sabato 4 marzo 2023

Vince la Schlein. Perde il Pd

Mi sono ripreso in mano in questi giorni, successivi alla vittoria di Elly Schlein alla segreteria politica del Pd (26 febbraio), un po’ di manuali di politica, a partire dal Principe del Machiavelli per capire quanto è successo in quel partito e perché. Ho iniziato dallo sconfitto Stefano Bonaccini, che aveva vinto agevolmente le primarie riservate agli iscritti del Pd, per poi perderle nel turno successivo. Dice il Machiavelli che “i profeti armati vinsono, quelli disarmati ruinorno”, cioè, per dirlo alla buona, chi ha attrezzi per fare riesce bene nelle imprese, chi non ce li ha fallisce. Il fatto è che Bonaccini, altro che attrezzi! È attrezzatissimo e lo ha dimostrato in anni di impegno politico alla Regione Emilia-Romagna e alla guida della conferenza delle regioni. Per il Pd era lui il nuovo segretario, sua la guida della sinistra italiana. Per lo meno della sinistra governativa, quella abituata a pensare e ad operare nelle istituzioni e per le istituzioni. Altra cosa è la sinistra radicale, ribellistica, sguaiata, la Lumpenlink, che vorrebbe una società in cui vige la legge di Semiramide: ciò che piace è lecito; quella sinistra che poi si fa a pezzi quando vota. Facendo i conti col Pd – e con chi sennò? – l’ascesa di Bonaccini al vertice del partito era più che scontata. È accaduto, invece, che nelle primarie universali, quelle a cui possono andare a votare tutti gli elettori, piddini e non piddini, italiani e stranieri, la Schlein, come si dice?, ha rovesciato le urne prendendo la maggioranza dei voti, assicurandosi il vertice di un partito, a cui aveva aderito da pochi mesi. È di tutta evidenza che lo scarto di voti in più è costituito sì da persone fisiche ma non da persone politiche appartenenti a quel partito, persone cioè estranee. A votare la Schlein sono stati sicuramente piddini non iscritti, elettori simpatizzanti, ma anche chi aveva interesse a deviare il corso delle cose. Chi? Elencarli, è superfluo. Ma è lecito chiedersi da dove viene tutta questa gente che ha dato l’assalto alla fortezza. Certamente da ogni variazione di sinistra e soprattutto da quelle zone della sinistra dei centri sociali, da quelli che ancora si sentono e si dicono comunisti, forse anche da qualche mattacchione di destra, che ha voluto burlarsi del Pd contribuendo a far vincere la candidata a suo pensamento più esplosiva per le sorti nefaste di quel partito. Peccato che Bersani, abile inventore di icastiche metafore, non sia riuscito ancora a trovarne una per spiegare il fenomeno. Se questo non è un autentico colpo di stato, gli esperti politici del Pd dovrebbero spiegare cos’è, senza fare ricorso ad una nuova concezione della democrazia, alla carlona, fluida, fatta di cervellotiche aperture, secondo cui è un bene che ogni prepotente, ogni irresponsabile, ogni intrigante, possa andare a comandare in casa d’altri o, peggio ancora, creare casini. Dovrebbero spiegare soprattutto come e perché un gruppo dirigente si sia lasciato dirigere da “sconosciuti”. Il peggio è, infatti, che le avvenute seconde primarie, quelle di ritorno, per usare un linguaggio calcistico, con le reti segnate in trasferta che valgono il doppio, sono avvenute senza regole certe, senza controlli, forse anche per aumentare il numero dei partecipanti ed evitare di dover ammettere un mortificante flop del partito. La Schlein ha spopolato nelle grandi città, dove numerosi erano i gazebo per votare. Quanti sono stati quelli che se li sono girati tutti e hanno votato tutti per la Schlein? Altro che il doppio! Qui si tratta di voto plurimo. Sono in grado i responsabili del Pd di dirlo? Parlano di flussi. Ma quali flussi? Veramente si può pensare che tante persone che all’andata hanno votato Bonaccini al ritorno hanno preferito la Schlein? Anche a voler considerare che quelli che avevano votato per la De Micheli o per Cuperlo abbiano poi votato per la Schlein i conti non tornano. Si fosse verificato un fulmine mille volte più forte di quello che gettò da cavallo Saul sulla strada di Damasco non avrebbe provocato quell’effetto. A votare la Schlein al secondo turno sono stati altri, i sopraggiunti, gli intrusi. Qualche iscritto al Pd ha giustamente fatto rilevare che non sta né in cielo né in terra che uno paghi regolarmente una tessera ogni anno per i bisogni del partito e abbia gli stessi diritti di chi invece non si sa chi sia e per quale motivo voti. Già il fatto che il partito si sia aperto a tutti gli iscritti andando a trovarli nei paesi di loro residenza per farli partecipare a questa sorta di congresso diffuso è discutibile se raffrontato ai congressi sezionali di una volta, dove prima c’era un vero confronto di idee e posizioni e dopo si votava. Ma si può anche capirne lo spirito: esporre al pubblico più vasto e all’aperto un dibattito che prima si svolgeva nel privato e nel chiuso delle sezioni. Ma se si pensa al dibattito, dove sta?, se tutto si esaurisce in un voto nel corso di una passeggiata al centro, non politico ma urbano, di un paese o di una città? La democrazia “disarmata” del Pd, che ha certificato la “ruina” di Bonaccini, ha dimostrato che i profeti non solo devono essere armati, ma saper essere “volpi e lioni”. La Schlein lo è stata. Il Pd, più che forse, è stato una farsa.

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