giovedì 27 luglio 2023

Il caso Zaki mette a nudo la destra

Secondo l’antica teoria evemeristica, di classica memoria, gli dei altro non erano all’origine che uomini straordinari per delle loro qualità, che la fama rendeva divini. Così una donna mortale, bellissima e desideratissima, era all’origine della dea Venere, che perciò divenne dea della bellezza e dell’amore. Poetico il racconto di Ugo Foscolo nell’Amica risanata. In tempi moderni, i nuovi dei, si creano dal nulla, facilitati da una fama infinitamente più veloce e potente dell’antica. Un esempio è Greta Thunberg, mito vivente della lotta per la difesa dell’ambiente. Patrick Zachi è un cittadino egiziano, studente a Bologna, arrestato nel 2020 perché aveva criticato il governo del suo paese per non aver rispettato i diritti dei cristiani copti. È rimasto in bilico tra carcere e attesa di giudizio per circa tre anni; alla fine condannato e subito dopo graziato dal presidente egiziano Al Sisi. Si dice, grazie alla diplomazia del governo italiano e a tutta la propaganda fatta dai suoi amici e dalle autorità dell’università bolognese, che hanno trasformato lo Zaki in un mito, un dio della difesa dei diritti umani nel mondo moderno. Per ragioni di prestigio il governo italiano tiene a che Zaki entri nel nostro Pantheon. Fin qui transeat. Ma i comuni mortali, come noi, sono sempre pronti ai ma e ai però. Il cittadino egiziano Patrick Zaki ha rifiutato l’aereo di Stato per tornare in Italia, che gli sarebbe stato messo a disposizione – horresco referens! – dal governo italiano. Un’esagerazione, che il governo Meloni ha compiuto e che il rifiuto dell’interessato ha amplificato. Palese il diffuso imbarazzo che ne è derivato. Le reazioni a destra non sono tardate a farsi sentire, dall’accusa di irriconoscenza alla nullizzazione del personaggio: Patrick Zachi, chi? Zaki ha idee politiche sue, a cui tiene moltissimo. Chapeau! A Bologna, dove studia e dove ha già conseguito la laurea triennale, dove vogliono dargli la laurea honoris causa e perfino la cittadinanza italiana, vive in un ambiente fondamentalmente di sinistra, di quell’universo dei diritti umani senza limiti e confini; per esemplificare, alla Schlein. Fa bene a difendere questo suo buco o inghiottitoio di riservatezza politica. Per questo ha sentito troppo soffocante, più dell’afa di questi giorni, l’abbraccio di un governo di destra. Che, a quanto pare, di comportarsi come il suo elettorato vorrebbe che si comportasse, (lo dico tra parentesi), neppure gli passa per la testa. Dispiace dirlo, ma il governo di Giorgia Meloni sta dimostrando di avere un certo complesso di inferiorità. Di qui il cercare di comportarsi come al suo posto si comporterebbe un governo di sinistra. Ricordiamo la vicenda della giovane cooperante Silvia Romano liberata dopo essere stata prigioniera di terroristi islamici per diverso tempo e accolta in Italia con bandiere e fanfare ai tempi eroici di Conte II. Il colpo del rifiuto lo ha assorbito egregiamente la disinibita Presidente Meloni, che ha dichiarato di non cercare riconoscimenti pubblici per quello che ha fatto facendo liberare Zaki e ribadito il suo interessamento per sbrogliare il caso Regeni, che, secondo i soliti sospettosi, sarebbe entrato nella “trattativa” per liberare il nuovo dio dei diritti. A prescindere da come siano effettivamente andate le cose, il caso di Giulio Regeni, il giovane ricercatore triestino arrestato, torturato e ucciso nella capitale egiziana dai servizi segreti di quel Paese, avendolo scambiato per una spia, è assai più complicato. Primo, perché qualunque sia la risposta del regime egiziano, essa viene confrontata con una verità già “scritta”; secondo, perché solo se Al Sisi catturerà e punirà i veri responsabili si può dire che il caso è chiuso. Cosa, questa, assai improbabile, perché un governo autoritario e poliziesco non sconfessa mai i suoi uomini. La Meloni avrebbe dovuto agire nella circostanza non dico come vuole Salvini, prima gli italiani, ma almeno più da rappresentante politica della destra e prendere a cuore più il caso Regeni che quello Zaki. L’essere Presidente del Consiglio non può fare aggio sul suo essere a capo di Fratelli d’Italia. Se no ogni presidente, di destra o di sinistra che sia, finisce per rappresentare solo se stesso. Ora, l’ipotesi che Al Sisi abbia liberato Zaki per non avere più fastidi per Regeni, onestamente è nelle cose. La famiglia Regeni e quella più allargata del mondo della destra se ne devono fare una ragione e sperare in un ravvedimento miracoloso dell’autocrate egiziano. In fondo anche Traiano andò in paradiso per aver dato ascolto ad una madre. Dicitur.

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