domenica 24 novembre 2013

Berlusconi fine corsa, ma il complotto c'è


Silvio Berlusconi nel corso di questi venti anni si è reso colpevole di numerosi reati, forte dei suoi mezzi per apparire sempre davanti alla giustizia non punibile perché i reati commessi erano difficilmente provabili. Fino a qualche anno fa la giustizia ha sbattuto sempre contro un muro di gomma, vuoi per le leggi ad personam che depenalizzavano i reati, vuoi per i tempi di prescrizione, vuoi per l’abilità degli avvocati, vuoi per testimonianze confezionate e via di seguito. La giustizia nei cinquanta e passa processi contro di lui ha commesso anche l’errore di infilare qualche reato palesemente infondato, contando sui suoi giochi di prestigio; ma l’assoluzione che ne è derivata è stata spesa dal Cavaliere per dimostrare l’accanimento di certa magistratura nei suoi confronti. Il che era poi vero, dato che gli stessi reati compiuti da altri, anche importanti uomini dell’economia nazionale, venivano ignorati o trattati diversamente.
Ciò non toglie che la condotta complessiva di Berlusconi non sia stata quella, a rigore, di un uomo di Stato; ma di uno scavezzacollo straricco e strapotente credentesi in diritto di fare tutto ciò che volesse, ostentandolo perfino come uno status di rivalsa contro i suoi nemici.
Un uomo del genere è politicamente incollocabile. Il suo dichiarato anticomunismo non lo colloca minimamente nel liberalismo, se non in margine alla sua attività di imprenditore; meno ancora a destra, luogo politico e ideologico di chi crede nell’etica dello Stato. Berlusconi ha coinvolto e inquinato tutte le forze politiche sue alleate, fino a fagocitarle.
Ma l’aspetto ancor più grave e devastante è ciò che gli altri sono stati indotti o costretti a fare per abbatterlo; al venir meno alla correttezza istituzionale e al dover negare le ragioni profonde, essenziali, del proprio ruolo pubblico.
Da qualche anno in qua, infatti, i suoi nemici hanno cambiato tattica. Come si dice? Hanno fatto squadra: magistratura + politici + alte istituzioni. Un complotto, anche se non è nato nelle forme liturgiche note alla storia. Diversamente non può essere definito.
Ben inteso, si può anche essere d’accordo sulle finalità “nobili” di questo complotto, ma che di complotto si tratti è indubbio.  
C’è stata una svolta nella tattica della magistratura, che oggi non sta a perdere tempo con le prove o le testimonianze, ma lo condanna e basta. Ha capito che le prove per condannarlo non le avrebbe mai avute e perciò niente prove, ma la presunzione di sistemi criminosi, intesi all’ingrosso. Nella condanna per frode fiscale, per esempio, ha assolto Confalonieri, che era formalmente il responsabile legale di Mediaset, e condanna Berlusconi, che ne era il proprietario. Nella condanna per Ruby, non c’è prova alcuna contro di lui; i testimoni lo scagionano. Dunque i testimoni dicono il falso, così, senza prove per un altro supposto sistema di prostituzione minorile. Vedremo che per il processo per corruzione del senatore De Gregorio la corte giudicante farà lo stesso, dirà che Berlusconi ha costruito un altro sistema di corruzione politica.
Ma, a confermare il lavoro di squadra, concorre la dimensione della condanna. Non si tratta di condanne normali, benevole o malevole, ma di condanne funzionali al suo definitivo abbattimento politico: interdizione ai pubblici uffici, decadenza da parlamentare, incandidabilità, anche per la sopraggiunta legge Severino contro i politici corrotti. Legge, questa, che se fossero stati più attenti i Berluscones avrebbero evitato.
Una magistratura, così operante, non potrebbe reggersi senza il concorso di altri importanti soggetti e se non avesse la moral suasion di chi sta più in alto. Le sinergie in atto contro Berlusconi coinvolgono le alte cariche dello Stato, anche se defilate o formalmente aderenti al rispetto delle competenze. Anche quando, per esempio, senza venir meno al regolamento, il Presidente del Senato, che si muove nella stessa volontà del Capo dello Stato, come del resto tutto l’universo politico e istituzionale italiano, potrebbe concedergli qualcosa rimandando la data del voto del Senato sulla decadenza, s’impunta e dice: niet! Segnale, questo, che non ha bisogno di commento. Al vertice di questa piramide di potere c’è Napolitano. Per capire il ruolo che oggi ha il Capo dello Stato basta, a chi può, leggersi i versi di Dante che descrivono il Padreterno all’inizio del I Canto del Paradiso:  “La gloria di colui che tutto move / per l’universo penetra, e risplende / in una parte più e meno altrove”, con la sola differenza che la gloria di Napolitano oggi penetra e risplende dappertutto allo stesso modo.
Chi, di destra o di sinistra, è fuori dal confronto politico non può non essere contento del fine, abbattimento di Berlusconi, per le ragioni esposte in premessa, ma non può accettare i mezzi coi quali lo si sta abbattendo. Non solo e non tanto per il fatto in sé, ma per quello che produrrà in prospettiva. Soprattutto – ciò che produce più male allo Stato di diritto – è il comportamento della giustizia, chiaramente di parte e in concorso con la politica per far fuori un nemico comune, tanto forte che né la giustizia con le sue armi istituzionali, correttamente usate, né la politica con le sue, le elezioni, sono riuscite in venti anni a sconfiggere.
Berlusconi da un anno a questa parte fa pena; è un uomo finito. La sua fiducia nell’aver qualche riguardo dal Presidente della Repubblica o dai suoi nemici, in cambio della rielezione di Napolitano e del sostegno al governo Letta delle grandi intese, è puerile. Il suo non volersi dimettere e il voler aspettare il voto di decadenza, che secondo lui è una vergogna della quale i suoi nemici continueranno a vergognarsi per chissà quanto tempo, è infantile. Ma quando mai c’è stato qualcuno che si è vergognato in politica? In Italia, poi!
E’ chiaro che non è più compos sui, come dicono gli avvocati; oppure è il solito Berlusconi, giocherellone di fronte al giocattolo che gli si è rotto tra le mani. Nel primo caso bisognerebbe davvero che qualcuno lo aiutasse. Nel secondo, forse si dovrebbe rivedere il giudizio e cercare altrove le cause del suo fenomeno. 

Parole chiave: Berlusconi Magistratura Napolitano

Argomento: Decadenza Berlusconi 

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