sabato 18 maggio 2024
La destra postmissina tra vittimismo e rancore
I tasti sui quali insistono gli avversari politici della destra postmissina sono tanti da superare quelli di un pianoforte. Soffermiamoci su due in particolare, sui quali battono i vari Travaglio, Scanzi, Giannini, Montinari, Formigli, Gruber, Floris, Saviano, Scurati, Bersani, Padellaro, quando non anche gli Augias e i Canfora.
Ammettiamo in limine che se queste accuse sono fatte vuol dire che hanno un fondamento di verità. Ogni “si dice” un minimo di verità ce l’ha sempre. Esse sono l’una dipendente dall’altra. Immitis quia toleravi dicevano i latini.
Vittimismo. Come si fa a negare che i missini sono stati sistematicamente esclusi per cinquant’anni, sdoganati solo agli inizi degli anni Novanta da Silvio Berlusconi, secondo la vulgata corrente? È una verità che brucia in chi si è reso responsabile, direttamente o indirettamente dell’apartheid in cui sono stati tenuti i missini per cinquant’anni.
Quando gli esponenti del mondo antifascista e arcocostituzionale sono stati messi con le spalle al muro hanno dovuto ammettere che sì i missini, in quanto ritenuti fascisti, sono stati sempre esclusi. Non sono chiacchiere da bar. Marco Tarchi, da giovane missino della corrente rautiana e poi della Nuova Destra, da adulto scienziato della politica, ha scritto molto sull’argomento. E il politologo Piero Ignazi sull’argomento ha scritto “Il polo escluso” (1989). Analisi scientifiche, che si possono discutere ma non inficiare. Così molti altri politologi italiani e stranieri. La risposta del “regime” è sempre stata, quando non ha potuto negare, che la parte da dove venivano i missini era quella sbagliata. In tutto il cinquantennio di esclusione i missini sono stati derubati di ogni possibilità di carriera politica e professionale. Quando un giovane democristiano, comunista, socialista, liberale faceva il suo esordio in politica davanti a lui si aprivano ipotesi di carriere importanti, che andavano da consigliere comunale, a sindaco, a presidente della provincia o della regione e via in crescendo sempre più in alto. Al missino non si prospettava, nel migliore dei casi, che il seggio di consigliere, per non contare niente. Così gli intellettuali. Un conto era essere dell’arco costituzionale, un altro essere un missino, sopravvissuto in territorio nemico. I primi avevano a disposizione televisioni, giornali, case editrici, cattedre universitarie; i missini si dovevano accontentare delle briciole, quando cadevano dalla tavola dei ricchi epuloni partitocratici. Così in tutte le articolazioni del pubblico potere. In quegli anni gli esclusi si sono nutriti di rancore. Certe cose intender non le può chi non le prova, diceva il Poeta.
Insperabilmente essi sono giunti al potere portati dal popolo e hanno potuto ricordare il centenario della Marcia su Roma (ottobre 1922) con la conquista di Palazzo Chigi (ottobre 2022). Chi se l’aspettava? Un adagio popolare dice che il diavolo non ha latte e vende siero. Il diavolo è la storia nelle sue espressioni umane. Quando meno te l’aspetti, ecco che arriva!
Come hanno reagito e reagiscono gli sconfitti, che credevano di avere nella formula dell’antifascismo il loro abracadabra? Malissimo. Basta vedere la bile che trasuda dai loro volti quando vomitano improperi contro i considerati schiavi per nascita diventati padroni per elezione. E che cosa si aspettavano gli sconfitti, genuflessioni dai vincitori? Politicamente parlando è sbagliato conservare rancore in politica come in ogni altra circostanza della vita, ma umanamente è comprensibile, inevitabile. Semmai i postmissini non devono avere nessun rispetto reverenziale nei confronti di nessuno, non devono avvertire complessi di sorta nel dirsi eredi dei fascisti e dei missini, devono percorrere la loro strada cercando di dimostrare che in fondo erano persone normali costrette a stare per cinquant’anni nella fogna, dove oggi qualcuno vorrebbe riportarli.
I postmissini al potere stanno dimostrando di saper fare quello che forse avevano incominciato a disperare di poter o di saper fare. Gli avversari li attaccano, li ingiuriano, cercano di ridicolizzarli, ma se ne devono fare una ragione. I postmissini devono andare diritti per la loro strada. Quel che devono evitare è di farsi accusare di malversazione, di corruzione, di attività nefaste per lo Stato e la Nazione. I mal-destri, cioè gli uomini di destra che dovessero intrallazzare, devono essere buttati fuori dai loro stessi, dai ben-destri, prima ancora che se ne occupi la magistratura. Solo chi non ha freni è portato a lasciar correre!
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