lunedì 9 novembre 2020

Il Movimento femminile di Azione Cattolica a Casarano 1929-1969

 

Un libro di storia è il punto d’arrivo di una ricerca, a volte perseguita intenzionalmente, a volte per così dire “trovata”, sempre però partendo da un’affidabile base documentaria. Capita a tutti gli storici di seguire questo duplice percorso. Luigi Marrella è uno storico di Casarano ormai di provata esperienza nel mondo delle “piccole cose di grande importanza”. Ben noti sono i suoi lavori sui materiali scolastici durante il regime fascista, dai quaderni ai diari, agli oggetti più minuti, a cui lo storico ha conferito dignità storiografica riconosciuta ai più alti livelli. Parimenti le tematiche cittadine, dalle quali egli parte per ricondurle nel più vasto fenomeno culturale e sociale di riferimento. Si tratti dell’inaugurazione del Monumento ai Caduti o dell’iniziativa di aiutare i terremotati di Reggio e Messina del 1908, della vita e delle opere di poeti e artisti locali (Adele Lupo, Antonio Natale, Quintino Toma) o del centenario di una Unione Cooperativa di Consumo, lo storico parte sempre dall’evento per allargare lo sguardo ad un contesto assai più ampio, con annotazioni critiche che segnano momenti particolari del processo conoscitivo della propria città ed offrono spunti di riflessione e input per nuove ricerche. Il suo è un percorso che salda le cose piccole di paese alle cose grandi della nazione.  

Nel suo ultimo lavoro “Il Movimento Femminile di Azione Cattolica nella comunità di S. Domenico in Casarano (1929-1969)”, che s’inserisce al n. 15 della collana da lui fondata e diretta, “Quaderni di Kèfalas e Acindino”, Manduria, Barbieri Edizioni, 2020, pp. 270, parte da una serie di quaderni in cui sono raccolti i verbali delle adunanze della Gioventù Femminile e dell’Unione Donne dell’Azione Cattolica della comunità parrocchiale di S. Domenico in Casarano nel quarantennio 1929-1969. Intento dichiarato dello storico è di vedere, attraverso la loro analisi, quanto e come questa micro e periferica esperienza socioreligiosa abbia recepito dalla chiesa nazionale e quanto a sua volta abbia inciso nella maturazione della società nel suo insieme, della donna in particolare, come individuo e genere, e della coscienza democratica del paese. Si consideri che il periodo in esame abbraccia fatti e fenomeni tra i più importanti del ‘900, a partire proprio dal 1929, anno del Concordato tra Stato e Chiesa, il regime fascista, la seconda guerra mondiale, il dopoguerra e la ricostruzione del Paese su basi democratiche, il Concilio Vaticano II. In compagnia di questo nucleo operativo, il gruppo donne cattoliche, è possibile vedere come a Casarano si vissero periodi di cambiamenti epocali e come le donne si adeguarono o resistettero ai condizionamenti. Rapporti col regime, per esempio; comportamenti e impegni nel corso della guerra; partecipazione alle elezioni per la prima volta delle donne nel 1946 e alle successive; la “rivoluzione” conciliare nell’ambito della religiosità. Sono tutte tematiche che costituiscono materia di discussione continua a ben altri livelli, puntualmente contestualizzati da Marrella in apertura. 

I materiali di cui si è servito, conservati nell’Archivio Parrocchiale di S. Domenico, costituiscono un fondo che si compone di due registri e di sessanta quaderni, in gran parte di verbali, ma anche di appunti e di relazioni, che il parroco don Antonio Schito gli ha messo a disposizione dopo averglieli fatti vedere “con la segreta speranza – dice Marrella – che scattasse in me la molla dell’interesse”, senza tuttavia chiedergli nulla.

Marrella cerca in quei verbali di individuare problematiche e proposte di quelle donne che ebbero in un’insegnante di scuola primaria, Giuseppina De Matteis, il “vero elemento trainante della comunità…autentica madre spirituale”, a cui è dedicato un intero capitolo (pp. 53-62). Una donna a cui si deve in gran parte anche la produzione dei materiali documentali di quell’esperienza, ovvero di quei verbali, in gran parte da lei stessa regolarmente e puntualmente redatti, che oggi ci consentono di conoscere momenti importanti della vita di quella comunità. Ci chiediamo quante altre esperienze sarebbero note al pubblico e agli storici se ci fossero state persone come la De Matteis con simili attenzioni metodologiche e organizzative. Quelle donne – dice lo storico – costituivano un “gruppo impegnato in un personale progetto di vita…a rendersi utile alla comunità sociale…ad operare secondo il dettato evangelico, al fine di costruire gradualmente, a piccoli passi, una società autenticamente cristiana”. I tempi non erano facili. Si trattava di dover “affrontare sacrifici, a sopportare talvolta persino lo scherno”. Le donne, a quei tempi, erano considerate nella loro esposizione pubblica come delle intruse e, benché il regime fascista le avesse anche mobilitate e in un certo senso emancipate, molte erano restie. In alcune riflessioni personali, all’interno della verbalizzazione, la De Matteis annota a volte lo scontento per l’insufficiente impegno delle stesse. “Per ogni attività si resta da parte – si legge in un verbale –, si assiste a questo sonno profondo che ha preso l’Associazione”.

Il volume, riccamente illustrato – costante cifra dei lavori di Marrella – comprende un’appendice documentaria, con testi e documenti che completano il quadro storiografico di uno dei più complessi e ricchi periodi del passato ormai meno recente di Casarano.

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