domenica 29 novembre 2015

Musulmani e "musulmani" li abbiamo in casa


Cerco, servendomi di un precedente storico, di far capire quanto sia pericolosa la faccenda musulmana per gli europei e per la pace mondiale.
Una delle più gravi aberrazioni di tutti i tempi è stata la soluzione finale dei nazisti contro gli ebrei. I nazisti avevano torto a considerare nemici gli ebrei; si trattava di una fisima ideologica che peraltro avevano ereditato da altre culture europee. Il nazismo con la violenza e la propaganda fece credere ai tedeschi che gli ebrei erano nemici della Germania, che l’avevano invasa e che ne opprimevano il popolo. Non era vero, perché gli ebrei tedeschi erano tedeschi a tutti gli effetti, avevano lavorato e prodotto, studiato e combattuto per la Germania; ma la sensazione per i tedeschi fu quella di avere in casa il nemico. Il resto lo conosciamo.
Senza entrare nel merito della vicenda, in sé esecrabilissima, è proprio la sensazione di sentirsi oppressi da una popolazione straniera che spinge a reazioni estreme e terribili.
Che farà l’Europa quando si sentirà davvero invasa e oppressa dai musulmani? E qui stiamo parlando di un’oppressione assai più concreta e più motivata, perché mentre gli ebrei in Germania avevano radici profonde, erano pacifici e laboriosi e nella crema del popolo tedesco una componente importante era costituita da ebrei, i musulmani in Europa portano morte e spavento.
A mio modestissimo avviso ci stiamo avviando verso un’altra soluzione finale. Ciò accadrà quando gli stati europei saranno costretti, per la sicurezza delle loro popolazioni, a stroncare i mali estremi dell’islamismo ricorrendo ad estremi rimedi.
Invasione e oppressione musulmane sono già in essere. Esse sono di due tipi, per un verso il terrorismo dei combattenti musulmani, che fa stragi e modifica il modo di vivere degli europei, per un altro la conquista di spazi fisici e morali sempre più ampi da parte dei cosiddetti musulmani moderati. Nell’uno e nell’altro caso si avverte sempre più la presenza e la minaccia di una forza straniera e ostile. Non c’è da meravigliarsi se prima o poi ci sarà la reazione. Essa sarà partorita dalla stessa Europa. Nella storia il necessario arriva sempre puntuale.
E veniamo a noi. In Italia non ci sono stati finora attentati. Merito dei nostri servizi di intelligence? Mettiamola così. Ma si potrebbe anche dire che noi ad ogni livello stiamo bene attenti a non irritare i musulmani. Se così fosse, non sarebbe una cosa ignominiosa, ma sulla quale bisogna riflettere.
Si dice che Renzi è un “disertore” perché non si è schierato con gli alleati europei nella lotta all’Isis. Se Renzi è un disertore, voglio farmi male e dico che lo siamo tutti noi. Non diciamo fesserie, a noi la guerra non piace nemmeno a pronunciarla, figurarsi a farla. E le esperienze belliche, da un secolo a questa parte, ci hanno scottate le carni. Quindi, lasciamo stare.
Ma, in questo nostro “prudente” tirarci indietro, stiamo esagerando; stiamo andando oltre le aspettative degli stessi musulmani. Oggi, non solo abbiamo paura di frequentare certi luoghi dove si ritiene più probabile che avvengano attentati, non solo ogni mucchiu, come dice un proverbio salentino, ci pare turchiu (ogni cespuglio ci sembra un turco), retaggio delle invasioni e delle stragi subite dai turchi, ma stiamo rinunciando ad essere noi stessi da noi stessi, senza cioè che nessuno ce lo dica, ce lo ordini, ce lo imponga.
Io non credo che si possa tollerare, fin d’ora, senza aspettare altro tempo, che dei dirigenti scolastici, con la pretesa ragione di non offendere la sensibilità religiosa di chi cristiano non è – è palese il riferimento esclusivo ai musulmani – impediscano di praticare la religione cristiana a scuola, togliendo i crocefissi dalle aule, e impedendo la tradizione del presepe. Questi signori – si fa per dire – sono assolutamente inadeguati, non voglio dire altro, a svolgere il compito per il quale sono oggi strapagati; e nella maggior parte dei casi sono dei professori falliti e infingardi, diventati dirigenti con concorsi farsa. Chi lo dice ha quarant’anni di insegnamento negli istituti superiori e nei licei; e ne ha conosciuti che ne ha conosciuti! Non conosco il dirigente scolastico Marco Parma, dell’Istituto comprensivo Garofani di Rozzano in provincia di Milano, l’eroe laico che ha vietato di festeggiare il Natale nella sua scuola per non offendere i musulmani, e dunque non so chi sia. Ma le ragioni addotte ai suoi provvedimenti anticristiani puzzano di cacca, in ogni senso. Pare che abbia rimesso il mandato. Non ci sarebbe da meravigliarsi se invece fosse stato costretto a farlo. In ogni caso, plaudiamo.
L’assurdo è che mentre il Presidente della Repubblica Mattarella, il Presidente del Consiglio Renzi, Hollande, la Merkel, Obama, Cameron e tutti insistono nel mantra che dobbiamo fare quello che abbiamo sempre fatto, e cioè cantare, ballare, gioire, riempire gli stadi, i ristoranti, i teatri, mangiare e bere e fare i gaudenti secondo il nostro costume di divertirci ed essere felici, per non darla vinta a chi ci vuole spav entare e far cambiare vita, degli oscuri dirigenti scolastici, ma dal potere enorme, ci dicono che non possiamo più essere cristiani se non di nascosto, nelle catacombe di casa.
Questa rinuncia alla propria cultura, ai propri costumi, alla propria identità per non offendere la sensibilità di stranieri, che dovrebbero inserirsi proprio attraverso la condivisione delle nostre leggi e della nostra cultura, è aberrante; è qualcosa che va combattuta subito e stroncata immediatamente, senza pietà e misericordia. Lo Stato non deve preoccuparsi di sembrare autoritario se dirama, attraverso i suoi ministeri, disposizioni ad estendere il nostro essere italiani ed europei anche osservando le nostre abitudini religiose. E se ci sono dei dirigenti scolastici e dei professori che non condividono, essi se ne devono andare, devono fare un altro lavoro; ma non possono in alcun modo sottrarsi a dei doveri civici, morali, e non voglio dire patriottici per non apparire inutilmente vintage.
Nella mia esperienza di vita ho vissuto e studiato a Berna per due anni, dai quindici ai diciassette anni; frequentavo la scuola pubblica e il giorno che c’era religione, sempre la prima ora, siccome lì erano protestanti, noi cattolici entravamo in classe l’ora successiva. E comunque eravamo tutti cristiani.

Oggi il vero pericolo che corriamo noi in Italia non è tanto quello degli attentati fragorosi e sanguinosi, che pure c’è, ma quello portato in maniera subdola, silenziosa, strisciante, di questi pseudoilluministi, che ammantano di nobili propositi la loro rivoltante pusillanimità.          

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