domenica 15 novembre 2020

Conservatori, è la fine?

 

Quando un conservatore non ha più nulla da conservare, non intendo beni materiali, essendo stato tutto il suo patrimonio ideale sovvertito dagli uomini e dagli eventi, allora o se ne fa una ragione, elaborando il danno ricevuto come si elabora un lutto, o diventa un reazionario, nel vano tentativo di recuperare qualcosa. La qual cosa, in verità, è assai improbabile.

Dal secondo dopoguerra, in un crescendo sempre più tumultuoso, la cultura di destra, ovvero il conservatorismo spirituale, imperniata su alcuni capisaldi, stato-nazione-società, dio-patria-famiglia, legge-ordine-libertà, è stata sconfitta su tutto il fronte. Tanto è accaduto in tutto il mondo occidentale, complice l’Europa dell’Unione, con lievi variazioni da paese a paese, dovute più che altro alla resilienza di ciascun paese. In buona sostanza c’è stata una vera rivoluzione nel campo della bioetica e del costume: non più l’insieme ma l’individuo, chiunque esso sia, viene prima di tutto.

Tutte le battaglie di emancipazione individuale la sinistra le ha vinte. Si iniziò in Italia col divorzio e poi con l’aborto. La famiglia? Non c’è più. Il matrimonio è un’opzione cui la gente ricorre sempre di meno. Si preferisce convivere. E la convivenza, per forza di cose, sfuggita alle leggi ferree del matrimonio dello Stato e della Chiesa, è legalmente riconosciuta a tutti, perfino a maschi con maschi, femmine con femmine. Del resto, ognuno è libero di cambiare sesso come gli pare e piace, non solo per oggettive fisiologiche ragioni, laddove ci sono, ma per il solo piacere di essere altro. E queste, chiamiamole famiglie per intenderci, hanno tutti i diritti delle famiglie storiche, compreso il diritto di adottare e di allevare bambini. Un bambino può avere la mamma una e la mamma due, oppure il papà uno e il papà due, a seconda se la coppia è formata da due femmine o da due maschi. Nella logica papo-francescana ogni individuo, maschio femmina omosessuale transgender, ha il diritto di avere una famiglia; e non una famiglia come le istituzioni comandano ma come ognuno la intende. Stato e Chiesa, ognuno nella sua sfera di competenza, hanno lasciato fare quando non hanno addirittura favorito il processo eversivo.

Quanto alla procreazione, ormai il discorso del maschio e della femmina che si accoppiano per procreare è un fossile. Oggi la procreazione può avvenire in tantissimi modi, più o meno assistiti, compreso quello dell’utero in affitto, come se l’utero fosse un vaso in cui si impianta un seme per poi travasarlo; compresa la clonazione, come riprodurre un oggetto con una stampante 3D. Si va verso l’eugenetica, la progettazione di un figlio secondo gusti personali. Ogni individuo è libero di darsi la morte assistita ed ogni persona è libera di assistere chi sceglie di morire. L’individuo, insomma, è il dominus assoluto. Li chiamano genericamente diritti civili.

In tutto questo processo una parte di primissimo piano ce l’hanno la scienza e la tecnologia, senza le quali molte di queste “conquiste” non sarebbero materialmente possibili. Ma ad avere la parte più importante è stata la politica, fortemente intrisa di spirito libertario e di ideologia materialista, ovvero di una sorta di cristianesimo senza Cristo, basato su una lettura superficiale del Vangelo, non più testimonianza di una vicenda sacrificale salvifica ma fonte dove attingere ogni gratuita concessione edonistica. La Chiesa, specialmente col papato di Francesco, in cui sociologia e marxismo sono nascosti dalla foglia di fico del Vangelo, ha offerto a questo permissivismo legittimazione piena.

La politica, a sua volta, ha influenzato la giustizia, che, anche in difetto di una legge specifica, sentenzia secondo lo spirito del tempo, non in base ad una legge che c’è, come dovrebbe fare, ma in base ad una legge che si vorrebbe che ci fosse e che probabilmente ci sarà. A difesa di questo processo, che si può ritenere democraticamente eversivo, una serie di leggi vieta al cittadino di esprimere pareri difformi dal mainstream, con tutta una serie di minacce legali. Basta dire negro e non nero per essere accusato di razzismo. Basta avere idee diverse su alcune problematiche storiografiche inerenti il nazismo e gli ebrei per essere accusato di negazionismo. La sigla Lgbt è come i fili dell’alta tensione: chi li tocca viene fulminato.   

Anche i confini della patria, termine ormai del tutto improprio, non hanno più la valenza di una volta e si tende a svilirli a mere indicazioni amministrative. Per cui chiunque giunga in Italia deve essere accolto, perfino chi, per esplicita ammissione è di una religione che per alcune questioni, non di poco conto, confligge con le leggi dello Stato ospitante. E’ notorio che l’Islam non si riconosce in alcune leggi dei paesi componenti l’Europa sia in materia di religione che di politica. Ma intanto l’Europa, a cui alcuni anni fa non furono riconosciute le radici cristiane, ospita milioni di musulmani ed altri ne accoglie ogni giorno.

In tutti questi anni ci sono stati tentativi da parte dei conservatori di opporsi o per impedire che certe trasformazioni passassero o che fossero meno radicali. Ci sono stati per questo fenomeni anche di opposizione forte, ma poi tutto è passato e l’esercizio quotidiano di queste trasformazioni ha conquistato progressivamente la società, certificando la sconfitta e la mortificazione dei conservatori.

La lezione che si trae è che opporsi a questo processo di trasformazione dell’uomo e della società in senso sempre più eversivo è inutile, e vale, quando accade, come riflesso condizionato ad un’offesa ricevuta. Come chi, ricevuto uno schiaffo, anche se si rende conto che chi glielo ha dato è più forte e potrebbe dargliene altri,  lì per lì reagisce lo stesso. I conservatori, di fronte all’ennesimo attacco eversivo, reagiscono creando nella società rimostranze e battaglie politiche, ma poi tutto si normalizza come accade ormai da più di settant’anni. Ricordiamo i referendum su divorzio e aborto.

In Italia, dal 2018 al 2019, in poco più di un anno, Matteo Salvini, capo della Lega e ministro degli Interni, si creò un consenso in Italia per la sua politica di respinzione dei migranti. Come è andata a finire? Che Salvini non è più ministro degli Interni e i migranti arrivano in Italia a migliaia e migliaia e la gente non se ne cura più. Non diversamente sta accadendo negli Stati Uniti d’America, dove Trump per quattro anni ha dato fiato a conservatori, sovranisti e primatisti, ed ora, perse le elezioni, lascia ai democratici di ristabilire il flusso delle concessioni a migranti, a chi vuole cancellare la storia del paese abbattendo monumenti e a tutta quell’umanità che in genere è favorita dalle politiche democraticamente eversive.

Di fronte al processo inarrestabile della storia i conservatori rischiano di essere cancellati, di ridursi ad una sorta di minoranza “religiosa”, con la speranza che le vengano riconosciuti gli stessi diritti riconosciuti a tutte le minoranze. A loro non resta  che svolgere un’opera di ferma testimonianza, in attesa che il processo di svuotamento dell’umanità giunga ad un punto oltre il quale per ragioni di sopravvivenza occorre ricominciare recuperando per primi quei valori universali di ordine e di disciplina indispensabili per ogni forma di costruzione o di ricostruzione. 

E i conservatori di beni materiali? Essi hanno capito che per ben conservare i loro beni e anzi moltiplicarli devono schierarsi coi progressisti, con gli avversari del conservatorismo. Ne va della bottega e, come ognuno sa, questa per un conservatore di beni materiali viene prima di qualunque altra cosa.

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