domenica 30 marzo 2014

L'Italia delle assurdità: corruzione, evasione fiscale, tagli e democrazia


In Italia è in corso, propagandato come una rivoluzione, un colossale raggiro degli italiani. Si tratta della spending review, che dovrebbe portare nelle casse dello Stato qualche miliardo di euro nel giro di qualche anno. Detta papale-papale: tagli di spesa in ogni settore della pubblica amministrazione, della difesa, della sicurezza, della sanità, dei trasporti, della scuola e della …stessa democrazia con la soppressione del Senato e delle Provincie. Nello stesso tempo: privatizzazioni, dismissioni, vendite di immobili dello Stato. Insomma, una situazione di fallimento indecoroso e completo.
A fronte di questa campagna di “cenci alla patria” per racimolare qualche spicciolo, quasi fossimo in tempo di guerra, ci sono due fenomeni criminali, che fanno pensare a vite da nababbi, a mattinieri tuffi nel denaro alla Paperon de’ Paperoni. Fenomeni che da soli, se non esistessero, basterebbero a giustificare una tendenza opposta del governo, e cioè una spending review al contrario per sovrabbondanza di disponibilità. I due fenomeni sono corruzione ed evasione fiscale, i cui dati hanno dell’incredibile.
La Corte dei Conti ha quantificato il costo della corruzione in 60 miliardi all’anno (dico sessanta). L’evasione fiscale, secondo Alan Friedman (Ammazziamo il gattopardo) ammonta a 150 miliardi all’anno; per Stefano Liviadotti, uno specialista della materia che scrive per “L’Espresso”, ammonta a 180 miliardi all’anno (dico centottanta). Lo si legge nel suo libro Ladri. Gli evasori e i politici che li proteggono. Ogni anno solo per queste due anomalie l’Italia è sotto di una cifra che si aggira, anche a volerla contenere, intorno ai 200 miliardi di euro (dico duecento). Se li avesse a disposizione potrebbe estinguere il debito pubblico in pochi anni, potrebbe aumentare e migliorare l’esercito, la marina, l’aeronautica, la sicurezza; potrebbe migliorare sanità, istruzione, trasporti, protezione civile e quant’altro; potrebbe tagliare le tasse ad attività imprenditoriali e commerciali; potrebbe garantire un minimo di reddito a tutti i cittadini; potrebbe fare dell’Italia, per dirla col Veltroni di qualche anno fa, un Paese normale.
Ma non voliamo con ali di cera! Sappiamo che il governo non ha la bacchetta magica per risolvere problemi così annosi come corruzione ed evasione fiscale e che pertanto, nell’impossibilità di poter avere nell’immediato tanti miliardi, è giocoforza procedere a vendersi perfino le mutande. Ma se non possiamo volare, non possiamo neppure rinunciare a camminare. E allora, quando senti che dalla vendita delle famigerate auto blu si ricavano 200 milioni, che dai tagli alla difesa si ricavano tre miliardi, che dalla riduzione delle forze dell’ordine si incassano 700 milioni, e via elemosinando, che c’è da pensare? Che siamo un Paese fallito, un Paese che non riesce ad evitare sperperi di centinaia di miliardi all’anno ed è costretto a barattarsi per poche decine di miliardi nell’arco di alcuni anni. Un Paese che mette a rischio la sicurezza, che mette in crisi servizi strategici, che impoverisce settori vitali, che dequalifica la vita politica, perché non riesce a fare quello che è semplicemente fisiologico in un Paese normale, è un Paese che non merita di sedere né in G7 né in G20, semplicemente è un Paese da ricostruire. Magari con la forza, con le cattive. Si capisce, con le cattive!, dato che con le buone non si è riusciti a conservare il benessere raggiunto.
Corruzione ed evasione fiscale non sono purtroppo gli unici mali che minano l’Italia. Abbiamo quattro mafie agguerritissime, che fatturano miliardi e miliardi di euro all’anno, che rendono invivibile gran parte del territorio nazionale, che impediscono il naturale scorrere della vita sociale ad ogni livello.
L’incontro di Renzi con Obama ha ancora una volta rimarcato l’inadeguatezza di chi rappresenta l’Italia. Troppa sottomissione, troppe untuosità, troppa carenza di autoconsiderazione. Non parlo tanto della persona. Figurarsi Renzi, che è tronfio di boria! Parlo dell’immagine offerta dell’Italia, aggredita da epidemie sociali intollerabili, rappresentata da gente approssimativa perfino nei comportamenti esteriori, ormai allo stremo della propria fiducia. Ricordiamo l’onesto Letta piangersi addosso e autocommiserarsi ogni volta che incontrava i pari grado stranieri.
Non è né facile né bello riconoscere dei fallimenti, ma se non si può non vedere il disastro economico e finanziario, sociale e civile, perché rifiutarsi di stabilire un rapporto tra ciò che effettivamente abbiamo e i modi che lo hanno prodotto? Se a tanto siamo arrivati attraverso una democrazia degenerata, perché non considerare, accanto ad una revisione della spesa, anche una revisione della nostra democrazia?

Forse è quanto stiamo facendo con provvedimenti dolorosi, che sembrano però più dettati dal bisogno immediato dell’oggi che da  consapevole progetto per il domani.

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