Continua Monti con la politica
dei ricatti. A quelli interni, rivolti ai soggetti politici (partiti) ed
economici (Confindustria e sindacati): non urlate ché vi sentono i mercati che
fanno aumentare lo spread; ha aggiunto quelli esterni rivolti ai partner
europei (diciamo tedeschi): se non ci aiutate il prossimo governo potrebbe
essere euroscettico. Ora, in un’intervista al settimanale tedesco “Der
Spiegel”, ha detto di essere preoccupato per la crescita in Italia di un diffuso
e crescente sentimento antitedesco per via del rifiuto della Germania di andare
incontro agli altri partner europei in difficoltà. Non un aiuto finanziario –
dice Monti – ma un aiuto morale chiediamo alla Germania. Ma sappiamo benissimo
– lo sappiamo noi, ma lo sanno anche i tedeschi – che l’aiuto di cui l’Italia
presto potrebbe aver bisogno è proprio finanziario. In questo senso fa
pressione su di noi per chiederlo il Presidente francese Hollande, il quale è
convinto che se l’Italia si aggiunge alla Spagna nel chiedere soccorso
finanziario il quadro europeo potrebbe rasserenarsi e i mercati non
attaccherebbero il suo paese, che viene dopo il nostro nella lista dei bisognosi.
Ma i ricatti di Monti sono davvero molli, non spaventano nessuno, rivelano
semmai la sua inadeguatezza politica nell’affrontare un problema, la cui
soluzione non sta solo nelle cifre da incolonnare in addizione o in
sottrazione.
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Ma il vero casino Monti l’ha
creato, sempre nell’intervista a “Der Spiegel”, con l’affermazione che è qui di
seguito: “Se i governi dovessero lasciarsi completamente imbrigliare dalle
decisioni del Parlamento senza preservare un loro spazio di manovra, sarebbe
più probabile la disintegrazione dell’Europa di un’integrazione più stretta”.
Queste parole possono essere variamente intese, ma su un loro preciso
significato c’è poco da discutere ed è quello, che da qualche tempo è perfino
oggetto di studio da parte di esperti di politica, ossia il rapporto tra
esecutivo e legislativo in un mondo in cui il tempo per prendere decisioni
utili e tempestive è sempre più rapido rispetto a quello del parlamento che
diventa perciò, nel rapporto, sempre più lento. Ci dovrebbe essere – ha
spiegato Monti – una certa flessibilità. Qualcosa del genere la disse
Berlusconi quando le opposizioni lo attaccarono per il fatto che ricorreva
sempre più spesso al decreto legge e al voto di fiducia, che – come si sa –
sono strumenti per eludere i tempi lunghi del Parlamento. La stessa cancelliera
tedesca Angela Merkel disse qualcosa del genere qualche tempo fa: “come posso
avere una tattica negoziale a Bruxelles, se devo spiegare prima tutto al
Parlamento?”. Si tratta evidentemente di un problema diffuso da affrontare in
sede di ripensamento della democrazia. A proposito di voti di fiducia, con
quello di oggi, 7 agosto, sulla Spending
rewiev, Monti ne ha ottenuti ben 34 in meno di nove mesi di governo, in media
quattro al mese, uno la settimana. Il voto di fiducia – si sa – è
l’accettazione di una scelta di governo senza discuterla, che già di per sé
rende inutile il parlamento, ovvero la democrazia, ovvero i partiti, ovvero il
voto.
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Ma aver espresso quel pensiero in
un’intervista ad un giornale tedesco è stata da parte di Monti un’imprudenza,
nel momento in cui sempre più chiaro appare il contrasto tra la Germania di Merkel e il
resto dei paesi europei, i quali incominciano a riconoscersi negli stessi
interessi predicati dai due “Mari” italiani Monti e Draghi. Recentemente i
tedeschi sono stati quasi costretti a dire tra i denti che le iniziative prese dalla
Bce rientrano nel suo mandato, dopo che si erano spinti ad ammonirla di non
superare i limiti di quel mandato. Le reazioni scomposte dei tedeschi alla
provocazione di Monti dimostrano quanto siano nervosi. Hanno scomodato ancora
una volta Berlusconi, che, a loro dire, avrebbe fatto scuola in tema di a-parlamentarismo,
tanto da influenzare uno come Monti. Qualcun altro è stato ancora più rozzo,
alludendo alle condizioni dell’Italia in questa crisi finanziaria. Attacchi che
vanno ben oltre la pur ragionevole ragion politica del momento. E’ chiaro che i
tedeschi che rispondono a muso duro a Monti pensano di farsi sentire dalla
Merkel.
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Ma neppure gli italiani sono da
meno in questo rigurgito di nazionalismo pro Monti. Specialmente dal centrodestra,
forse perché piccati dal riferimento alla “inenarrabilità” dell’esperienza
Berlusconi. Da Brunetta a Frattini, è un coro di “Forza Mario!”. Galli della
Loggia è arrivato perfino a scrivere cose che forse neppure il caldo torrido di
questo agosto può giustificare. Ha attaccato quelli che in Italia criticano
Monti. “pochi politicanti da quattro soldi prestatisi anche questa volta, come
spesso capita, a fare da cassa di risonanza alle maldicenze d’Oltralpe” (Non è solo questione di soldi, Corsera
del 7 agosto 2012). Poco è mancato che non parlasse di disfattismo, come ai bei
tempi del Duce. Non è come dice lui. Al di là del numero di quanti criticano
Monti o dell’opportunità di farlo valgono le ragioni della critica, che sono
rispettabilissime. La questione è di fondo, è strutturale. Appare sempre più
chiaro che la democrazia va rivista, va ripensata in presenza di situazioni
completamente diverse da quelle nelle quali questa democrazia è nata. In un
paese in cui le opposizioni parlamentari si pongono come obiettivo prioritario
la caduta del governo è del tutto legittimo che il governo rivendichi spazi in
cui le opposizioni parlamentari non arrivino a nuocere. E’ una lesione della
democrazia? Certo! Ma anche il voler far cadere il governo a tutti i costi,
anche a danno del paese, è una lesione, forse assai più grave. Nel momento in
cui il capo del governo è un membro del supergoverno europeo e si potrebbe dire
membro del partito della grande finanza internazionale, che decisioni può
prendere se poi deve fare i conti col suo parlamento? Non ci si vuole rendere
conto che qui tutto ormai è in discussione.
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Ed ecco che l’eco della minchiata
“derspiegeliana” non si è spenta che in un’altra intervista sul sito del Wall Street Journal, risalente ad un
mese fa ma pubblicata solo oggi, 7 agosto, Monti ne ha sparata un’altra delle
sue. Ma è davvero vecchia di un mese? Ha detto che se fosse rimasto Berlusconi
al governo lo spread sarebbe salito a 1.200. Ma dico io, si può essere più
maldestri di così? Poi ha chiamato Berlusconi per scusarsi e dire che la frase
è vera ma fuori contesto assume un’altra dimensione. Berlusconi, che sulle
affermazioni e sulle smentite si è rivelato uno spregiudicato maestro, ha fatto
finta di capire. Ma il PdL è in subbuglio. La Santanché , a “In onda”,
ha chiesto la testa di Monti e sollecitata da Filippo Facci ha detto che il
numero di chi vuol fare la festa a Monti nel PdL cresce sempre di più. Poi,
alla domanda se pure Berlusconi vuole farla finita con Monti, se n’è uscita con
un “sa, Berlusconi è più responsabile di me”. Il punto è che Monti deve essersi
convinto che può dire e fare quello che vuole, come un sovrano assoluto, da ab-solutus, ossia staccato, non
dipendente, sciolto. E difatti da chi dipende? Formalmente dai partiti e dal
parlamento, ma questi finora gli hanno dato sempre la fiducia a prescindere,
laddove per prescindere s’intende obbedire all’altro sovrano assoluto, che è
Napolitano. E’ tradizione in Italia, con qualche eccezione, che i presidenti
della Repubblica, una volta eletti, dipendano più da Domineddio che dagli
uomini.
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Nella stessa intervista al Wall Street Journal Monti critica la
concertazione, ritenendola la causa di moltissimi mali. Ora, che la
concertazione, esercitata anche in maniera eccessiva, possa essere stata causa
di qualche male è fuor di dubbio. Ma è altrettanto fuor di dubbio è che essa
appartiene alla nostra democrazia, che vuole che le grandi scelte strategiche
si facciano d’accordo anche con le parti sociali rappresentate dai sindacati. Critichiamo
pure gli eccessi, ma qui si attacca un metodo di confronto democratico esteso.
Monti sempre più si dimostra insofferente di tutti i soggetti democratici, dai
partiti al parlamento, dai sindacati alla Confindustria. Non attacca ancora i
giornali, ma solo perché gli sono quasi tutti in favore. E se dovesse attaccarli non ci sarebbe da
meravigliarsi se essi si coprissero il capo di cenere e masochisticamente si
mettessero carponi per ricevere meglio gli assestati colpi di frusta.
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