Con papa Francesco non doveva
accadere; invece è accaduto. Lo scandalo dei documenti trafugati e pubblicati
in due libri è come un treno che viaggia su un binario predisposto per l’alta
velocità. Sono documenti riservati che riguardano le attività amministrative
del Vaticano. Ma il profano dei soldi si intreccia col sacro dei sacramenti ed
è difficile separare le due cose.
Le anomalie incominciarono
durante il Sinodo sulla famiglia. Da noi – disse papa Francesco in apertura –
non è come nel parlamento, qui non si fanno compromessi.
Chiara l’antifona: metteva le
mani avanti il Papa perché tutto si svolgesse nell’ordine da lui desiderato e
sortisse il risultato da lui sperato; un risultato che tutti sapevano qual era,
che in tanti però erano intenzionati a non fargli raggiungere.
Il Sinodo per la famiglia ha di
fatto spaccato la Chiesa.
Si è visto quel che è successo, mentre il Sinodo era in
svolgimento, un prete omosessuale ha esibito il suo compagno, tredici cardinali
hanno scritto una lettera al Papa facendola conoscere alla stampa perché non si
transigesse sui sacramenti, poi la rivelazione di una presunta – presunta? –
malattia del Papa. Insomma, non è accaduto nel Sinodo quel che accade in
parlamento; è accaduto di peggio.
Alla fine Francesco l’ha spuntata
con un solo voto in più della maggioranza richiesta, facendo ricordare agli
italiani certi voti in Senato durante i governi Prodi e Berlusconi, quando il
governo aveva l’anima tra i denti e aveva bisogno di un voto in più e alcuni
senatori a vita, ancorché moribondi, con tutto il rispetto, si presentavano in
aula per darglielo.
Diciamola tutta. Che dei
cattolici divorziati possano accedere ai sacramenti pare anche a noi,
miscredenti, cosa buona. Che colpa può avere un coniuge se l’altro è un
fetentone, al punto da rendere impossibile la convivenza? Perché, allora, non
consentirgli di avvicinarsi al Signore, nel quale crede e nel quale ripone la
speranza di una vita più serena? Ma sappiamo tutti che i sacramenti per la
religione cristiana non sono disponibili a revisioni, come lo sono i regolamenti
condominiali. Concedere la comunione ad un divorziato o ad una divorziata sarebbe
come se il vescovo di quella diocesi pronunciasse per l’uno una sentenza di
assoluzione e per l’altra di condanna; o
viceversa.
Lo scandalo cosiddetto Vatileaks
2 è una cosa diversa, ben più seria e ben più grave, come lo ha ammesso perfino
il Presidente della Cei cardinal Bagnasco. I due libri usciti in contemporanea,
Avarizia di Emiliano Fittipaldi, e Via Crucis di Gian Luigi Nuzzi, che
pubblicano e spiegano i documenti trafugati, veicolano mali così gravi che è
improbabile si possa dire di loro che non tutti vengono per nuocere. Questi
mali nuocciono, altro che.
Il Papa, pur visibilmente
amareggiato, ha ostentato sicurezza. Ma se è vero che rappresenta la tanto
attesa rivoluzione della chiesa cattolica, una sorta di Fidel Castro o di Che
Guevara della situazione, dove sono i barbudos?
Se avanza – se è vero che avanza – perché i suoi vescovi, i suoi cardinali non
lo seguono? Si ha l’impressione che tutti abbiano paura di seguirlo forse
perché incominciano a credere che la sua esperienza pontificia possa volgere al
termine a breve o che la sua più volte conclamata riforma non porti a nulla.
Lui, da quel politico che è – lo
è per istinto, come ogni buon politico – l’ha messa sul… politico. Vogliono
impedirmi di portare a termine la riforma della Chiesa, ma non mi fermeranno.
Sembra Renzi quando se la piglia coi gufi.
Non so se questo Papa sia colto o
meno, raffinato o meno. A vederlo e a sentirlo non si direbbe. Lo si sente poco
citare i padri della Chiesa. Mai che citi Paolo, mai che citi Agostino o
Tommaso. Agostino soprattutto gli sarebbe utile, in particolare il De Civitate Dei. Dove Agostino spiega
che l’impero romano non cade per colpa dei cristiani, come pure si diceva, ma
perché qualsiasi struttura che non si conformi alla Civitas Dei è destinata a
finire, prima o poi. Se la Chiesa di Pietro o di Francesco, di Benedetto o di
Giovanni, di Paolo o di Pio o di chiunque altro non finisce, è perché rispetta
le due dimensioni, si conforma alla Jerusalem
celeste per gli affari spirituali ma fa i conti con la Babilonia infernale per quelli materiali. Nel momento in cui
Francesco riduce la Chiesa ad una sola
dimensione, nell’illusione di trasferire sulla Terra la Città celeste, avvia un
processo di disfacimento della Città terrena, che è condizione dell’altra. E’
mondano il lusso dell’attico del cardinal Bertone esattamente quanto Santa
Marta di Francesco, quanto la Porziuncola di Francesco, quello d’Assisi, l’uno,
l’altra e l’altra indulgono alla materialità: o per il fasto e il lusso, o per
la povertà e l’indigenza.
Non è peccato sedere su un trono
d’oro, è peccato distruggere quel trono, se questo è utile alla salvezza
materiale e spirituale degli uomini tutti.
Quel che si percepisce,
propaganda a parte, è che il papato di Francesco non è la correzione di un
cammino sbagliato concluso da Benedetto XVI con le sue dimissioni – fatto
estremamente grave! – ma un’altra fase
di travaglio per la Chiesa.
Ad un papa dimissionario è seguito un papa missionario; ma il
Papa non deve essere né l’uno né l’altro. Una missione peraltro tutta politica.
Francesco non parla di peccati, ma di reati. Il suo orizzonte è sindacale, se
si mettesse in tuta sarebbe da preferire alla Camusso. L'ultima è di questi giorni: gli insegnanti sono operai malpagati, lo Stato non ha interesse per l'educazione.
Ci ritroviamo con un
papa che ha trasferito nel cuore dell’Occidente europeo e cristiano le
arretratezze sudamericane, da intendersi non solo nella loro dimensione materiale,
ma anche e soprattutto spirituale.
Lo slogan “una chiesa povera per
i poveri” è un colossale nonsense.
Per essere utili ai poveri bisogna essere ricchi. Io in Chiesa non vado, ma
vado con la Chiesa quando aiuta concretamente i poveri, ammonisce i potenti, tuona
contro i violenti, condanna i malvagi e dice chiaramente all’individuo ciò che
è peccato da ciò che non lo è. La Chiesa deve fare la Chiesa. Per questo le
destino il mio otto per mille; nonostante i tanti abati di Montecassino!
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