domenica 3 novembre 2013

Cancellieri, il ministro che non t'aspetti


Chi l’avrebbe mai detto! Anna Maria Cancellieri, il ministro di giustizia del governo Letta, il ministro degli interni del governo Monti, il prefetto di ferro, con più cuore ma non con meno rigore del più famigerato “prefetto di ferro” di Mussolini, si è rivelato il più berlusconiano dei politici in circolazione. Ma come si può? Prendi il telefono, ti rivolgi ad un alto funzionario del ministero per far uscire dal carcere  la tua amica Gloria Ligresti, la stessa  titolare dell’azienda di cui era manager il figlio, solo qualche mese fa benservito con tre milioni e mezzo di euro di liquidazione. Incredibile! Una, due, tre volte incredibile!
Ma, dopo il primo attimo di incredulità, diciamo pure amara, perché nella vita bisogna pur credere in qualcosa e in qualcuno, si realizza che il caso è tipicamente italiano. Può anche accadere altrove, beninteso,  ma altrove un minuto dopo essere stato scoperto il ministro responsabile si dimette senza che nessuno glielo chieda o glielo imponga.
La Cancellieri doveva rassegnare le dimissioni, dopo aver chiesto scusa agli italiani. Non aveva altro da fare, per due ragioni, semplici e immediate, quando non ce ne fossero altre. La prima è per come lei era stata finora percepita dal Paese; la seconda perché c’è in piedi la questione colossale di Berlusconi con la giustizia, che rende i comportamenti dei politici a rischio-paragone.
Davvero infantili le ragioni che adduce la Cancellieri, che scomoda addirittura la Costituzione. Dovere di ministro, motivo umanitario, la Costituzione che vuole che il carcere sia educativo e non punitivo e via di questo passo, fino, magari, al “Deo lo vult” dei cavalieri crociati. Ma sono scuse, semplicemente per non compiere un atto, che dovrebbe stare in chi è ministro, come un gesto previsto e scattante per automatismo in circostanze del genere: dimettersi. Avrebbe dovuto dire: cittadini ho compiuto un gesto che non dovevo compiere da ministro quale finora ho dimostrato di essere; lascio perché un motivo non meno importante dell’etica civile mi ha suggerito di compiere un gesto umanitario. Non mi sento meno ricca di prima, ma, al contrario, assai più ricca, perché ho dimostrato che anche un ministro della Repubblica, inappuntabile, ha un cuore, che non lede ma arricchisce la donna che sono, il ministro che sono stato. Non lo ha fatto, accampando scuse da italianuzza, che, più che senso dello Stato o buon cuore, ha famiglia.
Sorprende che lei non capisca o faccia finta di non capire che la questione nella quale si è cacciata è assai più grande della cosa in sé. Troppe commistioni tre le due donne, tra le due famiglie; troppo alto il livello economico e sociale delle stesse per non pensare che certe cose accadono, oggi come ieri, tra potenti, ricchi, privilegiati. Quante persone non marciscono in carcere in attesa di giudizio, malate, se non nel corpo, nello spirito al punto che ne traggono le conseguenze suicidandosi? O queste cose la Cancellieri non le sa? Quando pensa alla Costituzione come appiglio per rimanere al suo posto, pensi invece allo spirito tante volte invocato della Costituzione che garantisce a tutti i cittadini italiani gli stessi diritti, le stesse opportunità.
Ora troveranno casi di intervento umanitario per dimostrare che lo stesso atteggiamento il ministro l’ha avuto in precedenza per altri. Ma se pure riescono a trovare migliaia di casi risolti in questo modo, non sminuisce affatto la gravità del suo gesto. Chi sta in alto non può aggrapparsi se non ad appigli più alti, non più bassi.
Probabile, comunque, che se la passi liscia, perché in Italia la giustizia, in ogni sua forma, è strabica. Cancellieri non è Berlusconi. L’avesse compiuto lui un interessamento del genere, apriti terra e inghiottiti Cesaria, come si dice da noi, nel Salento. 
Già è scattato in suo favore il Procuratore  capo di Torino Caselli per sostenere che tutto è avvenuto in piena regola e che l’intervento del ministro è stato del tutto inutile, perché già la procedura per far uscire dal carcere la Ligresti era stata avviata.
Solo il Movimento 5 Stelle ha chiesto immediatamente le dimissioni, annunciando una mozione di sfiducia individuale nei suoi confronti. Gli altri hanno dato il via ad una serie di caroselli ipocriti e strumentali.
I radicali addirittura sfruttano il caso per riprendere la questione dell’amnistia e dell’indulto. Quelli del Pd vogliono sentirla in aula prima di decidere se si deve o meno dimettere, come se lei non avesse già detto quello che aveva da dire. Ricordiamo che il ministro Josefa Idem di questo stesso governo si dimise per molto meno. Ma quella è tedesca di nascita! Conterà pure qualcosa.
Quelli di Scelta civica, cui la Cancellieri appartiene, dicono che è tutto in regola e che si sta montando un caso per mettere in difficoltà il governo. Perfino la Lega vuole attendere la discolpa parlamentare della rea.
E quelli del Pdl? Per loro la Cancellieri non ha fatto niente di male, si è comportata esattamente come Berlusconi, e perciò se passa come regolare il suo intervento per scarcerare la Ligresti, deve passare l’intervento di Berlusconi per scarcerare la Ruby. Tutto è negoziabile, perfino la retroattività delle cose oltre che delle leggi. Secondo i pidiellini, dato che ora si salva la Cancellieri, si provveda a rivedere il caso di Berlusconi e della Ruby, che ha già avuto una prima sentenza di condanna. La retroattività per il Pdl non serve se condanna, ma serve e come per assolvere. Ma come si fa, parafrasando il poeta Tonino Guerra di un famoso spoot televisivo, ad essere così fessi?

Parole chiave: Cancellieri  Item   Ligresti Giustizia  Dimissioni

Argomento: Caso Cancellieri

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