domenica 15 dicembre 2013

Renzi, un caso di senilità precoce


Non ha indugiato un attimo Matteo Renzi, stravincitore delle primarie del pd, a dimostrare i segni inconfondibili di una senilità precoce. Precoce, per la verità, il sindaco di Firenze si era già dimostrato. Tu facevi il ministro del fallimento interno ed estero quando io facevo le scuole elementari. Tu facevi questo e quest’altro quando io andavo all’asilo. E via di seguito. Non erano queste le argomentazioni perfino nei confronti dei Casini, dei D’Alema e perfino di politici assai più giovani di questi? Renzi ha costruito la sua immagine di innovatore radicale col certificato di nascita. 
Gli allocchi furbi – mi si passi l’ossimoro – di questo paese hanno fatto finta di credere. Ed eccolo lì, lo zerbinotto fiorentino, formare la sua segreteria con sette femmine e cinque maschi. Sembra la famiglia numerosa di una volta. Ed eccolo convocare alle sette del mattino a Roma la prima sua segreteria. E’ ancora nell’aura della novità promessa. E con tanti “forconi” in giro, che stanno giorno e notte nelle piazze, un po’ di effetto lo fa. A quando lascerà accesa la luce del suo studio per dare ad intendere che lui è sempre al lavoro per il paese?
Ma che fine hanno fatto i suoi proclami di enfant terrible contro la Cancellieri, contro i tentennamenti del governo Letta, contro gli inciuci? Della Cancellieri non si dice più né ai né bai. Doveva fare le valigie; e, invece, è più salda di prima in groppa al cavallo governativo, nonostante il peso, non fisico s’intende, ma morale. Il governo Letta doveva accelerare e svoltare; e, invece, continua con lentezza sui binari morti della stazione napolitana. Quanto agli inciuci, eccone una dimostrazione: ha chiamato Taddei, consigliere economico di Civati, a componente della segreteria e Cuperlo alla presidenza del partito, quando lo sanno tutti, sordi, muti e ciechi, che i tre erano alternativi. Come dire, il palio è finito, si torna ai compromessi e alle soluzioni pasticciate.
Con Renzi l’Italia si sta avventurando in una nuova impresa, che ha fin d’ora tutti i caratteri delle precedenti. Questo è rassicurante per un verso, ma è maledettamente preoccupante per un altro. Non si sta cercando la “diritta via”, per dirla con un altro fiorentino, ma si sta tentando un’altra via storta, sinuosa e accidentata. Renzi, infatti, è un’altra stravaganza, dopo quelle di Bossi, Di Pietro, Berlusconi e Grillo. Il Senatur, che ancora sbraita contro Roma ladrona, si è ristrutturata la casa coi soldi pubblici e ha dato alla Patria un esemplare di fauna urbana come il Trota. Il pubblico ministero di Mani Pulite doveva fare piazza pulita di corrotti e corruttori; è finito senza far nulla, anzi, sospettato di essere lui, a sua volta, corrotto. Berlusconi è naufragato in un mare di scandali che ne hanno deturpato l’immagine di uomo, di politico e di imprenditore. Grillo…beh, Grillo fa ancora il comico e pensa che gli italiani se la cavino coi vaffanculo e quattro risate.
Se non ci vergogniamo di tutto questo, fratelli d’Italia, di che ci vergogniamo?
Forse questa di Renzi è la mamma di tutte le stravaganze. Quando mai una società complessa come la nostra si è lasciata rappresentare e guidare da una minoranza generazionale, ancorché la più propagandata dai media? Potrebbe una squadra di calcio formata tutta da quindicenni vincere la coppa dei campioni contro squadre che hanno nei ruoli calciatori che vanno dai venti ai trenta anni e passa? Via, si può essere creduloni quanto si vuole, ma c’è un limite oltre il quale si è irrimediabilmente fessi.
Napolitano, che ha  88 anni, gli ha telefonato per congratularsi. Renzi non stava neppure nell’utero di sua madre quando Napolitano era uno dei massimi esponenti del Partito comunista e faceva – secondo la lettura renziana degli ultimi cinquant’anni di storia italiana – disastri insieme coi suoi compagni e compari. Per carità, una telefonata di Napolitano nel mercato dell’importanza mediatica vale più di una chiamata di Papa Francesco, assai più inflazionata; ma è una dimostrazione che la politica è intreccio, è rete, è tessuto con gli altri.
Renzi non si è ancora reso conto che i suoi vecchi da rottamare gli stanno cucendo addosso il vestito. D’Alema ha avuto parole di resa e ha convinto Cuperlo ad accettare la presidenza del Pd. Napolitano lo lusinga. Altri faranno altrettanto. In Italia il pericolo non viene mai da chi ti osteggia, ma da chi ti tende la mano, quando altro non può tenderti. Lo fece Marc’Antonio agli assassini di Cesare a sangue ancora fumante e intanto pensava alla resa dei conti di Filippi.
Neppure se Renzi fosse un dittatore potrebbe mai fare tutto quello che ha promesso di fare. Figurarsi in un paese in cui i condizionamenti involontari sono tanti e tali da superare i nemici volontari. Non deve aver studiato molto la storia d’Italia Renzi, se non si è reso conto di come stanno le cose.
Ma, in fondo, non si può pretendere tutto da uno che faceva gli esami di maturità quando Berlusconi lanciava la sua sfida liberale e liberista ai bacucchi della partitocrazia. Salvo che non si tratti di un bugiardo conclamato, uno dei tanti furbastri espressione del sempre prolifico genio italico!
Sarebbe ingeneroso, comunque, attribuire a Renzi il nulla che persiste e che avanza. Non aveva, non può avere, la bacchetta magica. Ma proprio questo dimostra che in politica contano gli uomini, ma contano anche e soprattutto i sistemi e i contesti in cui essi devono operare.

L’invecchiamento di Renzi è cominciato. Per la rottamazione si aspetta solo che si aprano i termini per fare la pratica.

Parole chiave: Renzi Casini D'Alema Cuperlo Napolitano Papa Francesco

Argomento: Renzi è già vecchio 

Nessun commento:

Posta un commento