domenica 6 luglio 2014

Caro Vendola, creda a me, il Medioevo è un deodorante


Nichi Vendola è una persona eccessiva. Non è estremista e neppure radicale. Semplicemente incontinente. Lo è in ogni sua manifestazione pubblica, dalla politica alla cultura. Del suo privato non dico; non è lecito dire. Sono fatti suoi.
Sabato, 28 giugno, nel corso del Gay pride a Lecce, un mezzo flop con poco più di un migliaio di manifestanti, si è esibito in una serie di eccessi verbali contro chi non aveva ritenuto opportuno, magari anche non condividendo, partecipare alla sfilata degli omosessuali in festa. Li ha chiamati ignoranti, intolleranti; ha detto che queste persone puzzano di medioevo.
Premesso che il Medioevo – io lo scrivo con la lettera maiuscola – non puzza, anzi è uno straordinario deodorante giunto fino a noi e andrà oltre in saecula saeculorum, come non puzza nessun periodo della storia, è aberrante pensare che chi non condivide un modello di vita, un modello sociale debba, solo per questo, meritarsi ogni sorta di contumelia. Per di più da un uomo pubblico. E’ aberrante che non si voglia riconoscere ad altri di avere nei confronti degli omosessuali un rapporto di stima e di affetto personali ma di non condivisione delle loro aspirazioni che vanno a modificare una concezione della vita semplicemente diversa e che ognuno ha il diritto di avere e di coltivare. Insomma chi non è con gli omosessuali in tutto e per tutto merita la gogna. Se il trand continuerà, in un futuro non molto lontano, chi non è omosessuale è un troglodita da tenere chiuso in qualche gabbia che elementi come Vendola immaginano di poter realizzare.
Non sono le grandi epoche storiche a puzzare, men che meno il Medioevo, dieci secoli in cui si viveva, pur nelle difficoltà storiche, nell’ordine costituito dalla natura e dalla storia. Certamente c’erano uomini che puzzavano; così come ci sono ancora oggi persone che puzzano, come ci sono state e ci saranno in ogni epoca. Queste persone sono riconoscibilissime. Non sono quelle che hanno una concezione della vita fondata su dei valori da difendere coerentemente in confronto aperto e leale con gli altri; ma sono quelle che hanno la pretesa di essere depositarie dell’unico e solo giusto e che dimostrano, ove ne avessero la forza, di imporlo agli altri in tutti i modi possibili: con l’offesa diretta (intollerante, ignorante, puzzone), col ricatto ideologico (se tu avessi un figlio gay che diresti?),  con la discriminazione e l’emarginazione (chi non la pensa in un certo modo non è degno di essere considerato una persona civile) e via di questo passo. Persone simili puzzano, sono sempre puzzate dalla preistoria ad oggi.
Vendola e i tipi come lui – non intendo riferirmi agli omosessuali tout court – non vivono il rapporto con se stessi in maniera tranquilla; sono disperati. Ostentano sicurezza, orgoglio di essere quello che sono, cercano di mistificare, ce l’hanno coi diversi, in questo caso i normali (si può dire? lo dico solo per esigenza comunicativa). In realtà si odiano, si disprezzano; vorrebbero contagiare gli altri, giungere ad eliminare ogni sorta di differenza; si comportano come lebbrosi che non tollerano che altri non abbiano la lebbra. Ecco perché non possono accettare che altri non partecipino alle loro sfilate e li minacciano e ingiuriano.
Quando Vendola fu eletto per la prima volta alla presidenza della Regione Puglia si ebbe ragione anche di esserne soddisfatti. Un omosessuale dichiarato può anche giungere alla presidenza della repubblica. Che male o che bene c’è? E’ un fatto normale. Ma un omosessuale che voglia violare l’esistenza di un bambino adottandolo per divenirne padre innaturale è cosa che si può anche non condividere, senza per questo essere esposto a pubblico ludibrio. Che non si condivida l’omosessuale che si esibisce in pubblico in atti osceni è un fatto normale. Che non si condivida il Gay pride è un fatto decisamente normale. Perché lo devono condividere tutti? Che ci siano quelli che considerano i Gay pride delle indecorose manifestazioni è perfettamente normale. Per quale ragione devono essere tutti d’accordo? C’è gente a cui non piace il carnevale, altra a cui non piace il calcio, altra ancora a cui non piace la ricotta forte. E, allora? Si vuole ridurre l’umanità ad una sorta di gregge?
Se Vendola non fosse così disperante e disperato dovrebbe apprezzare le persone coerenti, ancorché con lui in disaccordo. Piuttosto dovrebbe avere delle riserve nei confronti di altre che, come l’ex sindaco di Bari Michele Emiliano, si dicono sulla strada della conversione. Per carità, ognuno può convertirsi quando e come vuole, ma se poi ci sono sufficienti motivi – e quelli elettorali sono più che sufficienti – per ritenere la conversione strumentale, finalizzata, allora quanto meno bisogna nutrire un minimo di diffidenza. La democrazia non può essere la Tav di ogni pretesa socialmente nefasta, ancorché appagante sul piano individuale o delle minoranze; e se lo è o lo diventa, peggio per lei. Rinunciare a qualcosa nella vita è una prova di forza, non di debolezza: naturae non artis opus est.

Certo, occorre ammettere che oggi essere gay non è un fatto scandaloso e drammatico come anni fa, grazie alle battaglie fatte da tante associazioni e da persone coraggiose, ma bisogna anche considerare che la prospettiva incomincia a preoccupare. Non è la prima volta nella storia che gli eccessi finiscono per azzerare importanti conquiste. Oggi nei confronti dei gay si è tolleranti, si può e si deve giungere a non considerarli neppure come diversi, ma se si spinge per la totale condivisione di ogni loro pretesa fino a considerare chi dissente da matrimoni e adozioni un reprobo la reazione potrebbe esplodere di qui a qualche tempo. Ci sono dei valori irrinunciabili, che appartennero al Medioevo e apparterranno al futuro dell’umanità. Chi pensa che la partita dell’umanità si giochi nell’arco di una vita o che certe conquiste o perdite siano definitive non ha capito niente della storia.

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