domenica 29 marzo 2015

Il tiro alla fune tra Berlusconi e Fitto danneggia la Puglia


La gente di destra, genericamente intesa, comunque che vota a destra, si chiede come andrà a finire tra Berlusconi e Fitto o meglio tra Fitto e Forza Italia. E’ una sorta di tiro alla fune, o tutti da una parte o tutti dall’altra, sportivamente, ma la fune alla fine potrebbe spezzarsi e allora tutti a gambe all’aria. La metafora legge immediatamente la realtà: si spezza o no?
La gente se lo chiede perché vorrebbe recarsi alle urne e votare alla scadenza elettorale per le Regionali. E’ sbagliato pensare che la gente non voglia più votare, che si è stancata di farlo, che è schifata, come ormai certo populismo di maniera vorrebbe. Il voto è il solo strumento che il cittadino ha a disposizione per contare qualcosa; se vi rinuncia gli resta il giogo sulla cervice che lo costringe a camminare guardandosi i piedi.
Per come si sono messe le cose, la fune tirata da una parte da Berlusconi e dall’altra da Fitto non potrà che rompersi, anche perché gli strappi che ha subito in quest’ultimo anno e soprattutto in questi ultimi mesi di preparazione della campagna elettorale sono stati tanti e tali che se pure dovesse reggere non servirà a lungo. Alle ragioni politiche si sono aggiunte quelle personali, che, benché in soggetti politicamente adulti ed esperti, un qualche lascito progressivamente usurante lo hanno marcato. Qui da noi non si offende la famiglia, è colpa imperdonabile; e Berlusconi lo ha fatto nei confronti di quella del rivale Fitto. 
Fitto, dunque, dovrebbe presentarsi alle elezioni con le sue liste. Con quali probabilità di successo è tutto da vedersi. La situazione di conflittualità interna, che di fatto divide Forza Italia, potrebbe nuocere a ciascuno dei due candidati e avvantaggiare Emiliano, candidato dello schieramento di centrosinistra. Senonché anche a sinistra non sono pochi i problemi interni, anche se in questo schieramento si è più abituati a trovare l’accordo pur di vincere le elezioni. A lume di naso se in Forza Italia non si giunge ad un ricompattamento l’esito delle elezioni è scontato.  
La sfida in Forza Italia, dentro o fuori di essa, anche nervosa per molti aspetti, assume importanza per due ragioni. La prima sul piano nazionale; la seconda su quello regionale. Sul piano nazionale appare – e non da ora – che Berlusconi voglia fare come il personaggio protagonista de “La roba” di Giovanni Verga, il povero arricchito Mazzarò, il quale, giunto al termine dei suoi giorni, prende un bastone e incomincia a colpire quanto gli capita a tiro, urlando “roba mia, vienitene con me”, non volendo lasciare ad altri il frutto dei suoi sudori. E’ significativo che molti, sia per approvare sia per stigmatizzare un simile comportamento, dicano che Forza Italia è il partito suo personale e che pertanto se non è giusto è normale che venga usato a suo interesse o vantaggio. Chi gli sta attorno e lo sostiene in questa procedura liquidatoria non lo fa perché convinto che abbia ragione ma solo per calcolo, per posizione vantaggiosa acquisita. Ma se Forza Italia non aveva respiro ai suoi dì migliori, figurarsi oggi. Fitto, certo ormai, che per Berlusconi restano giorni di perdurante sofferenza politica e giudiziaria, si è posto come “ricostruttore”. Un ruolo direi talmente importante e scontato che se non ci fosse bisognerebbe inventarlo; però gli viene contestato dagli epigoni berlusconiani settentrionali. A torto? A ragione? Un po’ e un po’. Si può capire. Stiamo parlando di politica, dove tutto è di tutti.
Quelli che hanno sicuramente torto – parlo dei berlusconiani – sono i pugliesi, i quali in questo tiro alla fune stanno facendo il gioco sia di Berlusconi e sia dei suoi successori settentrionali. In questo senso la sfida è importante sul piano regionale.
Non conosco Vitali, l’attuale responsabile regionale di Forza Italia; ma se la storia non passa invano e lascia sempre qualche indicazione di percorso e qualche testimonianza, c’è da pensare che tanta fedeltà al signore di Arcore crea qualche dubbio. Per carità, nessuna allusione, né piccola né grande, ma solo una riflessione generale. Tutti,  dai più grandi ai più piccoli sostenitori di Berlusconi, da Previti a Lavitola, da Tarantini a De Gregorio, dalla Minetti alla Ruby, da Emilio Fede a Lele Mora, hanno lasciato da dove sono passati una trascina non proprio di fiori né di opere di bene.
Comunque si vogliano valutare le cose berlusconiane, i suoi fedeli pugliesi stanno arrecando un danno alla loro terra, i cui interessi non possono coincidere con quelli di Berlusconi, né possono essere demandati ad altri che non siano pugliesi. Forza Italia oggi può fare davvero poco per l’Italia, pochissimo per le regioni settentrionali, nulla per quelle meridionali. E’ una constatazione di fatto, che va oltre i torti e le ragioni dei singoli. Di qui la necessità di ricostruire in loco qualcosa di importante per ripartire. Sarebbe stato preferibile ripartire con un partito di dimensione nazionale come Forza Italia, ma in considerazione del fatto che questo partito ormai è uno strumento politico di pressione o di contrattazione personale di Berlusconi, allora non si può remare contro chi sta cercando di ridare all’elettorato di centrodestra la ragione e l’entusiasmo per andare a votare.

Se, per remota e disgraziata ipotesi, di qui alle elezioni, non si dovesse trovare una soluzione produttiva, allora sì che i pugliesi potrebbero arrabbiarsi. E’ già accaduto, sia pure a livello comunale, che per i contrasti tra vari personaggi o correnti si è giunti alle elezioni del tutto impreparati, senza liste e senza niente, lasciando intere realtà comunali senza rappresentanza politica, con gravissimo danno non solo dell’elettorato di centrodestra ma anche delle stesse istituzioni, deprivate di una componente essenziale di dibattito e di confronto. Che accada in campo regionale è improbabile, ma se si giunge in ordine sparso il risultato è pressoché lo stesso.       

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