Taurisano avrà entro l’anno il
suo monumento a Giulio Cesare Vanini, il filosofo condannato per ateismo dal
Parlamento di Tolosa e dato al rogo a Tolosa il 9 febbraio 1619. Quest’anno
ricorre il 430° anniversario della sua nascita, avvenuta tra gennaio e febbraio
del 1585 a
Taurisano.
E’ una maschera in bronzo, alta
due metri, che riprende vagamente il volto di Vanini, quale è noto da due
secoli a questa parte. Sarà collocata tra le due piazze centrali di Taurisano, fra
loro contigue, Piazza Castello e Piazza Palazzo Vecchio; di fronte all’ingresso
laterale della Chiesa Madre, intitolata alla Trasfigurazione. Insomma, tra
maschera laico/demoniaca e trasfigurazione misterico/divina, sembra organizzato
tutto da un’occulta regia.
L’autore è l’arch. Paolo
Prevedini, milanese, che vinse due anni fa circa il relativo concorso di idee.
La commissione giudicatrice gli assegnò il primo premio perché trovò il suo progetto
interessante ed esteticamente allusivo dello stile del grande scultore polacco
Igor Mitoraj.
Come sempre accade in circostanze
del genere, sotto qualsiasi cielo, si sono accese le polemiche, per la verità
non in maniera aperta e chiara. Chi potrebbe obiettare con motivazioni
argomentabili preferisce seminare dubbi, sospetti e maldicenze, che altri, meno
attrezzati culturalmente, fanno proprie nei modi e nei termini di chi sa solo gridare,
insultare e minacciare. Si dice che il paese avrebbe bisogno d’altro che d’un
monumento, che si sarebbe potuto affidare l’incarico ad un paesano piuttosto
che ad un forestiero, che il monumento è in sé inquietante proprio nel suo
essere una maschera, che l’ubicazione è infelice rivolta verso la chiesa e via
elencando critiche e proposte alternative, come quella che forse sarebbe stato
più opportuno fare un busto del Vanini più immediatamente riconoscibile o
addirittura di fare, al suo posto, un monumento al duca Alessandro Lopez y
Royo. Insomma, nihil novi. E’
necessaria, perciò, qualche puntualizzazione.
La prima è che all’esito di cui
si discute si è giunti attraverso un concorso pubblico. L’Amministrazione
comunale non poteva conferire a trattativa privata l’incarico per un’opera del
genere, che, se è vero che costa appena 50.000,00 Euro è anche vero che per la
trattativa privata non ricorrevano motivi d’urgenza, come vuole il regolamento
comunale.
L’Amministrazione comunale ha
osservato le tappe in maniera trasparente, coinvolgendo l’opinione pubblica,
esponendo i vari progetti al pubblico per un tempo necessario a che tutti li
vedessero, li osservassero, li conoscessero e li valutassero. Se ci fossero
state delle contrarietà significative – e non ci sono state –
l’Amministrazione, non essendo vincolata alla sua realizzazione, avrebbe potuto
regolarsi diversamente da come si è poi regolata dando inizio all’esecuzione
del progetto.
La maschera – ormai così è
chiamato il monumento – ha una sua spiegazione ed una sua importanza.
La spiegazione. Si consideri che
il volto di Vanini non è documentato, ma da due secoli è universalmente noto
come quello realizzato dal Morghen (incisione per la “Biografia degli uomini
illustri del Regno di Napoli”, Napoli, 1817), che è più o meno quello che si
vede nella rivista “Mosaïque du Midi” (1837-38), e ripetuto dal Bortone (Lecce,
busto in marmo, 1868), dal Maccagnani (Lecce, busto in marmo, 1888), dal Ferrari
(Roma, medaglione alla base del monumento a Giordano Bruno, 1889), dal Minonni
(Taurisano, busto in cemento, 1969). Una settecentesca incisione del Delsenbach
del 1724, che si vede nella rivista “Neue Bibliothec”, propone un volto poco
difforme dal più noto, non ha barba e capelli fluenti. Considerando tali
circostanze, il prof. Giovanni Papuli, ordinario di Storia della Filosofia
all’Università di Lecce e studioso vaniniano, disse nel corso di una riunione a
Taurisano per l’ipotesi del monumento che forse sarebbe stato più opportuno realizzarlo
alla filosofia di Vanini piuttosto che al di lui volto. La filosofia del
Vanini, pur non essendo univoca nelle varie ipotesi interpretative, trova la sua
espressione condivisa nel gioco retorico della simulazione-dissimulazione, messa
in essere dal filosofo allo scopo di difendersi dalla censura delle autorità,
occhiute e pronte a condannare.
L’importanza. Un uomo e un
intellettuale come Vanini, che percorre mezza Europa e finisce tragicamente la
sua vita a Tolosa, diventato poi un caso culturale d’interesse mondiale, con
un’infinità di studiosi sparsi in tutto il mondo, può essere considerato alla
stregua di un piccolo personaggio paesano, come qualcuno vorrebbe ridurlo? Una
sorta di poeta dialettale, dalle tematiche localistiche? No davvero. Sicché se
oggi con Vanini e per Vanini si continua a parlare nel mondo anche di
Taurisano, perché Taurisano deve sottrarsi a questa sua internazionalizzazione?
Ben venga allora il milanese Prevedini, ben venga allora, indirettamente, il
polacco Mitoraj, ben vengano tutte le connessioni possibili e immaginabili.
Vanini è un personaggio del mondo, rappresenta motivazioni e aneliti
universali. Taurisano sia perciò orgogliosa delle opportunità che le provengono
dal suo cittadino più illustre, discusso, odiato e amato.
L’ubicazione al centro del paese
è importante. E’ di fronte alla chiesa? E sia! Si consideri che non c’è luogo
nei nostri paesi dove non ci siano presenze sacre, chiese o statue. A questo
punto non dovremmo innalzare monumenti a nessuno che non fossero omologabili al
cattolicesimo. Un Manzoni probabilmente sì, un Leopardi no. La coesistenza di
sacro e profano è una risorsa culturale, un modello, che laddove è possibile
realizzare porta all’educazione, alla tolleranza e alla libertà.
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