Come volevasi dimostrare: per la
sconcezza romana dei funerali rom-mafiosi non paga nessuno, ma – e non si
vergognano di dirlo – da questo momento promettono che non accadrà più.
Non accadrà più? Ma siamo proprio
dei coglioni! E che significa? I provvedimenti non riguardavano il futuro,
riguardavano il passato; da sanzionare era l’accaduto. Che non debba accadere
più è una minchiata, una frase fatta che non significa nulla.
Vogliamo che i responsabili
paghino. In uno Stato, che voglia considerarsi tale, la punizione è terapeutica.
Paghi il responsabile e non c’è bisogno neppure di dirlo, che non accadrà più.
Se qualcuno paga, altri saranno bene attenti a non mettersi nelle stesse
condizioni. Se, invece, mai nessuno paga, tutti si sentono autorizzati a
strafottersene.
Ma lo assicura il Prefetto
Gabrielli, lo assicurano tutti: sindaco, ministro, questore, comandante dei
vigili urbani, tutti, ma proprio tutti, in un coro da far invidia a quello
verdiano del Nabucco!
Roba da idioti. Idioti non quelli
che le dicono e che le fanno queste cose; idioti noi, cittadini italiani, che
le subiamo come tante pecore fesse.
In un paese dove la cialtroneria è
diffusa al pari dell’arte e la delinquenza organizzata si confronta con la
civiltà millenaria del diritto si esclude per scelta ideologica ogni e
qualsiasi punizione. Qualunque cosa faccia uno, non è passibile di niente, a
nessun livello. Siamo i talebani del cialtronismo, l’Isis della balordaggine, la
Jihad del perdonismo. Gesù Cristo deve sembrare un boia implacabile al nostro confronto.
Dovrebbe montare una rabbia
punitiva negli italiani da invocare punizioni esemplari e castighi chirurgici,
solo per avviare un principio di sanatoria civile; e invece si continua
imperterriti con la cultura dell’irresponsabilità, del non è successo niente,
del mo’ faccia Dio, del non accadrà più. Assurdo e paradossale nel suo
elementare infantilismo pensare di mettere le cose a posto con la nomina di un
altro commissario all’ordine pubblico; come se finora tutto fosse stato
lasciato al disordine e al fai da te. Non perché qualcuno non abbia fatto il
suo dovere, ma perché nessuno sa cos’è il dovere, perché qui, in Italia, è
vietato vietare, è proibito vigilare, è assolutamente esclusa ogni possibilità
di chiedere un rendiconto, per il quale si è stipendiati e avviati a splendide
carriere e spesso a laute pensioni.
In questa incredibile deriva
morale ci sono gli ideologi dell’imbecillità eretta a sistema culturale. Sono i
professionisti dell’invettiva inutile, del colpo a salve, del tanto rumore per
nulla, del paradosso per animare insulsi talk-show, con quel campione
inossidabile che è Vittorio Sgarbi.
E’ un paese irredimibile. A
Natale ci sono dirigenti scolastici che non vogliono allestire il presepe per
non offendere i musulmani. Ogni tanto qualcuno si rivolge all’Europa per
togliere il Crocefisso dai locali pubblici. C’è gente che invoca per i marò
italiani l’impiccagione. Ci sono preti che modificano inni e canzoni patriottici
troppo spinti verso l’eroismo militare. In Alto Adige non si celebra la Grande Guerra per
non offendere gli altoatesini che si considerano ancora sudtirolesi e cittadini
austriaci. Non si studiano più quegli autori della letteratura italiana che
risultano oggi dissonanti con lo spirito odierno.
E questo lo consideriamo un paese
serio? Una nazione? Uno Stato? O non è, per caso, la repubblica delle banane,
dove ogni tanto si fa finta di indignarsi per rivendicare un’improbabile
dignità?
Quanto accaduto a Roma capitale –
capitale delle banane – non doveva indignare nessuno, doveva semplicemente far
scattare automatiche dimissioni dei signori ministro dell’interno, sindaco di
Roma, prefetto, questore e comandante dei vigili urbani. In un paese serio
quello che era accaduto non sarebbe accaduto ma se per remota ipotesi fosse
accaduto ci sarebbero state automaticamente le autopunizioni. Ma aggiungo, in
un paese serio – e il nostro non lo è – ci sarebbe stata una autorità superiore
che sarebbe intervenuta per mettere le cose a posto. Ma in Italia parlare di
autorità è apologia di fascismo, è negazione di democrazia, è offesa alla
libertà.
Ora, a pagare – ma con un po’ di
fumo negli occhi – sono solo i Casamonica, i quali un po’ per tradizione rom un
po’ per jattanza mafiosa si sono fatto con le loro esagerazioni un colossale
autogol. Intendiamoci, nemmeno loro pagheranno come dovrebbero; non si capirebbe
perché finora nonostante gli arresti e i sequestri di beni e di soldi sono
ancora lì a fare i re di Roma, sia pure in compagnia di altri tre o quattro
loro pari. E’ probabile che qualche “reprimenda” la subiranno proprio dai loro
consimili per aver rotto la pax mafiosa.
Vedrete, passata la festa, gabbato il santo. Tutto tornerà come prima,
fino al prossimo sfregio civile. Accadrà, accadrà ancora di vedere in Italia
spettacoli simili e peggio, perché in questo paese “cosa fatta capo ha” –
diceva Malaparte, ma capo di che?
Nessun commento:
Posta un commento