramente in difficoltà di salute. I problemi di Macron e di Scholz sono molto seri. Il partito di destra di Le Pen, in Francia, ha doppiato quello di Macron; e in Germania il partito dell’estrema destra è il secondo partito della Germania. In America il competitor di Biden, il repubblicano Trump, è in vantaggio nei sondaggi. Non sono tempi promettenti questi per le sinistre democratiche del mondo che conta. Nel volgere di pochi mesi si potrebbero verificare nel mondo del G 7 non pochi rivolgimenti politici. Diciamo che la meglio messa è la Meloni. Di qui il successo che ha ottenuto, nonostante qualche tentativo di guastarle la festa. Una certa stampa americana ha ricordato che la Puglia è terra di mafia, mandando in bestia non poche persone. Non è che avesse del tutto torto, ma era proprio il caso di ricordarlo in occasione del G 7? Poi si sono messi, miseramente, i nemici italiani della Meloni, creando la rissa a Montecitorio e trasmettendo un’insulsa notizia su La 7 secondo cui i giovani di Fratelli d’Italia, tanto lodati dalla Meloni, si radunano per dare sfogo ai loro sentimenti di fascismo e di razzismo. Le due cose si sono verificate nel corso del G 7. Certo, i leader mondiali non stavano lì a pensare alle avventure di chi si accapigliava nel Parlamento italiano, ma la stampa era ben attenta e poteva trarre la facile conclusione che anche la Meloni non se la passi bene nel suo paese. Di questo, purtroppo, siamo convinti tutti. In Italia l’opposizione svolge un ruolo di impedimento a che la maggioranza realizzi il programma per il quale ha ottenuto il mandato popolare. Dopo le provocazioni in Parlamento si passa alla piazza e poi chissà a quale altra cosa. Lo dicono: non passeranno! Ma, posto che non passeranno davvero, quale sarebbe l’alternativa alle destre di Meloni, Tajani e Salvini? Quale alla riforme del premierato, della giustizia e dell’autonomia differenziata? Il nulla, il ritorno al nulla, all’imbellettamento del nulla. Come sempre!

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