domenica 26 agosto 2012

Monti avant-arrière



Al Meeting di Rimini, domenica, 19 agosto, Monti ha detto che vede l’uscita dalla crisi, una variante della luce in fondo al tunnel di qualche settimana prima. Nna ‘nticchia meno ottimista di lui il suo Ministro per lo Sviluppo Corrado Passera, quello che alcuni anni fa risanò le Poste, intese come finanziaria, e precipitò le Poste, intese come servizi. Oggi le Poste sono in attivo, ma per ricevere una lettera o un avviso è una scommessa. I postini son tutti impiegati di concetto agli sportelli e gli sportellisti sono tutti direttori o facenti funzione; e i direttori in pensione, non sostituiti con pari grado. Personale a perdere, come i vuoti di certe bevande. Conseguenza: non ci sono più postini, ne vengono assunti a tempo e sbattuti di qua e di là nei paesi. Sono giovani, spesso giovanissimi e per di più con diploma o laurea. Ma torniamo al Monti ottimista. Può essere che lui veda l’uscita. Ma la vede solo lui, non il Paese, che retrocede su tutti i fronti; non i giovani, che vivono senza prospettive. Passera aggiunge che tutto dipende da noi, da come sappiamo servire il governo dei salvatori della patria. Passera dice che Monti ha evitato che l’Italia venisse commissariata. E da quando uno Stato sovrano rischia di essere commissariato? Da quando, lo dice la storia, ossia dai tempi del feudalesimo, da quando il sovrano toglieva il feudo ad un suo vassallo e lo assegnava ad un altro. Purtroppo è quanto è accaduto all’Italia, con la sostituzione di Berlusconi con Monti, per ordine di quel sovrano che è oggi la finanza europea coi suoi intendenti e comites, che sono i mercati, le agenzie di rating, le banche, le compagnie di assicurazioni e quelle petrolifere. Se si continua così, prima o poi verrà qualcuno che farà marciare il Paese “contro Giuda e contro l’oro”. E gli italiani staranno con lui, come sempre! 
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Ma il Passera, esempio di sconcordanza grammaticale di un articolo maschile con un nome femminile – peggio le femmine di famiglia per inevitabili allusioni –, a Rimini ha detto delle cose per le quali gli ostili al suo governo del precedente governo si convincono sempre più di essere stati degli allocchi a lasciare bellamente che Passera e compagni prendessero il loro posto. Ha detto che gli ultimi vent’anni sono stati di disastro e che meno male per Monti. Purtroppo questi ministri tecnici ci costringono a tornare sugli stessi argomenti: segnano loro il passo, lo segniamo pure noi. Ma di quale Italia parla Passera? Può essere che Monti abbia salvato l’Italia, ma è un’Italia astratta, che non esiste, perché quella che esiste, che è sotto gli occhi di tutti, proprio salva non è. Lo dicono tutti i dati che quotidianamente vengono pubblicati. Lo dicono i terribili fatti che accadono, non ultimi, se pure lo sono in ordine di tempo, gli incendi e le stravaganze di una magistratura che collabora agli “incendi” – a casa bruciata diamo fuoco!, dice un vecchio motto popolare –  ordinando di chiudere la più grande acciaieria d’Europa perché inquinante, con la perdita nell’immediato di ventimila posti di lavoro e in prospettiva con la dipendenza dalla Cina di acciaio e di chissà quante altre cose.
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Oggi la Patrizia Todisco è la Giovanna d’Arco della magistratura. Va tutelata, dicono alcuni esponenti dell’Anm (Associazione nazionale magistrati), perché è sotto minaccia da parte di politici e giornalisti. La Todisco – lo ripetiamo – ha fatto il suo dovere, come dovrebbe fare ogni operatore all’interno delle istituzioni dello Stato. Ma eccepiamo. La magistratura tarantina, che ordina la chiusura dell’Ilva perché inquina, dovrebbe spiegare dove è stata e che cosa ha fatto in tutti questi anni di inquinamento. Possibile che non le sia mai arrivata nessuna denuncia da parte di cittadini singoli, di enti e di associazioni? Perché non è intervenuta sul nascere del fenomeno? Se lo avesse fatto si sarebbe evitato l’inquinamento dell’area con grande danno di allevatori e coltivatori, si sarebbero evitate tante morti per tumori causati dalle materie inquinanti, si sarebbe evitato il drammatico dilemma di oggi “lavoro o morte”. La magistratura in Italia ha gravissime colpe in ogni settore della vita nazionale. Non interviene mai, nonostante l’obbligatorietà dell’azione penale, quando è il momento di intervenire e lascia che alla fine le situazioni incancreniscano, al punto che solo un intervento d’autorità, con mortificazione delle istituzioni, può risolvere il problema. Non c’è cittadino italiano che non si sia ormai convinto che rivolgersi alla magistratura non serve a niente, è un perdere tempo. Immagino che tanti agricoltori della zona di Taranto e di Statte, tanti mitilicoltori del Mar Piccolo, tanti cittadini abbiano inviato migliaia di denunce in questi anni. E la magistratura che ha fatto? Ha taciuto. Ha lasciato fare. Perché così si usa in Italia. I primi a non vedere, a non sentire e a non parlare sono i magistrati e i loro più diretti collaboratori: carabinieri, polizia di stato, guardia di finanza. Ma questi almeno operano, quando operano, per ordine ricevuto! E i magistrati, quando?  
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E intanto per il governo Monti inizia la campagna elettorale per la riconferma. L’agenzia di rating Moody’s ha detto, martedì, 21 agosto, che l’Italia insieme con Spagna e Portogallo saranno fuori crisi entro il 2013 se, però, faranno le brave, ossia se continueranno nella politica intrapresa di contenimento della spesa e di riforme. Più esplicita l’agenzia di rating Fitch. Il suo direttore operativo ha detto che Monti “ha tanta credibilità. Rischi se lui lascia”. Si tratta di interferenze gravi nella vita politica di un Paese che ormai di sovrano ha il solo debito. Gli italiani si troveranno a votare l’anno venturo sotto il ricatto dell’Europa e delle agenzie di rating. Ecco, allora, esplicitato il Passera che pontifica dalla tribuna del Meeting di Rimini pressappoco così: questi ultimi venti anni sono da buttare con tutti i suoi protagonisti, ora ci siamo noi, noi del governo Monti, a salvare l’Italia. Lo dicono anche le agenzie di rating. Avete visto mai? Siamo passati dalle televisioni di Berlusconi alle agenzie di rating, con la differenza che quelle almeno, come obiettivi da colpire, avevano un volto e un recapito, queste, invece, sono coperte dalla rete di Sigfrido, sono invisibili, non si sa chi siano e dove stiano.
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Continua l’avant-arrière del governo sulla riduzione delle tasse. Il Ministro del Lavoro Elsa Fornero ha detto al Meeting di Rimini che al prossimo Consiglio dei Ministri (24 agosto) si discuterà dell’ipotesi di ridurre le tasse dei lavoratori nel quadro dei provvedimenti per la crescita. Dopo l’anticipazione della “Repubblica” sull’argomento e la smentita mediata di Monti, ecco che il governo torna alla carica. Si ha l’impressione che questo governo o per lo meno alcuni dei suoi ministri stiano facendo di tutto per avere un futuro politico. E’ il caso di Corrado Passera, della Fornero, della Cancellieri e di Giulio Terzi. Sembrano aver preso gusto. L’appetito – si sa – vien mangiando e il detto meju cumannari cca futtiri non vale solo in Sicilia. Alla storica Scuola Siciliana dei poeti del Duecento si deve aggiungere la Scuola Siciliana dei politici del Duemila. Al Meeting, poi, è come mettersi in vetrina. Ha ragione don Sciortino di “Famiglia Cristiana”, a dire che “Comunione e Liberazione” non dovrebbe prestarsi a simili speculazioni. Dalla tribuna di Rimini sono passati tutti in questi anni e tutti sono stati applauditi. Mac Luhan diceva che il mezzo è il messaggio. E il luogo no? Il Meeting di Rimini, peraltro, è una cosa e l’altra.  Di lì non si può non promettere e promettere, salvo poi smentite. E, puntualmente, dal lunghissimo Consiglio dei Ministri del 24 agosto – pare sia durato nove ore – è uscita l’autosmentita: ogni crescita deve essere supportata dal rigore, ossia dalla disponibilità di danaro. E Grilli, Ministro delle Finanze, ha sentenziato: non c’è un soldo!

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