domenica 23 settembre 2012

Monti e il limite dei ragionieri



Quello che sta succedendo in Italia ha dell’incredibile. A Taranto i giudici vogliono chiudere l’Ilva, quasi fosse un forno a legna che non ha il filtro al comignolo e annerisce il bucato della vicina di casa, mentre il governo assiste impotente; in Sardegna si vuole chiudere l’Alcoa, quasi fosse un piccolo chiosco che non sta in regola col canone di occupazione di suolo pubblico, mentre il governo assiste impotente. Invece si tratta di cose terribilmente serie. Nel primo caso perché la grande acciaieria, la più grande d’Europa, inquina; nel secondo, perché la fabbrica di alluminio ha bisogno di molta energia e non può pagarla al prezzo imposto dall’Enel. Dunque acciaio e alluminio rischiano di scomparire dall’Italia, provocando disastri economici e sociali senza che ci sia una sola autorità in grado di intervenire. Eugenio Scalfari, che, quando deve essere contro Berlusconi e amici, non ha limiti ai suoi livori, ha dichiarato nel corso della trasmissione “Otto e mezzo” di lunedì, 17 settembre, che Monti non può fare nulla, che non ha gli strumenti per intervenire. Sarà! Ma mi ricorda una frase scritta in esergo in una testata giornalistica cattolica: quando si vuol fare qualcosa si trova il mezzo, quando non la si vuol fare si cerca una scusa. Monti è non è il capo del governo? Se sì, allora dovrebbe trovare il modo per risolvere i due spinosissimi casi dell’Ilva e dell’Alcoa. Se no, se ne vada, e venga pure chi in un modo o nell’altro certi problemi di così vitale importanza li risolve.
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Lo spread è sceso al livello di 340 punti. Insomma, bisogna dire che lo tsounami ha raggiunto il punto limite fino a bagnare appena appena i piedi di Monti. Ma non cessa l’onda lunga che è caduta sugli italiani, i quali continuano ad avere problemi seri di lavoro e di un reddito dignitoso. Vuol dire che la partita che gioca Monti è diversa da quella che gioca il popolo italiano. Lui vede la luce. Gli italiano non vedono, sono al buio. Il costo della vita continua ad aumentare, mentre i consumi calano. Monti dice di essere impegnato a trovare il modo per non aumentare l’Iva, che se accadesse sarebbe davvero il colpo di grazia per commercianti e consumatori. Gli esperti di economia – quanti ce ne sono! Chi avrebbe mai immaginato che ce ne fossero tanti! – mettono in risalto la discrepanza tra l’ottimismo contenuto di Monti e il pessimismo giustificato degli italiani. Siamo appena usciti dall’estate e scoppole tremende ci attendono: luce, gas, imu, assicurazioni, canone rai, bollo auto, mentre la benzina, ormai attestata intorno ai due Euro al litro, scoraggia anche la passeggiata al mare la domenica. Avessimo almeno i fichi secchi di una volta per fare Natale!
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Intanto il morbo infuria. Dopo lo scandalo del Pd (Pionati), della Lega (Belsito), della Margherita (Lusi), della Regione Lombardia (Formigoni), ecco quello della Regione Lazio (Fiorito). Tutti a vivere da nababbi col denaro pubblico. A vederli, tutti sembrano scoppiare di salute, quasi a rappresentare un mondo di pancia, un campionario della stessa famiglia. Ad eccezione del segaligno Formigoni, gli altri sono davvero personaggi che sembrano usciti dalle tele di Botero. Non si capisce perché di fronte a tanta schifezza, denunciata con forza perfino dalla chiesa (Mons. Bagnasco), non si leva la voce forte né di Monti né di Napolitano. La gente, che è veramente nauseata di tanto lordume, pensa che le voci autorevoli dell’uno e dell’altro tacciono per convenienza, non volendo irritare i politici, dai quali dipende la baracca messa in piedi circa un anno fa. Ma, se chi dovrebbe intervenire con la forza della sua autorevolezza, in mancanza di autorità, non lo fa, chi può mettere fine all’insulso spettacolo? Grillo ormai non fa né caldo né freddo e dopo le elezioni farà la stessa fine degli altri, perché l’uomo è ciò che mangia, diceva il filosofo tedesco Feuerbach. E lui si sta avvicinando troppo alla pappa politica come la gatta al lardo.
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Monti col suo seguito di tecnici si è incontrato con Marchionne ed Elkann. Amministratore delegato e presidente della Fiat. Ha detto la Fornero alla vigilia dell’appuntamento che Marchionne deve chiarire i piani della Fiat. E che deve chiarire? La Fiat è stata chiara: non ci sono più le condizioni per realizzare il progetto “Fabbrica Italia”. Monti dovrebbe dimostrare che le condizioni ci sono e se non ci sono che si possono creare; dopo di che la Fiat potrebbe rivedere i suoi piani. Ma, come si può pretendere da un’azienda di mantenere le promesse fatte se il mantenerle potrebbe costare la crisi dell’azienda stessa? Marchionne ha detto che la Fiat in Italia resta perché è riuscita a far soldi in America. Il che vuol dire che in America guadagna e in Italia perde. Ma fino a quando è possibile simile masochismo nazionalista? Si dice: ma la Fiat in passato ha avuto tanto dallo Stato! Vero, ma tutte le aziende automobilistiche d’Europa sono state aiutate dai loro rispettivi governi. Qui non si tratta di irriconoscenza, ma di impossibilità a mantenere gli impegni, pena il fallimento. E lasciamo perdere quel Della Valle, che a furia di fare scarpe, pensa di fargliele anche a chi ne ha già tante da permettersi di pigliarlo a calci in culo milioni di volte, ogni volta con scarpe diverse. E lasciamo perdere pure quel fallimentare di De Benedetti, autentico becchino di aziende, che ora fa il professore d’industria sul “Sole 24 ore”. Agnelli vivo, tutti ad ossequiarlo; Agnelli morto, è come Ettore steso mentre perfino i Tersite si prendono il gusto di pungerlo.
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Il Governo e la Fiat si sono incontrati a Palazzo Chigi, cinque ore di colloqui per non combinare nulla. La Fiat si è impegnata a investire in Italia quando è in condizioni di farlo; il Governo si è impegnato ad aiutarla ad avere le condizioni quando è in grado di farlo. Ergo, sarebbe stato meglio se non si fossero incontrati. La fuga delle industrie italiane dove le porta il profitto continua, è ormai un processo di impoverimento del Paese, che il governo non è in grado di arginare. Monti dice che la ripresa ci sarà nel 2013, un anno – aggiunge – che comunque sarà di sacrifici. Dove lui veda la fine della crisi non si capisce, tranne che non faccia il furbo e sotto la pioggia che cade torrenziale è tranquillo perché sa che prima o poi smette. Bella previsione! Bisogna vedere come sarà il resto di tempo sotto la pioggia e come sarà il Paese dopo. Se l’attesa è la ricetta tanto valeva andare subito al voto, un governo pur che fosse, in grado di attendere e nel frattempo litigare, ci sarebbe stato. La televisione ha mostrato Elkan, Monti e Marchionne che posavano davanti ad una Panda rossa e Marchionne che con gesto imperioso ha invitato Monti a scostarsi per non nascondere lo stemma della Fiat. Un gesto davvero poco elegante, che rivela il disprezzo che l’amministratore delegato della Fiat ha per i governanti italiani e per chi ne fa le veci, come Monti appunto. 

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