domenica 15 marzo 2015

Monumento a Vanini: dietro la maschera


Taurisano avrà entro l’anno il suo monumento a Giulio Cesare Vanini, il filosofo condannato per ateismo dal Parlamento di Tolosa e dato al rogo a Tolosa il 9 febbraio 1619. Quest’anno ricorre il 430° anniversario della sua nascita, avvenuta tra gennaio e febbraio del 1585 a Taurisano.
E’ una maschera in bronzo, alta due metri, che riprende vagamente il volto di Vanini, quale è noto da due secoli a questa parte. Sarà collocata tra le due piazze centrali di Taurisano, fra loro contigue, Piazza Castello e Piazza Palazzo Vecchio; di fronte all’ingresso laterale della Chiesa Madre, intitolata alla Trasfigurazione. Insomma, tra maschera laico/demoniaca e trasfigurazione misterico/divina, sembra organizzato tutto da un’occulta regia.
L’autore è l’arch. Paolo Prevedini, milanese, che vinse due anni fa circa il relativo concorso di idee. La commissione giudicatrice gli assegnò il primo premio perché trovò il suo progetto interessante ed esteticamente allusivo dello stile del grande scultore polacco Igor Mitoraj.
Come sempre accade in circostanze del genere, sotto qualsiasi cielo, si sono accese le polemiche, per la verità non in maniera aperta e chiara. Chi potrebbe obiettare con motivazioni argomentabili preferisce seminare dubbi, sospetti e maldicenze, che altri, meno attrezzati culturalmente, fanno proprie nei modi e nei termini di chi sa solo gridare, insultare e minacciare. Si dice che il paese avrebbe bisogno d’altro che d’un monumento, che si sarebbe potuto affidare l’incarico ad un paesano piuttosto che ad un forestiero, che il monumento è in sé inquietante proprio nel suo essere una maschera, che l’ubicazione è infelice rivolta verso la chiesa e via elencando critiche e proposte alternative, come quella che forse sarebbe stato più opportuno fare un busto del Vanini più immediatamente riconoscibile o addirittura di fare, al suo posto, un monumento al duca Alessandro Lopez y Royo. Insomma, nihil novi. E’ necessaria, perciò, qualche puntualizzazione.
La prima è che all’esito di cui si discute si è giunti attraverso un concorso pubblico. L’Amministrazione comunale non poteva conferire a trattativa privata l’incarico per un’opera del genere, che, se è vero che costa appena 50.000,00 Euro è anche vero che per la trattativa privata non ricorrevano motivi d’urgenza, come vuole il regolamento comunale.
L’Amministrazione comunale ha osservato le tappe in maniera trasparente, coinvolgendo l’opinione pubblica, esponendo i vari progetti al pubblico per un tempo necessario a che tutti li vedessero, li osservassero, li conoscessero e li valutassero. Se ci fossero state delle contrarietà significative – e non ci sono state – l’Amministrazione, non essendo vincolata alla sua realizzazione, avrebbe potuto regolarsi diversamente da come si è poi regolata dando inizio all’esecuzione del progetto.
La maschera – ormai così è chiamato il monumento – ha una sua spiegazione ed una sua importanza.
La spiegazione. Si consideri che il volto di Vanini non è documentato, ma da due secoli è universalmente noto come quello realizzato dal Morghen (incisione per la “Biografia degli uomini illustri del Regno di Napoli”, Napoli, 1817), che è più o meno quello che si vede nella rivista “Mosaïque du Midi” (1837-38), e ripetuto dal Bortone (Lecce, busto in marmo, 1868), dal Maccagnani (Lecce, busto in marmo, 1888), dal Ferrari (Roma, medaglione alla base del monumento a Giordano Bruno, 1889), dal Minonni (Taurisano, busto in cemento, 1969). Una settecentesca incisione del Delsenbach del 1724, che si vede nella rivista “Neue Bibliothec”, propone un volto poco difforme dal più noto, non ha barba e capelli fluenti. Considerando tali circostanze, il prof. Giovanni Papuli, ordinario di Storia della Filosofia all’Università di Lecce e studioso vaniniano, disse nel corso di una riunione a Taurisano per l’ipotesi del monumento che forse sarebbe stato più opportuno realizzarlo alla filosofia di Vanini piuttosto che al di lui volto. La filosofia del Vanini, pur non essendo univoca nelle varie ipotesi interpretative, trova la sua espressione condivisa nel gioco retorico della simulazione-dissimulazione, messa in essere dal filosofo allo scopo di difendersi dalla censura delle autorità, occhiute e pronte a condannare. 
L’importanza. Un uomo e un intellettuale come Vanini, che percorre mezza Europa e finisce tragicamente la sua vita a Tolosa, diventato poi un caso culturale d’interesse mondiale, con un’infinità di studiosi sparsi in tutto il mondo, può essere considerato alla stregua di un piccolo personaggio paesano, come qualcuno vorrebbe ridurlo? Una sorta di poeta dialettale, dalle tematiche localistiche? No davvero. Sicché se oggi con Vanini e per Vanini si continua a parlare nel mondo anche di Taurisano, perché Taurisano deve sottrarsi a questa sua internazionalizzazione? Ben venga allora il milanese Prevedini, ben venga allora, indirettamente, il polacco Mitoraj, ben vengano tutte le connessioni possibili e immaginabili. Vanini è un personaggio del mondo, rappresenta motivazioni e aneliti universali. Taurisano sia perciò orgogliosa delle opportunità che le provengono dal suo cittadino più illustre, discusso, odiato e amato.

L’ubicazione al centro del paese è importante. E’ di fronte alla chiesa? E sia! Si consideri che non c’è luogo nei nostri paesi dove non ci siano presenze sacre, chiese o statue. A questo punto non dovremmo innalzare monumenti a nessuno che non fossero omologabili al cattolicesimo. Un Manzoni probabilmente sì, un Leopardi no. La coesistenza di sacro e profano è una risorsa culturale, un modello, che laddove è possibile realizzare porta all’educazione, alla tolleranza e alla libertà.                 

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