sabato 25 marzo 2023

Meloni deve pur fare qualcosa di destra

Chissà perché, sarà stato il DanteDì – oggi è il 25 marzo, la sua ricorrenza – che, pensando a Giorgia Meloni a Bruxelles per il vertice dei capi di stato e di governo europei, mi è venuta in mente la celebre profezia di Cacciaguida al pronipote Dante nel XVII del Paradiso: “Tu proverai sì come sa di sale / lo pane altrui e come è duro calle / lo scendere e il salir per l’altrui scale”. Quelle di Bruxelles per la Meloni erano state “scale altrui” per tutto il periodo della sua opposizione ai vari governi che si sono succeduti in questi ultimi dieci anni. Lo sono ancora “altrui” o è cambiato qualcosa? Il suo antieuropeismo è sempre più scivolato verso un europeismo convinto, una vera metamorfosi. Le pouvoir oblige. Ora quelle scale non sanno più di sale ma di nettare e di ambrosia. Eppure sono le stesse! È Meloni che è cambiata. Dopo il 22 ottobre 2022, inizio del suo governo, quelle scale sono diventate anche sue, sicché il suo mantra “la pacchia è finita”, riferendosi alle imposizioni europee ad un governo italiano sempre remissivo e col capo piegato, non ha più senso. In Italia c’è una pacchia di chi sta in maggioranza e una di chi sta all’opposizione. Quella della Meloni di quando era all’opposizione sembra finita. Quel suo spot sull’aumento della benzina è stato oltre modo sputtanante, ma fu l’inizio. Oggi, infatti, le sue parole e i suoi comportamenti non producono più quei consensi che le hanno prodotto quando era all’opposizione, anche se, stando ai sondaggi, in buona sostanza tiene. Dopo il vertice di Bruxelles del 24 marzo la Meloni si è detta soddisfatta di come è stato trattato il problema migranti, quello che per noi italiani è in questo momento la mamma di tutti i problemi. Contenta lei! La stampa, non solo quella “nemica”, ha detto che l’argomento è stato trattato in maniera frettolosa. Al netto delle parole, c’è la sensazione che il problema migranti era e resta “italiano”. La stessa Meloni paventa che presto rischiamo di vederci arrivare 900mila migranti dalla Tunisia e noi abbiamo l’obbligo morale e materiale di salvarli e di accoglierli, come hanno sempre fatto i precedenti governi, perché salvare la vita a chi è in mare è prioritario ed accoglierli è da cristiani. La marea, rispetto a prima, è montata a dismisura. Anche qui è questione di pacchia. Matteo Salvini, oggi ministro delle infrastrutture e dei trasporti, ripeteva questa frase ogni volta che parlava di migranti e pur di mettere fine a quella pacchia ha rischiato e rischia ancora conseguenze penali, oltre la già decretata condanna morale. Oggi, a meno che non voglia darsi la patente di sintesi delle tre scimmiette, è costretto ad ammettere che la pacchia è finita, sì ma per lui che sulla questione migranti ha lucrato negli anni passati il suo consenso nel Paese. Ora, dopo i trasformismi o i ridimensionamenti subiti, per la destra e per Giorgia Meloni si pone un problema ed è quello di trovare una nuova collocazione, che non sia quella governativa di sempre e di tutti, ma neppure quella abbandonata da quando è andata al potere. Ovvero, governare senza tradirsi del tutto, in considerazione del fatto che una buona parte dell’esercizio politico e amministrativo resta la stessa a prescindere da chi la gestisca per i tanti vincoli e condizionamenti europei. L’elettorato di destra non capirebbe comportamenti somiglianti o gli stessi dei passati governi, quelli di centrosinistra o “tecnici”. Problemi come quelli storici e quelli etici, che sono i più evidenti portatori di differenze fra destra e sinistra, devono essere affrontati dalla destra senza timori o complessi, pur sapendo che, a come sta la situazione oggi, si è su un terreno che non le è congeniale. Ciò nonostante bisogna che insista sulle sue posizioni di principio. Se la destra cede su quei due fronti, allora difficilmente potrebbe trovare altri motivi di differenziazione, sì da giustificare la sua presenza al governo del Paese in alternativa alla sinistra. Le più alte cariche dello Stato hanno onorato finora le ricorrenze legate alla Resistenza e alla lotta al nazifascismo e non c’è niente che faccia pensare che non continueranno a farlo. E bene hanno fatto! E bene faranno! Ma ora la destra ex missina, di La Russa ed ex camerati, saprà restituire ai combattenti della Repubblica Sociale un minimo di riconoscimento o li lascerà sepolti ancora sotto la damnatio della sinistra? Sui problemi etici, che aspetta il governo della destra, considerato dai suoi avversari il primo della destra che più destra non si può, ad intervenire sui sindaci che inscrivono al registro dei nati anche i bambini figli di coppie di omosessuali? Perché lascia che i sindaci di sinistra facciano a libero arbitrio quello che vogliono, a creare fatti compiuti dai quali poi non è facile tornare indietro? Ecco, per questi signori, quella pacchia che per Meloni e Salvini doveva finire, sta invece continuando. E se questo governo vuole avere un senso deve fare qualcosa di destra. Se no vale quello che disse il regista Nanni Moretti a Massimo D’Alema quando questi era Presidente del Consiglio, né più né meno: di’ una cosa di sinistra. Non la disse, e finì.

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