domenica 9 aprile 2023

Da La Russa più senso di responsabilità

Ho sempre votato Msi, senza o con ammennicoli aggiuntivi, tipo Destra o Alleanza Nazionale, ed ho votato Fratelli d’Italia da quando questo partito è nato, confesso, non perché fossi convinto del suo successo, che ritenevo del tutto improbabile, ma per compiere fino in fondo da quella ridotta esercizi di onestà intellettuale, dei quali uno ha bisogno per stare in pace con se stesso. Poi, in questa fase così tumultuosa e incerta che stiamo attraversando come Paese, in cui tutto nasce e muore in breve e tutto non è altro che un tentativo di ritrovare l’inizio di un nuovo regime, è come se fosse avvenuto un miracolo e Fratelli d’Italia è diventato il primo partito e i suoi uomini oggi sono al potere guidati da Giorgia Meloni. Questo governo rischia, però, di rimanere solo un capriccio della storia. Dipende dai suoi uomini. Alcuni di essi si stanno comportando bene, dimostrando di essere all’altezza delle istituzioni che rappresentano. Altri, purtroppo, si stanno comportando malissimo e non è solo persecuzione preconcetta degli avversari se un giorno sì e uno no essi chiedono le dimissioni di qualcuno. Le ultime vicende riguardano uno degli uomini più rappresentativi del partito e delle istituzioni, il Sen. Ignazio La Russa, Presidente del Senato; e questo dispiace, per l’uomo e per ciò che rappresenta. I toni da burletta che ha usato in riferimento a Via Rasella sono inaccettabili prima ancora che da uomo di partito, dall’altissima carica che ricopre, la seconda dopo il Presidente della Repubblica. Lo sanno tutti che la lettura della storia del Novecento che fa la destra non è la stessa che fa la sinistra e ciò per ovvi motivi: una parte ha perso e l’altra ha vinto. In tutti questi anni di confino politico in cui è stata relegata la destra ha rivendicato il diritto di dire la sua su vicende sulle quali la sinistra ha preteso di esercitare l’imprimatur. Sono convinto che ancora oggi un confronto alla pari è possibile tra cultori di storia di destra e cultori di storia di sinistra, ma all’insegna della verità e a parità di competenze, senza spirito risarcitorio da nessuna delle due parti. Ma un punto dal quale partire deve essere condiviso. Chi oggi ricopre cariche istituzionali della Repubblica non può ignorare che essa è nata dalla Resistenza e si fonda su una Costituzione che è esplicitamente antifascista. Questo può comportare sicuramente imbarazzo in chi non si è mai riconosciuto in essa, ma non può, nel momento in cui giura fedeltà, pretendere di riscrivere la sua storia in maniera improvvisata e sciatta. Il Sen. La Russa, se non voleva servire la Repubblica, che lui sente a sé estranea, non doveva proporsi e farsi eleggere Presidente del Senato; poteva rimanere uomo di partito, parlamentare e basta, un sopravvissuto in territorio nemico, come diceva la buonanima del musicologo Piero Buscaroli. Accettare di servire la Repubblica non significa di per sé l’obbligo di mutar ragioni politiche ed esistenziali, che ognuno può coltivare per sé, ma prendere atto della realtà e comportarsi in modo tale da non offendere nessuno. La Presidenza del Senato non può che appartenere a tutti gli italiani. O si è disposti ad onorarla in quanto tale o si rinuncia. La cosa migliore che avrebbe dovuto fare La Russa fin da principio era di dimostrare a tutti di essere un buon Presidente del Senato. Il suo successo non poteva essere che quello legato alla carica, che egli aveva liberamente voluto e raggiunto. Giurare e poi trasgredire è cosa spergiura. Lui è siciliano e sa perfettamente cosa significa nella cultura siciliana violare un giuramento. Una volta si diceva che la patria si serve anche facendo la sentinella ad un fusto di benzina vuoto; lui doveva essere disposto a servire l’istituzione rappresentata facendo anche il semaforo. Sissignore, il semaforo, quello che lui ha sempre detto di non voler fare. Ma anche questa espressione, a voler essere seri, è una caricatura ed un’offesa all’istituzione. E tuttavia non fare il semaforo non può voler dire fare il pulcinella. Può voler dire avere spazi di libertà per esprimere valutazioni e giudizi, sempre all’insegna del decoro e del rispetto. Speriamo che l’incidente basti a far prendere atto a La Russa, che è persona perbene e intelligente, sicuramente navigato, che onorare le scadenze repubblicane non significa condividerle. La sua storia non lo consentirebbe. Significa che gli obblighi istituzionali impongono di onorarle, come vuole il calendario dei vincitori. Ogni regime ne ha uno. Quello democratico è aperto a mutamenti e trasformazioni. Basta saper attendere. In caso contrario: prendere o lasciare.

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