domenica 24 luglio 2016

Perché NO: l'Italia e il referendum sulla riforma costituzionale


A ottobre si doveva votare per il referendum. Oggi non si è più sicuri della data, forse a novembre. Il referendum confermativo della riforma costituzionale voluta da Renzi, forte di una maggioranza parlamentare votata con una legge dichiarata incostituzionale dalla Corte Costituzionale e con un voto di fiducia, è oggi altro da quel che era un paio di mesi fa. Resta un guazzabuglio, degno della migliore italianeria. Ne parlano tutti ormai. Ma, invece di spiegare alla gente che Italia avremmo in conseguenza di quella riforma ove venisse confermata, i sostenitori insistono a spaventare gli elettori con visioni apocalittiche. I contrari non sono da meno e spaventano la gente sul versante delle libertà democratiche. A ottobre, insomma, gli italiani voteranno o spaventati e confusi, con giudizi più calibrati su ciò che non vogliono che su ciò che vogliono. E vale per sostenitori e contrari.
Chi sostiene la riforma va dal minacciare crisi al buio, con dimissioni del governo e l’impossibilità per qualche decennio di ritentare una qualche riforma, alla lusinga di risparmiare un po’ di soldi con l’abolizione degli stipendi ai senatori. Argomenti facili e di immediata comprensione sono del tipo: volete voi che ci siano due camere identiche con identici compiti? Volete voi che lo Stato paghi trecento e passa senatori del tutto inutili e dannosi all’efficienza legislativa?  Domande che hanno in sé la risposta, ovviamente negativa. La Confindustria, da sempre schierata col governo in carica secondo la nota teoria di Giovanni Agnelli senior, ha addirittura paventato la perdita di 4 punti di pil e di centinaia di migliaia di posti di lavoro. La ministra Boschi ha detto che con la riforma l’Italia combatterebbe meglio il terrorismo. Siamo alla paranoia della truffaldinità. Per fortuna non c’è un’associazione di sismologi a sostenere il governo Renzi, sarebbe capace di prevedere terremoti e maremoti su tutte le coste italiane. 
Chi è contrario, invece, oltre che esprimere giudizi trancianti, come fanno Brunetta di Forza Italia e Di Maio di M5S, la definisce “schiforma” (Travaglio), paventa tagli alla democrazia e scenari di confusione totale, con un senato, che non è abolito ma solo privato del potere politico di dare la fiducia al governo e coi cittadini ridotti a comparse elettorali, per via del combinato disposto con la legge elettorale detta Italicum. La costituzionalista prof.ssa Lorenza Carlassare ha detto che si passerebbe dal bipartitismo perfetto al bipartitismo confuso.
Ma perché non dicono, tutti, sostenitori e contrari, che cosa potrebbe essere l’Italia per effetto della riforma? Possibile che per tutti tutto si debba esaurire ad un pugno di euro o ad un pugno di voti? Senza neppure il piacere della regia di un Sergio Leone e l’interpretazione di un Clint Eastwood? A ottobre, Ramon, a ottobre! Col trucco di avere sul petto una corazza d’acciaio nascosta. Ecco, ci dicano a che serve la corazza nascosta, ovvero la metafora dei loro interessi reali.
Siamo andati a leggerci i punti più importanti di questa riforma e abbiamo scoperto cose davvero gravissime ove questa riforma dovesse essere confermata dal referendum ottobrino.
Il libro di riferimento è di parte, “Perché no”, di Marco Travaglio e Silvia Truzzi (Paper First, 2016); ma ci siamo serviti delle parti più asettiche, quelle attinenti il testo del come la Costituzione è e del come la Costituzione sarebbe se passasse il al referendum. Non mancheremo di esaminarne altri; e di altro orientamento.
1° punto importante. Siamo alla Parte II, Ordinamento della Repubblica, Titolo I, Il Parlamento, Sezione I, Le Camere. L’art. 55, “Il Parlamento si compone della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica” rimane identico. Ma si aggiunge “l’equilibrio tra donne e uomini nella rappresentanza”; “Il Senato della Repubblica rappresenta le istituzioni territoriali ed esercita funzioni di raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica”. Seguono altri compiti di carattere legislativo. E qui è la prima novità assoluta: il Senato non dà più la fiducia al governo; ha tante altre funzioni ma non quella fondamentalmente politica. 
Art. 57. I Senatori si riducono da 315 a 100, si aboliscono i senatori a vita. Solo 5 sono di nomina presidenziale e decadono dopo sette anni, quanto dura in carica il Presidente della Repubblica. 95 Senatori vengono nominati dai Consigli Regionali tra i Consiglieri eletti e tra i Sindaci dei comuni dei rispettivi territori. Godono di immunità parlamentare.
Art. 70. Il Senato può fare osservazioni all’approvazione delle leggi, che però non sono vincolanti. 
Art. 71. Può, con deliberazione adottata a maggioranza assoluta dei suoi componenti, richiedere alla Camera dei Deputati di procedere all’esame di un disegno di legge. Il popolo può esercitare l’iniziativa delle leggi mediante proposta di 150mila elettori (prima bastavano 50mila).
Art. 73. La Corte Costituzionale si pronuncia sulle leggi che riguardano l’elezione della Camera dei Deputati e del Senato prima della loro promulgazione su ricorso motivato presentato da almeno un quarto della Camera e da un terzo del Senato.
Art. 75. Referendum, firme di 500mila elettori o 5 Consigli Regionali. Il Referendum passa se ha votato la maggioranza degli aventi diritto; ma se le firme raccolte sono state 800mila basta la maggioranza dei votanti alle ultime elezioni sempre che ad esse sia stata raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi. Tanto per evitare lo scoglio del quorum.
Titolo II, Il Presidente della Repubblica. Art. 83. “Dal quarto scrutinio è sufficiente la maggioranza dei tre quinti dell’assemblea. Dal settimo scrutinio è sufficiente la maggioranza dei tre quinti dei votanti”. Non mi pare che ci sia una soglia minima di votanti. Prima, dopo il terzo scrutinio, era necessaria la maggioranza assoluta.
Art. 86. Le funzioni del Presidente della Repubblica, in sua assenza o impedimento, sono esercitate dal Presidente della Camera. Prima era il Presidente del Senato a sostituirlo.
Art. 94. Il Senato non dà più il voto di fiducia al governo; è politicamente esautorato.
Titolo V. Art. 114. Sono abolite le Province.

Per somma sintesi, questa è la riforma costituzionale. Per essa non si può dire che la montagna abbia partorito un topolino solo perché di topolini ce ne sono una figliata. Francamente se le cose che accadono rispecchiano i tempi in cui accadono – ed è così – questa riforma costituzionale è una boiata. E lo è tanto più quanto la si combina col disposto della legge elettorale detta Italicum, entrata in vigore il 1° luglio. Il combinato produce qualcosa che non solo lede i diritti politici dei cittadini, ma trasforma la Repubblica in uno stato di fatto presidenziale. Una boiata che tale si è rivelata appena si è capito che così votando si consegna il paese al Movimento 5 Stelle. Il che è contro la legge prima della politica, che vuole che chi ha il potere tenda a conservarlo e chi non ce l’ha tenda a conquistarlo. Non esiste chi, avendo il potere, lo regali a chi non ce l’ha. Se tanto accade, allora davvero siamo nelle mani di Dio.

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