A ottobre si doveva votare per il
referendum. Oggi non si è più sicuri della data, forse a novembre. Il
referendum confermativo della riforma costituzionale voluta da Renzi, forte di
una maggioranza parlamentare votata con una legge dichiarata incostituzionale
dalla Corte Costituzionale e con un voto di fiducia, è oggi altro da quel che era un paio di mesi fa.
Resta un guazzabuglio, degno della migliore italianeria. Ne parlano tutti
ormai. Ma, invece di spiegare alla gente che Italia avremmo in conseguenza di
quella riforma ove venisse confermata, i sostenitori insistono a spaventare gli
elettori con visioni apocalittiche. I contrari non sono da meno e spaventano la
gente sul versante delle libertà democratiche. A ottobre, insomma, gli italiani
voteranno o spaventati e confusi, con giudizi più
calibrati su ciò che non vogliono che su ciò che vogliono. E vale per
sostenitori e contrari.
Chi sostiene la riforma va dal
minacciare crisi al buio, con dimissioni del governo e l’impossibilità per
qualche decennio di ritentare una qualche riforma, alla lusinga di risparmiare
un po’ di soldi con l’abolizione degli stipendi ai senatori. Argomenti facili e
di immediata comprensione sono del tipo: volete voi che ci siano due camere
identiche con identici compiti? Volete voi che lo Stato paghi trecento e passa
senatori del tutto inutili e dannosi all’efficienza legislativa? Domande che hanno in sé la risposta,
ovviamente negativa. La Confindustria, da sempre schierata col governo in
carica secondo la nota teoria di Giovanni Agnelli senior, ha addirittura
paventato la perdita di 4 punti di pil e di centinaia di migliaia di posti di
lavoro. La ministra
Boschi ha detto che con la riforma l’Italia combatterebbe
meglio il terrorismo. Siamo alla paranoia della truffaldinità. Per fortuna non
c’è un’associazione di sismologi a sostenere il governo Renzi, sarebbe capace
di prevedere terremoti e maremoti su tutte le coste italiane.
Chi è contrario, invece, oltre
che esprimere giudizi trancianti, come fanno Brunetta di Forza Italia e Di Maio
di M5S, la definisce “schiforma” (Travaglio), paventa tagli alla democrazia e
scenari di confusione totale, con un senato, che non è abolito ma solo privato
del potere politico di dare la fiducia al governo e coi cittadini ridotti a
comparse elettorali, per via del combinato disposto con la legge elettorale
detta Italicum. La costituzionalista prof.ssa Lorenza Carlassare ha detto che
si passerebbe dal bipartitismo perfetto al bipartitismo confuso.
Ma perché non dicono, tutti,
sostenitori e contrari, che cosa potrebbe essere l’Italia per effetto della
riforma? Possibile che per tutti tutto si debba esaurire ad un pugno di euro o
ad un pugno di voti? Senza neppure il piacere della regia di un Sergio Leone e
l’interpretazione di un Clint Eastwood? A ottobre, Ramon, a ottobre! Col trucco
di avere sul petto una corazza d’acciaio nascosta. Ecco, ci dicano a che serve
la corazza nascosta, ovvero la metafora dei loro interessi reali.
Siamo andati a leggerci i punti
più importanti di questa riforma e abbiamo scoperto cose davvero gravissime ove
questa riforma dovesse essere confermata dal referendum ottobrino.
Il libro di riferimento è di
parte, “Perché no”, di Marco Travaglio e Silvia Truzzi (Paper First, 2016); ma
ci siamo serviti delle parti più asettiche, quelle attinenti il testo del come
la Costituzione è e del come la Costituzione sarebbe se passasse il
al referendum. Non mancheremo di esaminarne altri; e di altro orientamento.
1° punto importante. Siamo alla
Parte II, Ordinamento della Repubblica, Titolo I, Il Parlamento, Sezione I, Le
Camere. L’art. 55, “Il Parlamento si compone della Camera dei deputati e del
Senato della Repubblica” rimane identico. Ma si aggiunge “l’equilibrio tra
donne e uomini nella rappresentanza”; “Il Senato della Repubblica rappresenta
le istituzioni territoriali ed esercita funzioni di raccordo tra lo Stato e gli
altri enti costitutivi della Repubblica”. Seguono altri compiti di carattere
legislativo. E qui è la prima novità assoluta: il Senato non dà più la fiducia
al governo; ha tante altre funzioni ma non quella fondamentalmente
politica.
Art. 57. I Senatori si riducono
da 315 a
100, si aboliscono i senatori a vita. Solo 5 sono di nomina presidenziale e
decadono dopo sette anni, quanto dura in carica il Presidente della Repubblica.
95 Senatori vengono nominati dai Consigli Regionali tra i Consiglieri eletti e
tra i Sindaci dei comuni dei rispettivi territori. Godono di immunità
parlamentare.
Art. 70. Il Senato può fare
osservazioni all’approvazione delle leggi, che però non sono vincolanti.
Art.
71. Può, con deliberazione adottata a maggioranza assoluta dei suoi componenti,
richiedere alla Camera dei Deputati di procedere all’esame di un disegno di
legge. Il popolo può esercitare l’iniziativa delle leggi mediante proposta di
150mila elettori (prima bastavano 50mila).
Art. 73. La Corte Costituzionale
si pronuncia sulle leggi che riguardano l’elezione della Camera dei Deputati e
del Senato prima della loro promulgazione su ricorso motivato presentato da
almeno un quarto della Camera e da un terzo del Senato.
Art. 75. Referendum, firme di
500mila elettori o 5 Consigli Regionali. Il Referendum passa se ha votato la
maggioranza degli aventi diritto; ma se le firme raccolte sono state 800mila
basta la maggioranza dei votanti alle ultime elezioni sempre che ad esse sia
stata raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi. Tanto per evitare
lo scoglio del quorum.
Titolo II, Il Presidente della
Repubblica. Art. 83. “Dal quarto scrutinio è sufficiente la maggioranza dei tre
quinti dell’assemblea. Dal settimo scrutinio è sufficiente la maggioranza dei
tre quinti dei votanti”. Non mi pare che ci sia una soglia minima di votanti.
Prima, dopo il terzo scrutinio, era necessaria la maggioranza assoluta.
Art. 86. Le funzioni del
Presidente della Repubblica, in sua assenza o impedimento, sono esercitate dal
Presidente della Camera. Prima era il Presidente del Senato a sostituirlo.
Art. 94. Il Senato non dà più il voto di fiducia al governo; è politicamente esautorato.
Titolo V. Art. 114. Sono abolite
le Province.
Per somma sintesi, questa è la
riforma costituzionale. Per essa non si può dire che la montagna abbia partorito
un topolino solo perché di topolini ce ne sono una figliata. Francamente se le
cose che accadono rispecchiano i tempi in cui accadono – ed è così – questa
riforma costituzionale è una boiata. E lo è tanto più quanto la si combina col
disposto della legge elettorale detta Italicum, entrata in vigore il 1° luglio.
Il combinato produce qualcosa che non solo lede i diritti politici dei
cittadini, ma trasforma la Repubblica in uno stato di fatto presidenziale. Una
boiata che tale si è rivelata appena si è capito che così votando si consegna
il paese al Movimento 5 Stelle. Il che è contro la legge prima della politica,
che vuole che chi ha il potere tenda a conservarlo e chi non ce l’ha tenda a
conquistarlo. Non esiste chi, avendo il potere, lo regali a chi non ce l’ha. Se
tanto accade, allora davvero siamo nelle mani di Dio.
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