Qualche anzianissimo del secolo
scorso ricorderà una strofetta che si canticchiava in epoca fascista: “fascisti
e comunisti giocavano a primiera e vinsero i fascisti con la camicia nera”.
Fascisti e comunisti hanno tutt’altro che giocato, in verità, ma era un modo
eufemistico per significare lo scontro fra questi due soggetti della politica e
della storia del Novecento. Se si pensa alla fine che hanno fatto gli uni e gli
altri si ha ragione di dire che davvero quel secolo è finito, morto e
seppellito. Gli uni ingloriosamente ingoiati dal moloch Berlusconi, gli altri non
meno ingloriosamente ingoiati dal moloch Renzi; entrambi campioni di un certo
tipo di politica preideologica.
Finiti, senza neppure che se ne
rendessero conto. I loro dirigenti non hanno saputo prevedere dove portavano
certe loro scelte, che, al momento in cui le facevano, sembravano tanto
necessarie quanto felici. Le idee di Renzi, in verità, avevano già conquistato
una parte degli ex comunisti. Veltroni era un infatuato. D’Alema coglieva
qualche aspetto positivo ed era rassicurato dell’abbondanza di olio ideologico
che ancora c’era nella lampada comunista.
Una delle qualità di un politico
è la lungimiranza, la capacità cioè di vedere per tempo dove va la società e
dove porta una scelta invece di un’altra nell’intento di accompagnarla verso i
necessari traguardi; un po’ come nel gioco degli scacchi. Gli strumenti per
perseguire gli obiettivi sono i partiti, comunque li si voglia chiamare. La
loro efficienza è garanzia di buona riuscita politica. Le scelte che li
riguarda sono perciò fondamentali. Di qui il perseguimento anche del loro
continuo miglioramento, attraverso opportune scelte strategiche. Salvo che
queste non vengano fatte consapevolmente per liquidarli, anziché migliorarli.
Quando Gorbaciov introdusse la perestrojka e la glasnost ci fu chi giustamente ravvisò i pericoli che sarebbero
derivati al comunismo. Si minimizzò all’epoca, dicendo ma in fondo un po’ di
chiarezza, di trasparenza farà bene al partito e alla società. E’ andata a
finire come abbiamo visto, col crollo del comunismo, come movimento e come
regime.
Per venire alle cose nostre, la
nascita di An, voluta da Gianfranco Fini, e il successivo confluire nel Pdl di
Berlusconi hanno di fatto dissolto un partito che pure aveva resistito a due
guerre perse e a cinquant’anni di persecuzioni, discriminazioni, difficoltà
varie. Anche in questo caso si disse che il Msi aveva esaurito la sua funzione
storica e che doveva necessariamente tralignare in qualcosa di più democratico
e liberale. Pochi ipotizzarono che si sarebbe andati incontro alla morte di
un’idea politica ben precisa; e cercarono di salvare il salvabile. Anche qui
l’acido berlusconiano ha dissolto il partito di Almirante.
Non diversamente ha fatto il Pci,
in tutti i suoi successivi passaggi, dalla Bolognina alla nascita del Pd,
attraverso il Pds, Ds e Ulivo, fino ai giorni nostri. Non si volle cercare di
vedere quali sarebbero potuti essere gli esiti di un così lento dissolversi a
contatto con l’acido del pensiero cattolico-moderato.
Più in generale qualche anno fa
ci fu un coro di evviva e di osanna alla morte delle ideologie, senza che a
nessuno venisse in mente quale sarebbe potuta essere di lì a non molto la
conseguenza sul piano dell’organizzazione e della funzione politica.
La vittoria bulgara di Renzi alle
primarie del Pd di domenica 8 dicembre ha fatto dire ironicamente a qualche
commentatore politico: un bambino in Italia ha mangiato i comunisti. Giusto per
rifare il verso alla battuta secondo cui i comunisti in Russia mangiavano i
bambini.
D’Alema, l’ultimo dei resistenti,
si è arrabbiato molto in questi ultimi tempi. Non voleva che Renzi corresse per
la segreteria, ma per la candidatura a premier. Quando ha capito che il Sindaco
di Firenze avrebbe puntato alla segreteria, si era voluto convincere che
avrebbe perso, certo che nel partito la maggioranza fosse dei comunisti. Invece
Renzi incominciò a vincere coi voti dei tesserati nei congressi sezionali di
ottobre e ha stravinto coi voti degli elettori non iscritti al partito. Una
vittoria che ha fatto esclamare Civati, con una punta di cordiale risentimento,
“e no, così non vale!”. E va bene che il Pd si sputtanò con le tessere “false”
nei congressi e si è sputtanato coi voti “mandati” nelle primarie. Ma cosa
fatta capo ha. Machiavelli insegnava che l’importante è vincere, perché quel
che si ricorda è la vittoria non il modo in cui la si è ottenuta.
Ora, non c’è neppure da chiedersi
se Renzi riuscirà o meno a risolvere la crisi politica italiana, tanto è
evidente che si tratta di un cachiello, il cui profilo politico non ricorre in
nessuno dei pensatori politici da
Aristotele ai nostri giorni. Non riuscirà. Ma c’è un aspetto importante del
fenomeno Renzi ed è quello di aver liquidato i comunisti, ridotti ad essere una
minoranza dopo essere stati la maggioranza di casa. Una maggioranza, però,
fatta di figli di un dio minore, quando benché fossero tantissimi non
riuscivano a farsi accettare dal popolo italiano e dovevano mimetizzarsi dietro
gli ex/post democristiani.
Quelli che oggi nel Pd non hanno
dimenticato chi sono e da dove vengono, parlo dei comunisti ovviamente, ormai
ridotti ai minimi termini, se vorranno salvare la loro storia e la loro idea di
politica dovranno mettere la questione su binari diversi. Se non lo faranno,
lusingati dall’idea di poter vincere le elezioni con Renzi, o spaventati dalla
favola che il Paese è sull’orlo del precipizio, perderanno quel poco che gli è
rimasto. Se sarà un bene o un male, è cosa da vedersi. Ma così sarà.
Non meglio stanno i fascisti, ormai ridotti a gruppuscoli di
protestatari ai limiti delle leggi dello Stato, che sono tutte rivolte ad una
ben più pesante damnatio delle idee di
una certa destra che ai tempi della Democrazia cristiana erano tutto sommato
tollerate se non si configuravano come dichiarato partito fascista organizzato.
Oggi è reato parlar male dei negri, delle donne, dei gay, degli ebrei e via di
seguito. Quelle che prima erano idee che non si condividevano ma che non si
impediva a nessuno di avere oggi sono reati da perseguire. Tra poco ai fascisti
non rimarrà neppure la libertà di avere in casa dei libri o delle immagini. E
ad impedirglielo non sono i comunisti, coi quali si potrebbe riprendere a
“giocare”, ma i socialdemocratici di Bruxelles.Parole chiave: Fascisti Comunisti Fini D'Alema Veltroni Renzi
Argomento: Fine di fascismo e comunismo
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