domenica 2 agosto 2015

Renzi mentos cool


Da qualche giorno la Rai manda in onda la pubblicità di “Mentos Cool”, la marca di una caramella per l’alito fresco. Un ragazzino, dal volto buono, assume una caramellina “Mentos Cool” e si trasforma subito in una specie di superman, che sa fare tutto, acrobazie in bicicletta, suonare il sax, spezzare dei mattoni con un colpo di karatè e cadere in una piscina dall’alto di un trampolino impattando un materassino gonfiato, che sta lì quasi ad attenderlo; il tutto nel tripudio di donnette che lo applaudono estasiate. Un guappetto, intorno al quale tutto sembra esistere e ruotare funzionalmente per servirlo.
Non ci vuole molto per associare il ragazzino-guappetto di Mentos Cool a Matteo Renzi e il pubblico che lo segue ammirato al suo governo. Uno spot un po’ maschilista, a dire il vero, con tutte quelle stupide di donne che sembrano svenire ammirandolo. Una macchietta formidabile. Irrita un po’ meno dell’originale a cui si è ispirato l’autore (o l’autrice?), ma non si può pretendere tutto.
Come e perfino peggio che nella dittatura fascista, l’unica opposizione al regime democratico viene dalla satira e dalla pubblicità in forma di satira: ieri Petrolini, oggi gli imitatori e gli autori di spot televisivi.
Qualche tempo fa Sabino Cassese, ex giudice costituzionale, sul “Corriere della Sera” paragonò Renzi al comico Jacques Tati. A me, francamente, ricorda, per come lo fa Maurizio Crozza, Jerry Lewis de “Il nipote picchiatello” nel film con Dean Martin.
Insomma, facciamola corta. Solo un paese come il nostro, aperto a tutto e a tutti, avrebbe consentito e mantenuto al governo uno come Renzi. Un capo del governo che in Italia fa ridere, qualche volta irrita; quando s’affaccia in Europa non lo caca nessuno. Perché in Europa ti considerano e per il paese che rappresenti e per la personalità politica e culturale che sei. Monti e Prodi, ma perfino Enrico Letta, erano personalità molto più serie ed autorevoli.
Va bene – si potrebbe obiettare – in un paese come ormai è ridotta l’Italia pure un cachiello come Renzi è passabile. Un paese, il nostro, dove stiamo ormai per essere lessati senza neppure accorgercene; ci passa sopra tutto. Un paese dove un Denis Verdini si stacca da Berlusconi e fonda una specie di formazione politica, Ala, col chiaro compito di appoggiare il governo Renzi. Il quale continua a proporre minchiate più e peggio di Berlusconi. E i frutti dell’ennesima acrobazia trasformistica non si fanno attendere: il Sen. Azzzollini del Ncd viene “graziato” dall’aula di Palazzo Madama dopo che la Commissione Parlamentare per le Autorizzazioni a Procedere lo aveva condannato all’arresto su richiesta dei pubblici ministeri.   
A Roma c’è un sindaco, Ignazio Marino, che nessuno vuole; e mentre si avvicina l’importante scadenza del Giubileo, nulla è stato ancora fatto. In Sicilia il governatore regionale, Rosario Crocetta, si comporta in modo tale da ipotizzare provvedimenti clinici prima ancora che politici. A Fiumicino un incendio doloso manda in tilt il più importante aeroporto d’Italia e si scatena il disordine generale. A Roma le vetture delle metropolitane non hanno l’aria condizionata; molte sono fuori uso e la gente deve spintonarsi e aggredirsi per rimediare un posto, mentre per il caldo si lasciano aperte le porte dei vagoni. Per le strade di Roma cumuli di immondizie si lasciano fotografare come nuovi souvenir. Qualche settimana fa non funzionò, sempre a Roma l’ascensore della metropolitana e morì un bambino. A Pompei sciopera il personale degli scavi con centinaia e migliaia di turisti impediti dal visitarli.
Cazzullo, a cui affiderei la revisione in senso moderno del libro “Cuore”, in un fondo sul “Corriere della Sera” – ma ha ancora un direttore? – piativa comprensione: in fondo l’Italia non è poi quello che gli Americani e i Francesi dicono sui loro giornali; un paese che noi non avremmo difficoltà a definire di merda. Ma è mai andato Cazzullo in Svizzera, in Austria, in Germania, in Francia, in un paese dell’Europa vera per vedere come vivono gli abitanti di quei paesi? Di che…cazzullo parla? In un paese serio e moderno ogni cittadino è il poliziotto di se stesso e ogni poliziotto è il cittadino di se stesso. Questa è la grande differenza tra noi, abituati a sorbirci tutto, e gli Europei centro-settentrionali. Non è questione di episodi, è questione di mentalità, di cultura, di costume, di abitudini; posso dire di razza? Lo dico!       
Sappiamo tutti che cosa fece l’Italia di Prodi per aggiustare le cose e consentire all’Italia di entrare in Europa con le cose apposto, coi conti in ordine. E tutti contribuimmo perfino con una tassa, che poi ci fu in parte restituita. Sappiamo tutti che cosa ci impone l’Europa con le sue normative, perfino sulla misura delle vongole, e ci costringe a pensarla su molte cose come la pensano a Bruxelles o a Copenhagen. Ma  come si fa ad essere Europei con tante associazioni criminali che imperano sul territorio, ormai nazionale; come si fa ad essere Europei con una mentalità cialtrona, i cui effetti si vedono ogni giorno e in tutti i settori della vita locale e nazionale.

L’Europa ti minaccia di espellerti dalla Comunità per debiti, ma non fa nulla, a parte qualche minaccia e qualche condanna, per patenti violazioni nel costume di vita politica e sociale. E lascia che il “giardino d’Europa”, così lo chiamavano Dante e Petrarca, stia in mano ad un giardiniere che non capisce nulla se non quello di pavoneggiarsi, di minacciare gratuitamente, e di porsi come modello per la satira e il cazzeggio.   

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