L’ultima ce la offre la stampa di
questi primi giorni d’agosto. Una consigliera comunale di Manduria, Sandra
Dicursi, si fa riprendere mentre fa il saluto romano insieme con altre persone
e carica la foto sul suo profilo facebook con la scritta “Se ci fosse il
Duce!”. Apriti cielo, si è scatenata la canea antifascista. Canea…canea,
sissignori! Esiste una canea antifascista più stupida di quella fascista dei
tempi del Duce.
Dato per scontato l’intento
provocatorio ed esibizionistico del soggetto, come ormai accade sui social,
specialmente con donnette stupide e maschietti idioti, il gesto della Dicursi
offre l’opportunità di fare una piccola riflessione sul fascismo e
l’antifascismo.
Come ognuno sa o dovrebbe sapere
il fascismo fu un regime che durò circa vent’anni, il Ventennio per eccellenza.
Come accade per ogni fatto della storia e per ogni prodotto della natura ebbe
diverse fasi, nel corso delle quali si caratterizzò per cose buone, per altre
meno buone e per altre ancora decisamente cattive e nefaste. Non ci sono prove
che il consenso che ebbe, certificato dagli storici, fosse coatto, imposto con
minacce e torture. Diciamo che essere fascista durante il fascismo era comodo,
bello e produttivo. Via, siamo un popolo esperto di venti e di direzioni da farla
pure a Eolo, il dio dei venti.
Non si può avere perciò sul
fascismo un giudizio complessivo e totale né in senso positivo né in senso
negativo. Nella storia ci sono fenomeni che non si discostano minimamente da
quelli naturali. Per cui può anche non piacere un fenomeno politico, come può
non piacere il freddo o il caldo eccessivi, ma non si possono eliminare;
possono solo passare, e passano.
Si può essere fascisti per quanto
di buono fece il fascismo dal 1922 al 1938 e antifascisti per quanto fece di
cattivo dal 1938 al 1945. Né le cose buone devono indurre a considerar buone
anche le cattive; né le cattive a considerar cattive anche le cose buone. Mi
scopro inventore dell’acqua calda; ma in Italia simili invenzioni vanno per la
maggiore.
Lo Stato sociale, lo Stato
industriale, lo Stato garante dell’ordine, della giustizia e dell’efficienza,
le grandi opere pubbliche, la fondazione di numerose città, relativamente ai
tempi e a come questi lo consentivano, sono aspetti ormai universalmente
riconosciuti come non buoni, ma ottimi. Poi ci furono le restrizioni di
libertà, le leggi razziali e la guerra; e questi aspetti non si può
considerarli che pessimi, sempre in rapporto ai tempi e ai modi.
Per quanto riguarda gli aspetti
buoni del fascismo, gli antifascisti totali vorrebbero cancellarne perfino le
insegne e i simboli materiali, la paternità, non potendo cancellare la storia, per
poter accreditare un’immagine del fascismo interamente negativa e basta. Ogni
tanto tornano a voler cancellare i fasci e le scritte da quel monumento o da
quell’edificio. Per questa gente non si deve concedere al fascismo nulla che
possa in qualche modo restituirgli un minimo di positività. Questo è
l’atteggiamento degli antifascisti, più totalitari dei fascisti. Non inganni i
nomi di noti buonisti alla Cazzullo, che sostengono simili cazzullate. Propongo
formalmente di sostituire la parola minchiata con cazzullata. Quando il
fascismo o l’antifascismo non sono ragionati, delle due l’una: o lo si è fatto
proprio inconsapevolmente per idiozia e conformismo o per consapevole ricerca
di carriere e prebende. Non saprei dire di Cazzullo e compagni. Così, su due
piedi Cazzullo mi sembra fifty-fifty.
Per quanto riguarda, invece, gli
aspetti negativi, leggi razziali e guerra – altro discorso va fatto sulla
libertà – va detto senza equivoci che furono scelte sbagliatissime; anche a
voler fare a meno del senno del poi. Le leggi razziali, specificamente rivolte
contro gli ebrei, furono un danno per l’Italia, perché gli ebrei saranno pure
odiosi per quello che è il loro stereotipo ma sono persone valide, eccellenti,
lavorano e producono ad ogni livello e in ogni settore, sono la ricchezza del
paese che li ospita. Chi li ha perseguitati nella storia non ha fatto una bella
fine. Gli ebrei erano italiani a tutti gli effetti e andavano difesi come ogni
altro connazionale, direi che per alcuni di essi si poteva anche menar vanto di
averli tra gli italiani più illustri. Quindi l’averli perseguitati fu un errore
e un orrore imperdonabili. La guerra non andava fatta, anche se non è facile
rimanere fuori da un conflitto mondiale, salvo a scegliersi uno spazio di
subalternità, i cui riflessi vanno a ricadere in ogni altro settore della vita
e primo fra tutti quello economico. Ma non andava fatta perché il governo
doveva sapere che non eravamo in grado di farla; sapeva che noi italiani
venivamo da una serie di guerre perse per patente incapacità di farle. Se si
esclude la Grande Guerra ,
vinta anche e soprattutto per la scelta della coalizione, le altre sono state
un fallimento seriale.
Il fascismo e l’antifascismo tuttavia
– e qui veniamo al nodo della questione – non sono solo fatti, sui quali si
dovrebbe semplicemente valutare sulla base dell’accaduto, ma sono anche e
soprattutto modi di pensare, di concepire i rapporti sociali, l’organizzazione
dello Stato, della Nazione e della Società. La libertà, si diceva. Ecco, qui è
più soggettivo lo stare da una parte o dall’altra, per pura indole e per la sua
declinazione col vissuto; fermo restando che quando un qualsiasi regime si
forma è perché la realtà lo consente. Voglio dire che se giunge un regime di
tipo fascista – Se ci fosse il Duce! – il paese è ormai in maggioranza
fascista, le cose stanno in un modo tale che esse richiedono quel tipo di
governo.
Per tornare alla provocazione
della consigliera Dicursi, che cosa ha voluto dire con quel suo gesto?
Stupidità ed esibizionismo a parte, di cui si diceva in apertura, semplicemente
che nel paese si avverte sempre più il bisogno di un governo che garantisca
l’ordine e l’efficienza, l’onestà e la giustizia. C ’è a chi non piacciono queste cose?
E’ normale, ma il paese sta per non poterne più di tanta superficialità
amministrativa, di tanto malcostume, di tanta giustizia politicizzata, di tanto
pecorume francescano, di tanto disordine anche spicciolo e diffuso. Lanciare un
allarme oggi, sia come sia, vale assai di più di un impegno più drammatico domani.
Brava, perciò, la Dicursi!
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