mercoledì 11 dicembre 2013

Fascisti e comunisti, destini paralleli


Qualche anzianissimo del secolo scorso ricorderà una strofetta che si canticchiava in epoca fascista: “fascisti e comunisti giocavano a primiera e vinsero i fascisti con la camicia nera”. Fascisti e comunisti hanno tutt’altro che giocato, in verità, ma era un modo eufemistico per significare lo scontro fra questi due soggetti della politica e della storia del Novecento. Se si pensa alla fine che hanno fatto gli uni e gli altri si ha ragione di dire che davvero quel secolo è finito, morto e seppellito. Gli uni ingloriosamente ingoiati dal moloch Berlusconi, gli altri non meno ingloriosamente ingoiati dal moloch Renzi; entrambi campioni di un certo tipo di politica preideologica.
Finiti, senza neppure che se ne rendessero conto. I loro dirigenti non hanno saputo prevedere dove portavano certe loro scelte, che, al momento in cui le facevano, sembravano tanto necessarie quanto felici. Le idee di Renzi, in verità, avevano già conquistato una parte degli ex comunisti. Veltroni era un infatuato. D’Alema coglieva qualche aspetto positivo ed era rassicurato dell’abbondanza di olio ideologico che ancora c’era nella lampada comunista.
Una delle qualità di un politico è la lungimiranza, la capacità cioè di vedere per tempo dove va la società e dove porta una scelta invece di un’altra nell’intento di accompagnarla verso i necessari traguardi; un po’ come nel gioco degli scacchi. Gli strumenti per perseguire gli obiettivi sono i partiti, comunque li si voglia chiamare. La loro efficienza è garanzia di buona riuscita politica. Le scelte che li riguarda sono perciò fondamentali. Di qui il perseguimento anche del loro continuo miglioramento, attraverso opportune scelte strategiche. Salvo che queste non vengano fatte consapevolmente per liquidarli, anziché migliorarli.
Quando Gorbaciov introdusse la perestrojka e la glasnost ci fu chi giustamente ravvisò i pericoli che sarebbero derivati al comunismo. Si minimizzò all’epoca, dicendo ma in fondo un po’ di chiarezza, di trasparenza farà bene al partito e alla società. E’ andata a finire come abbiamo visto, col crollo del comunismo, come movimento e come regime.
Per venire alle cose nostre, la nascita di An, voluta da Gianfranco Fini, e il successivo confluire nel Pdl di Berlusconi hanno di fatto dissolto un partito che pure aveva resistito a due guerre perse e a cinquant’anni di persecuzioni, discriminazioni, difficoltà varie. Anche in questo caso si disse che il Msi aveva esaurito la sua funzione storica e che doveva necessariamente tralignare in qualcosa di più democratico e liberale. Pochi ipotizzarono che si sarebbe andati incontro alla morte di un’idea politica ben precisa; e cercarono di salvare il salvabile. Anche qui l’acido berlusconiano ha dissolto il partito di Almirante.
Non diversamente ha fatto il Pci, in tutti i suoi successivi passaggi, dalla Bolognina alla nascita del Pd, attraverso il Pds, Ds e Ulivo, fino ai giorni nostri. Non si volle cercare di vedere quali sarebbero potuti essere gli esiti di un così lento dissolversi a contatto con l’acido del pensiero cattolico-moderato.
Più in generale qualche anno fa ci fu un coro di evviva e di osanna alla morte delle ideologie, senza che a nessuno venisse in mente quale sarebbe potuta essere di lì a non molto la conseguenza sul piano dell’organizzazione e della funzione politica.
La vittoria bulgara di Renzi alle primarie del Pd di domenica 8 dicembre ha fatto dire ironicamente a qualche commentatore politico: un bambino in Italia ha mangiato i comunisti. Giusto per rifare il verso alla battuta secondo cui i comunisti in Russia mangiavano i bambini.
D’Alema, l’ultimo dei resistenti, si è arrabbiato molto in questi ultimi tempi. Non voleva che Renzi corresse per la segreteria, ma per la candidatura a premier. Quando ha capito che il Sindaco di Firenze avrebbe puntato alla segreteria, si era voluto convincere che avrebbe perso, certo che nel partito la maggioranza fosse dei comunisti. Invece Renzi incominciò a vincere coi voti dei tesserati nei congressi sezionali di ottobre e ha stravinto coi voti degli elettori non iscritti al partito. Una vittoria che ha fatto esclamare Civati, con una punta di cordiale risentimento, “e no, così non vale!”. E va bene che il Pd si sputtanò con le tessere “false” nei congressi e si è sputtanato coi voti “mandati” nelle primarie. Ma cosa fatta capo ha. Machiavelli insegnava che l’importante è vincere, perché quel che si ricorda è la vittoria non il modo in cui la si è ottenuta.
Ora, non c’è neppure da chiedersi se Renzi riuscirà o meno a risolvere la crisi politica italiana, tanto è evidente che si tratta di un cachiello, il cui profilo politico non ricorre in nessuno dei pensatori  politici da Aristotele ai nostri giorni. Non riuscirà. Ma c’è un aspetto importante del fenomeno Renzi ed è quello di aver liquidato i comunisti, ridotti ad essere una minoranza dopo essere stati la maggioranza di casa. Una maggioranza, però, fatta di figli di un dio minore, quando benché fossero tantissimi non riuscivano a farsi accettare dal popolo italiano e dovevano mimetizzarsi dietro gli ex/post democristiani.
Quelli che oggi nel Pd non hanno dimenticato chi sono e da dove vengono, parlo dei comunisti ovviamente, ormai ridotti ai minimi termini, se vorranno salvare la loro storia e la loro idea di politica dovranno mettere la questione su binari diversi. Se non lo faranno, lusingati dall’idea di poter vincere le elezioni con Renzi, o spaventati dalla favola che il Paese è sull’orlo del precipizio, perderanno quel poco che gli è rimasto. Se sarà un bene o un male, è cosa da vedersi. Ma così sarà.
Non meglio stanno i fascisti, ormai ridotti a gruppuscoli di protestatari ai limiti delle leggi dello Stato, che sono tutte rivolte ad una ben più pesante damnatio delle idee di una certa destra che ai tempi della Democrazia cristiana erano tutto sommato tollerate se non si configuravano come dichiarato partito fascista organizzato. Oggi è reato parlar male dei negri, delle donne, dei gay, degli ebrei e via di seguito. Quelle che prima erano idee che non si condividevano ma che non si impediva a nessuno di avere oggi sono reati da perseguire. Tra poco ai fascisti non rimarrà neppure la libertà di avere in casa dei libri o delle immagini. E ad impedirglielo non sono i comunisti, coi quali si potrebbe riprendere a “giocare”, ma i socialdemocratici di Bruxelles.

Parole chiave: Fascisti Comunisti Fini D'Alema Veltroni Renzi

Argomento: Fine di fascismo e comunismo 

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