Nichi Vendola è una persona
eccessiva. Non è estremista e neppure radicale. Semplicemente incontinente. Lo
è in ogni sua manifestazione pubblica, dalla politica alla cultura. Del suo
privato non dico; non è lecito dire. Sono fatti suoi.
Sabato, 28 giugno, nel corso del Gay pride a Lecce, un mezzo flop con
poco più di un migliaio di manifestanti, si è esibito in una serie di eccessi
verbali contro chi non aveva ritenuto opportuno, magari anche non condividendo,
partecipare alla sfilata degli omosessuali in festa. Li ha chiamati ignoranti,
intolleranti; ha detto che queste persone puzzano di medioevo.
Premesso che il Medioevo – io lo
scrivo con la lettera maiuscola – non puzza, anzi è uno straordinario
deodorante giunto fino a noi e andrà oltre in
saecula saeculorum, come non puzza nessun periodo della storia, è aberrante
pensare che chi non condivide un modello di vita, un modello sociale debba,
solo per questo, meritarsi ogni sorta di contumelia. Per di più da un uomo
pubblico. E’ aberrante che non si voglia riconoscere ad altri di avere nei
confronti degli omosessuali un rapporto di stima e di affetto personali ma di
non condivisione delle loro aspirazioni che vanno a modificare una concezione
della vita semplicemente diversa e che ognuno ha il diritto di avere e di
coltivare. Insomma chi non è con gli omosessuali in tutto e per tutto merita la
gogna. Se il trand continuerà, in un futuro non molto lontano, chi non è
omosessuale è un troglodita da tenere chiuso in qualche gabbia che elementi
come Vendola immaginano di poter realizzare.
Non sono le grandi epoche
storiche a puzzare, men che meno il Medioevo, dieci secoli in cui si viveva,
pur nelle difficoltà storiche, nell’ordine costituito dalla natura e dalla
storia. Certamente c’erano uomini che puzzavano; così come ci sono ancora oggi
persone che puzzano, come ci sono state e ci saranno in ogni epoca. Queste
persone sono riconoscibilissime. Non sono quelle che hanno una concezione della
vita fondata su dei valori da difendere coerentemente in confronto aperto e
leale con gli altri; ma sono quelle che hanno la pretesa di essere depositarie
dell’unico e solo giusto e che dimostrano, ove ne avessero la forza, di imporlo
agli altri in tutti i modi possibili: con l’offesa diretta (intollerante,
ignorante, puzzone), col ricatto ideologico (se tu avessi un figlio gay che
diresti?), con la discriminazione e
l’emarginazione (chi non la pensa in un certo modo non è degno di essere
considerato una persona civile) e via di questo passo. Persone simili puzzano,
sono sempre puzzate dalla preistoria ad oggi.
Vendola e i tipi come lui – non
intendo riferirmi agli omosessuali tout court – non vivono il rapporto con se
stessi in maniera tranquilla; sono disperati. Ostentano sicurezza, orgoglio di
essere quello che sono, cercano di mistificare, ce l’hanno coi diversi, in
questo caso i normali (si può dire? lo dico solo per esigenza comunicativa). In
realtà si odiano, si disprezzano; vorrebbero contagiare gli altri, giungere ad
eliminare ogni sorta di differenza; si comportano come lebbrosi che non
tollerano che altri non abbiano la lebbra. Ecco perché non possono accettare
che altri non partecipino alle loro sfilate e li minacciano e ingiuriano.
Quando Vendola fu eletto per la
prima volta alla presidenza della Regione Puglia si ebbe ragione anche di
esserne soddisfatti. Un omosessuale dichiarato può anche giungere alla
presidenza della repubblica. Che male o che bene c’è? E’ un fatto normale. Ma
un omosessuale che voglia violare l’esistenza di un bambino adottandolo per
divenirne padre innaturale è cosa che si può anche non condividere, senza per
questo essere esposto a pubblico ludibrio. Che non si condivida l’omosessuale
che si esibisce in pubblico in atti osceni è un fatto normale. Che non si
condivida il Gay pride è un fatto
decisamente normale. Perché lo devono condividere tutti? Che ci siano quelli
che considerano i Gay pride delle
indecorose manifestazioni è perfettamente normale. Per quale ragione devono
essere tutti d’accordo? C’è gente a cui non piace il carnevale, altra a cui non
piace il calcio, altra ancora a cui non piace la ricotta forte. E, allora? Si
vuole ridurre l’umanità ad una sorta di gregge?
Se Vendola non fosse così
disperante e disperato dovrebbe apprezzare le persone coerenti, ancorché con
lui in disaccordo. Piuttosto dovrebbe avere delle riserve nei confronti di
altre che, come l’ex sindaco di Bari Michele Emiliano, si dicono sulla strada
della conversione. Per carità, ognuno può convertirsi quando e come vuole, ma
se poi ci sono sufficienti motivi – e quelli elettorali sono più che
sufficienti – per ritenere la conversione strumentale, finalizzata, allora
quanto meno bisogna nutrire un minimo di diffidenza. La democrazia non può essere
la Tav di ogni
pretesa socialmente nefasta, ancorché appagante sul piano individuale o delle
minoranze; e se lo è o lo diventa, peggio per lei. Rinunciare a qualcosa nella
vita è una prova di forza, non di debolezza: naturae non artis opus est.
Certo, occorre ammettere che oggi
essere gay non è un fatto scandaloso e drammatico come anni fa, grazie alle
battaglie fatte da tante associazioni e da persone coraggiose, ma bisogna anche
considerare che la prospettiva incomincia a preoccupare. Non è la prima volta
nella storia che gli eccessi finiscono per azzerare importanti conquiste. Oggi
nei confronti dei gay si è tolleranti, si può e si deve giungere a non
considerarli neppure come diversi, ma se si spinge per la totale condivisione
di ogni loro pretesa fino a considerare chi dissente da matrimoni e adozioni un
reprobo la reazione potrebbe esplodere di qui a qualche tempo. Ci sono dei
valori irrinunciabili, che appartennero al Medioevo e apparterranno al futuro
dell’umanità. Chi pensa che la partita dell’umanità si giochi nell’arco di una
vita o che certe conquiste o perdite siano definitive non ha capito niente
della storia.
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