Mi chiedo sempre più spesso se la mia avversione-confessa a Matteo Renzi, che è poi quella di tanti italiani, per il modo come il personaggio si propone, non costituisca pregiudizio al suo valore sostanziale e soprattutto ai risultati concreti del suo operato politico. In altri termini, l’antipatia per l’uomo può condizionare la capacità critica dell’analista politico? La risposta non può essere che problematica.
Dico in limine perché sono avverso. Più volte penso alla saggezza degli
antichi e ai loro miti, su cui generazioni e generazioni di giovani per
millenni si sono formate. Saggezza e miti educavano e maturavano gli uomini, a
cui i più anziani passavano il testimone per guidare i comuni destini in
continuità di valori e di costumi. Il mito di Fetonte, che chiede e ottiene dal
riluttante padre, il Dio-Sole, di guidare il carro e finisce per imperizia col
rovesciarlo incendiando cielo e terra, vale come monito di prudenza, a non
affidare mai compiti ardui a giovani inesperti e spericolati. Mi chiedo: non
vale più un simile monito? Il mito della fanciulla Aracne che si ritiene
insuperabile nell’arte del ricamo tanto da sfidare la stessa dea Atena e da
questa viene battuta e trasformata per punizione in ragno, vale come monito a
non essere presuntuosi. Non vale più questo monito?
Renzi si è proposto in maniera
spavalda e presuntuosa: tu non servi, tu sei da rottamare, tu già eri vecchio
quando io facevo le elementari e via ingiuriando, sfottendo e sbruffonando, in
una visione manichea basata sulla contrapposizione
bene/gioventù-male/anzianità.
Ora, può essere che Renzi faccia
eccezione, che non faccia la fine di Fetonte o di Aracne; resta il fatto che è
un gran maleducato, uno che ancora non si capisce bene se gli abbiano affidato
il potere per infingardaggine e ignavia o per furbizia e vendetta, per vederlo
fallire e poter dire: mo’, quello da rottamare sei tu. Resta che la saggezza
degli antichi non può fallire e dunque o Renzi dimostra che lui non è Fetonte e
il carro del Sole lo guida meglio del rottamato suo padre o siamo un Paese di
scellerati a fidarci di un gradasso fiorentino che potrebbe portarci al
disastro completo.
Mi spingo a dire che se fossi
vissuto ai tempi del fascismo – ipotesi che in genere non mi piace fare – non
escludo una mia avversione a Mussolini, che pure per molti aspetti apprezzo,
proprio per quel suo proporsi marionettistico, che doveva far ridere e invece
entusiasmava. Ho vissuto l’era berlusconiana e mi pregio di aver sempre
stigmatizzato i comportamenti di Berlusconi assolutamente indecorosi,
cafoneschi, spesso volgari, pur apprezzandone le doti di politico e soprattutto
di imprenditore.
Torno alla domanda iniziale, per
riformularla. Si può avversare un uomo politico per la sua faccia e per i suoi
comportamenti, apprezzandone il pensiero e l’azione? E soprattutto può un uomo
politico che contravviene alle millenarie regole della vita riuscire bene nei
fatti che riguardano i pubblici interessi?
In un’intervista con Emanuele
Macaluso, apparsa su «L’Espresso» del 20 marzo, a firma di Marco Damilano,
l’anziano dirigente comunista definisce una «caricatura…l’interclassismo al
cioccolatino», il tentativo di Renzi di governare con Landini e Squinzi.
Francesca Donato, presidente del Progetto Eurexit, ospite di «Ballarò» di
Giovanni Floris di martedì, 18 marzo, ha detto che Renzi con la Merkel ha fatto come
quell’operaio che al suo datore di lavoro dice: da oggi lavoro gratis e non mi
prendo un solo giorno di ferie, ci stai? In Europa si è ripetuta giovedì, 20
marzo, la scena disgustosa del sorrisetto complice tra Barroso e Van Rompuy, ad
imitazione di quella tra Sarkozy e la
Merkel due anni e mezzo fa, una volta per Berlusconi,
un’altra per Renzi.
Ora non mi piace farmi forte con
quanto dicono e fanno gli altri, ma non posso non considerarmi meno
impensierito sapendo che c’è gente che la pensa allo stesso modo su certe cose.
Fermo restando che tanto la coppia Sarkozy-Merkel per Berlusconi quanto la
coppia Barroso-Van Rompuy per Renzi si sono comportate alle stregua dei due
personaggi derisi, ma in maniera gratuitamente offensiva per l’Italia.
La stampa italiana – per fortuna
non tutta – ha enfatizzato l’incontro di Renzi con la Merkel. Addirittura
ho letto sul «Nuovo Quotidiano di Puglia» del 20 marzo, a firma di Adelmo
Gaetani, che la Merkel
dovrebbe ascoltare i suggerimenti di Renzi se non vuole fare la fine degli
altri. Non so che dire. Anche le parole smettono di significare e si mettono a
ridere o a piangere.
Io dico che a vederla in faccia la Merkel mentre ascoltava
Renzi sembrava stupita, ma non favorevolmente, bensì come quelle “vittime” di
scherzi a parte, quando non sanno se ciò che sta accadendo è vero o è tutto una
messa in scena.
Il guaio è che se dovesse fallire
Renzi, a causa dell’impreparazione della classe politica – se ancora ce n’è una
in Italia! – rischiamo davvero chissà quale avventura. E’ questa la ragione per
la quale occorre sperare che Renzi, contravvenendo alle certezze di certa
millenaria cultura, riesca a dar torto ai miti e a rottamare perfino gli dei
dell’Olimpo.
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