domenica 2 settembre 2012

Monti, che la Madonna lo accompagni!



La benzina ha superato i due euro al litro. In nessun paese d’Europa è così cara e corre tanto, il costo intendo. Il prezzo della benzina è strategico, con lei inevitabilmente aumenta tutto, s’impenna il costo della vita. I cittadini si vedono ridurre le magre entrate da salari, stipendi e pensioni – chi ce l’ha! – mentre tutto aumenta. Ma quelli del governo non sembrano preoccuparsene, come se la cosa non riguardasse i loro obiettivi, che sono di tranquillizzare i mercati e l’Europa. Monti qualche mese fa chiamò Enrico Bondi, l’esperto di fallimenti e tagli alla spesa, e gli affidò l’incarico della cosiddetta spending review. Mi raccomando: tosa gli italiani come si deve, ma non dire che lo fai per necessità, piuttosto per il loro bene. Ma ancora una volta a pagare i costi dell’operazione sono i cittadini. Essi, per esempio, dovrebbero accontentarsi di una sanità da pidocchiosi; se volessero la sanità di cui godevano fino a qualche mese fa dovrebbero pagarsela di tasca propria. Si vorrebbe eliminare il medico di base dopo aver eliminato il nome della medicina; sarebbe da regime sovietico: il cittadino non avrebbe più un medico ed un farmaco di fiducia; non essere comunista non sarebbe più una scelta ma un lusso. Chi non avesse possibilità economiche diventerebbe di fatto comunista. Il malato non potrebbe più pensare al suo medico, che non ci sarebbe più, ma dovrebbe affidarsi al kolchoz sanitario. Ma a me quel medico che mi vedo arrivare al capezzale non piace, ho avuto qualche problema con lui; finisce che peggioro.
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Il governo parla di crescita, ma i ministri come tanti ubriachi dicono una cosa la sera e la smentiscono la mattina. Monti ha iniziato la settimana 27 agosto – 1 settembre andando a trovare prima il Presidente Napolitano e poi il Papa Benedetto XVI. Superfluo chiedersi con chi dei due si è confessato. Probabilmente Monti e Napolitano si saranno accordati su che cosa chiedere prima a Ratzinger e poi alla Merkel. La diarchia Monti-Napolitano è decisamente tesa all’abbattimento del debito pubblico. Lo ha confermato Monti, ma per questo non bastano le restrizioni attraverso le tasse e la spending review, occorrono almeno due leggi nell’immediato: quella sulla corruzione e quella elettorale. Sull’una e sull’altra si chiacchiera come a Bisanzio. I partiti o quel che resta di essi si scannano ogni giorno in una rissa incredibile, in cui chi più grida e insulta ha ragione. Sono tutti fascisti e antifascisti. Una grottesca riproposizione della guerra civile si combatte ogni giorno con trasversalità ovvero interscambialità di ruoli. Bersani si offende se Grillo dice che li seppellirà vivi; e invece dovrebbe essere contento che almeno li considera vivi, mentre Di Pietro, non più tardi di qualche mese fa suo alleato, li considera zombie, morti che camminano. Apparentemente la materia del contendere è se nella riforma elettorale si deve reintrodurre il voto di preferenza (PdL) o il collegio uninominale (Pd), in realtà non sanno essi stessi che fare, dove andare e con chi andare. Il ritorno di Berlusconi blocca qualsiasi ipotesi di accordo sulla legge anticorruzione, che, se fatta, potrebbe incoraggiare gli stranieri ad investire in Italia. Così, almeno, si spera.
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Appare sempre più chiaro che l’élite politica del paese si sta allontanando sempre più dalla classe politica e dai luoghi della politica. Quel che fa Napolitano e Monti è una cosa, quello che fanno Alfano, Bersani, Casini, Vendola e Di Pietro è un’altra. Fra l’una e l’altra non c’è passaggio, non c’è incontro, non c’è comunicazione. Monti non sembra minimamente preoccuparsi degli accordi o dei disaccordi dei politici. Più i partiti litigano e più si consolida la centralità sua nel sistema ormai pseudodemocratico italiano. Il centrodestra non ha più un leader e neppure una coalizione. Berlusconi sembrava avesse saggiamente mollato, e invece è sconsideratamente ritornato. Non c’è più la Lega, non c’è più la leadership attendibile degli alleati dell’ex An. E mentre nel PdL c’è chi spera in una Italienische grosse Koalition La Russa ed ex camerati preferiscono una Italienische kleine Opposition, che significa spaccatura nel centrodestra con la rifondazione di An o del Msi. Nel centrosinistra è peggio. Bersani, che dovrebbe essere, per statuto, il capo della coalizione, è continuamente contestato. Renzi da una parte e Vendola dall’altra minacciano candidature alle primarie. L’alleanza con Vendola nell’immediato preelettorale e con Casini nel mediato postelettorale sconcerta l’universo della sinistra e del centrosinistra. Se le cose continuano così gli italiani o s’incazzano di brutto – la prospettiva non ci piace ma la preferiamo – o vanno nei santuari mariani perché la Madonna ci conservi a lungo Mario Monti.
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Gli italiani intanto rubano di tutto per mangiare. Tombini di ghisa, oggetti funebri di ottone, fili di rame. Strade, cimiteri, ferrovie, centrali elettriche sono obiettivi sensibili. I ladri rischiano di rimanere fulminati, ma chi sta morendo di fame corre lo stesso il rischio. A Taranto gli operai dell’Ilva tra il lavoro inquinante e la disoccupazione all’aria pulita scelgono il lavoro; nella miniera di Carbosulcis in Sardegna i minatori tra il lavoro inquinante e la disoccupazione all’aria aperta scelgono il lavoro. Hanno occupato la miniera a 400 metri di profondità. Monti e i suoi ministri non sanno che dire, sono estranei a qualsiasi soluzione, non si pongono neppure il problema. Corrono tutti in soccorso di Napolitano, che, con la questione della trattativa Stato-mafia sta vivendo un brutto imbarazzante momento. Mai visto tanta gente correre in aiuto del Presidente della Repubblica: Monti, la Cancellieri, la Severino, i capi del Pdl, del Pd, dell’Udc. Ma chi ricatta Napolitano, chi lo vuole mettere nei guai? Possibile che siano solo i quattro giornalisti del “Fatto quotidiano” e qualche coraggiosissimo intellettuale, tipo Zagrebelsky e Floris d’Arcais? La verità è che chi strepita per Napolitano come le oche del Campidoglio è un bugiardo, un fottuto mentitore. E Napolitano fa male a chiamare in soccorso gli italiani che amano la democrazia. E chi è di parere diverso dal suo, non la ama? Le cose incominciano ad inacidirsi.
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Questa poi! Monti ha scritto sul “Corriere della Sera” del 1° settembre, un necrologio del Cardinale Carlo Maria Martini, già Arcivescovo di Milano, morto venerdì, 31 agosto. A leggerlo pensi che Monti sia stato il suo confidente privilegiato. Che si vedessero tre volte al giorno: mattina, mezzogiorno e sera, come l’assunzione di una medicina. Ma quando mai? Evidente che millanta. “Serberò per sempre la memoria, l’impronta e l’emozione degli incontri con il cardinale Martini, delle conversazioni con lui sull’educazione dei giovani, sui difficili momenti più volte vissuti dall’Italia negli ultimi trent’anni, sui ruoli della società civile e della comunità politica, sul valore dell’Europa unita, sull’impegno incessante necessario per avanzare verso quell’obiettivo, sulla forza d’animo che occorre per riprendersi dopo le inevitabili battute d’arresto. Poche persone, desidero riconoscerlo in questo momento, hanno influenzato i miei orientamenti e le mie scelte come Carlo Maria Martini”. Francamente lo facevo più serio, Monti. Si è intruppato tra la moltitudine di quelli che quando muore una persona importante ricordano aneddoti, fatti e frequentazioni a volte esagerati a volte inventati. I morti non smentiscono.

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