domenica 16 aprile 2023

La Destra? Sarà la nuova Democrazia Cristiana

Secondo il ministro della difesa del governo Meloni, Guido Crosetto, che è stato tra i fondatori di Fratelli d’Italia, l’attuale destra tende ad espandersi al centro fino a formare quel grande partito conservatore che era nei loro piani fin dall’inizio (Corsera, 15.04). Il traguardo è alle viste in concomitanza con due fattori, di recente in campo. Il primo è la malattia di Berlusconi e la conseguente presunta fine di Forza Italia. Il secondo è la fine del cosiddetto terzo polo di Matteo Renzi e Carlo Calenda, che in questi ultimi giorni si è come dissolto tra reciproci insulti e scambiarsi di accuse. I due fattori spazzano un ampio campo politico a disposizione della destra più in grado in questo momento di approfittarne, che è senza dubbio FdI. Questo potrebbe avviare una serie di ricadute. Se la destra di Meloni mira solo a diventare la Democrazia Cristiana dei prossimi anni – ricordiamo che Guido Crosetto viene da quel partito – che cosa accadrà a destra? Osservatori politici e studiosi sostengono che Fratelli d’Italia è la terza generazione del postfascismo (Vassallo – Vignati 2023), la prima essendo stata il Msi e la seconda Alleanza Nazionale. Questa visione delle cose dà per scontato che a destra FdI abbia prosciugato tutto quel che c’era e che ogni residuo di postfascismo è stato eliminato. È veramente così? La tesi è che in politica se si accoglie si trasforma, se si respinge si radicalizza. È pedagogia politica. La destra, accolta a suon di voti e giunta al potere, necessariamente si trasforma seguendo nuove traiettorie politiche. Se la Meloni non avesse vinto le elezioni starebbe ancora a dire che la pacchia deve finire, a chiedere blocchi navali per fermare i migranti, a minacciare il governo di debolezza e l’Europa di prepotenza. Invece la Meloni sfila oggi sui tappeti del potere che è una meraviglia, politicamente garbata, prudente e integrata. È altrettanto vero, però, che parte di quel che a destra si pensava definitivamente acquisito, la si potrebbe perdere per strada. C’è una parte di destra radicale, minima quanto si vuole, che potrebbe rifiutare l’approdo ad una nuova Piazza del Gesù. Essa potrebbe trovare una nuova organizzazione intorno a qualche personaggio della cosiddetta terza generazione non disposto a morire “democristiano”, specialmente se quei valori identitari della destra mazziniana più che fascista, Dio Patria Famiglia, non dovessero trovare evidente rispetto nella politica governativa della destra meloniana trasformatasi pour cause. Da quanto finora si è visto, al netto della propaganda dell’opposizione, che continua a gridare al lupo al lupo di destra, e a parte qualche decreto sui rave party, sull’emergenza migranti e su provvedimenti economici in favore di famiglie e imprenditori, niente finora s’è visto sulla bioetica, settore dove la destra si gioca la faccia, sulla cultura e la scuola. A fronte di tale assenza c’è un paese, sostenuto dalla sinistra, che in ogni occasione non fa che alzare la voce a difesa di certe conquiste individuali legandole alla Costituzione, e lo fa con la sicurezza di chi sa di trovarsi in casa propria e con la determinazione di chi vigila per respingere i nuovi “invasori”. Starei per dire che la destra che governa il paese legale non è ancora entrata nel paese reale e forse mai entrerà se non a condizione di una trasformazione radicale. Da quando Meloni è al governo nulla è cambiato e forse nulla cambierà in proposito se l’obiettivo, come si diceva in apertura, è quello di diventare il nuovo centro politico. Tradotto, evidentemente, in atti politici. Può essere che al termine della vicenda politica di FdI niente di rilevante resti della vecchia destra, eccetto la bella conquista di una destra non più demonizzata, pronta ad andare al governo del paese o a ritornarvi, normalmente come in ogni democrazia. L’esperienza della Meloni segna un punto di non ritorno. Ma i grandi valori identitari, sui quali punta l’azione politica, a destra per proporli come irrinunciabili, a sinistra per respingerli come estranei, restano una bandiera e basta. In concreto si tratta di valori ampiamente superati, non più pensati come effettivamente possibili. Esattamente come il fascismo di alcune frange di nostalgici, che si appagano di “riviverlo” nella storiografia, i sostenitori della destra conservatrice li possono “rivivere” nella letteratura fantasy. La società non è più disposta a passi indietro e le grandi istituzioni dello Stato, come sempre accade in simili situazioni, si uniformano. Di qui l’inevitabile trasformazione di una destra radicale e reazionaria in una destra conservatrice e moderata, ovvero la Democrazia Cristiana del 2000.

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