Da qualche giorno la Rai manda in
onda la pubblicità di “Mentos Cool”, la marca di una caramella per l’alito
fresco. Un ragazzino, dal volto buono, assume una caramellina “Mentos Cool” e
si trasforma subito in una specie di superman, che sa fare tutto, acrobazie in
bicicletta, suonare il sax, spezzare dei mattoni con un colpo di karatè e cadere
in una piscina dall’alto di un trampolino impattando un materassino gonfiato,
che sta lì quasi ad attenderlo; il tutto nel tripudio di donnette che lo applaudono
estasiate. Un guappetto, intorno al quale tutto sembra esistere e ruotare
funzionalmente per servirlo.
Non ci vuole molto per associare
il ragazzino-guappetto di Mentos Cool a Matteo Renzi e il pubblico che lo segue ammirato al
suo governo. Uno spot un po’ maschilista, a dire il vero, con tutte quelle
stupide di donne che sembrano svenire ammirandolo. Una macchietta formidabile.
Irrita un po’ meno dell’originale a cui si è ispirato l’autore (o l’autrice?), ma
non si può pretendere tutto.
Come e perfino peggio che nella
dittatura fascista, l’unica opposizione al regime democratico viene dalla
satira e dalla pubblicità in forma di satira: ieri Petrolini, oggi gli
imitatori e gli autori di spot televisivi.
Qualche tempo fa Sabino Cassese,
ex giudice costituzionale, sul “Corriere della Sera” paragonò Renzi al comico
Jacques Tati. A me, francamente, ricorda, per come lo fa Maurizio Crozza, Jerry
Lewis de “Il nipote picchiatello” nel film con Dean Martin.
Insomma, facciamola corta. Solo
un paese come il nostro, aperto a tutto e a tutti, avrebbe consentito e
mantenuto al governo uno come Renzi. Un capo del governo che in Italia fa
ridere, qualche volta irrita; quando s’affaccia in Europa non lo caca nessuno.
Perché in Europa ti considerano e per il paese che rappresenti e per la personalità
politica e culturale che sei. Monti e Prodi, ma perfino Enrico Letta, erano
personalità molto più serie ed autorevoli.
Va bene – si potrebbe obiettare –
in un paese come ormai è ridotta l’Italia pure un cachiello come Renzi è
passabile. Un paese, il nostro, dove stiamo ormai per essere lessati senza
neppure accorgercene; ci passa sopra tutto. Un paese dove un Denis Verdini si
stacca da Berlusconi e fonda una specie di formazione politica, Ala, col chiaro
compito di appoggiare il governo Renzi. Il quale continua a proporre minchiate
più e peggio di Berlusconi. E i frutti dell’ennesima acrobazia trasformistica
non si fanno attendere: il Sen. Azzzollini del Ncd viene “graziato” dall’aula di
Palazzo Madama dopo che la Commissione Parlamentare per le Autorizzazioni a
Procedere lo aveva condannato all’arresto su richiesta dei pubblici
ministeri.
A Roma c’è un sindaco, Ignazio
Marino, che nessuno vuole; e mentre si avvicina l’importante scadenza del
Giubileo, nulla è stato ancora fatto. In Sicilia il governatore regionale,
Rosario Crocetta, si comporta in modo tale da ipotizzare provvedimenti clinici
prima ancora che politici. A Fiumicino un incendio doloso manda in tilt il più
importante aeroporto d’Italia e si scatena il disordine generale. A Roma le
vetture delle metropolitane non hanno l’aria condizionata; molte sono fuori uso
e la gente deve spintonarsi e aggredirsi per rimediare un posto, mentre per il
caldo si lasciano aperte le porte dei vagoni. Per le strade di Roma cumuli di
immondizie si lasciano fotografare come nuovi souvenir. Qualche settimana fa
non funzionò, sempre a Roma l’ascensore della metropolitana e morì un bambino.
A Pompei sciopera il personale degli scavi con centinaia e migliaia di turisti
impediti dal visitarli.
Cazzullo, a cui affiderei la
revisione in senso moderno del libro “Cuore”, in un fondo sul “Corriere della
Sera” – ma ha ancora un direttore? – piativa comprensione: in fondo l’Italia
non è poi quello che gli Americani e i Francesi dicono sui loro giornali; un paese
che noi non avremmo difficoltà a definire di merda. Ma è mai andato Cazzullo in
Svizzera, in Austria, in Germania, in Francia, in un paese dell’Europa vera per
vedere come vivono gli abitanti di quei paesi? Di che…cazzullo parla? In un
paese serio e moderno ogni cittadino è il poliziotto di se stesso e ogni
poliziotto è il cittadino di se stesso. Questa è la grande differenza tra noi,
abituati a sorbirci tutto, e gli Europei centro-settentrionali. Non è questione
di episodi, è questione di mentalità, di cultura, di costume, di abitudini;
posso dire di razza? Lo dico!
Sappiamo tutti che cosa fece
l’Italia di Prodi per aggiustare le cose e consentire all’Italia di entrare in
Europa con le cose apposto, coi conti in ordine. E tutti contribuimmo perfino
con una tassa, che poi ci fu in parte restituita. Sappiamo tutti che cosa ci
impone l’Europa con le sue normative, perfino sulla misura delle vongole, e ci
costringe a pensarla su molte cose come la pensano a Bruxelles o a Copenhagen.
Ma come si fa ad essere Europei con
tante associazioni criminali che imperano sul territorio, ormai nazionale; come
si fa ad essere Europei con una mentalità cialtrona, i cui effetti si vedono
ogni giorno e in tutti i settori della vita locale e nazionale.
L’Europa ti minaccia di
espellerti dalla Comunità per debiti, ma non fa nulla, a parte qualche minaccia
e qualche condanna, per patenti violazioni nel costume di vita politica e
sociale. E lascia che il “giardino d’Europa”, così lo chiamavano Dante e
Petrarca, stia in mano ad un giardiniere che non capisce nulla se non quello di
pavoneggiarsi, di minacciare gratuitamente, e di porsi come modello per la
satira e il cazzeggio.
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