domenica 19 agosto 2012

Monti, i tedeschi e l'Euro a tutti i costi


 Se i nostri “Mari”, Monti e Draghi, sono per salvare l’Euro a tutti i costi, c’è in Europa chi la pensa diversamente. Uno che ritiene che l’Euro sia fallito e che occorra trovare una strada nuova è il tedesco Markus Kerber, professore di finanza e membro dell’Europolis di Berlino. Kerber ha firmato uno dei sei ricorsi  contro il fondo salva Stati e ha fatto di recente un altro ricorso alla Corte Costituzionale tedesca. E’ convinto che il fondo salva Stati, se venisse approvato, potrebbe costare alla Germania qualcosa come 3.700 miliardi di Euro. Per capirci, il 150 % del Pil tedesco. Per capirci meglio, il debito pubblico italiano è intorno ai 2.000 miliardi di Euro. La prospettiva lo spaventa, pensa che la Germania perderebbe la sovranità fiscale. Dice che Monti è titubante, la Merkel “un’anziana leader della gioventù comunista, senza un’idea”; paragona Barroso a Breznev “senza un mandato democratico” e considera Van Rompuy “un sonnifero”. Insomma ne ha per tutti. Non mi sento di dargli torto. Però se fossi tedesco mi chiederei se per caso il benessere della Germania non sarebbe derivato anche dalle difficoltà degli altri stati, in particolare della Grecia, della Spagna, dell’Italia e della Francia. Forse noi italiani avremmo più ragione di lui di prendercela con l’Euro, con chi lo ha voluto e con chi lo difende. 
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Il quotidiano ex Scalfari “la Repubblica” di giovedì, 15 agosto, annuncia che il governo Monti si prepara a ridurre il carico fiscale. La notizia non può che far piacere. Monti non replica subito. Lo fa il giorno dopo. Pressappoco: “ma quale riduzione! Vengono prima i conti. E’ certamente un obiettivo, ma è presto per parlarne. Non ho voluto replicare subito per non guastare il ferragosto agli italiani”. Ma ha taciuto veramente per non rovinare la festa più di quanto non fosse rovinata? Qualche ragionevole dubbio c’è. Qualche suo ministro avrebbe ventilato questa idea. Ma chi? Monti li ha chiamati a raccolta per sapere. Se la notizia alla “Repubblica” non è venuta da lui, allora è venuta da qualche buontempone. Sta di fatto numero uno: per ora di ridurre il carico fiscale non se ne parla. Sta di fatto numero due: questo governo, che per essere formato da tecnici, dovrebbe dare prove di serietà, ogni tanto si produce in autentiche stravaganze. A meno che…mi viene il dubbio che la notizia della riduzione del carico fiscale non se la sia inventata “la Repubblica”, come una forma di suggerimento ad un governo che avrebbe bisogno di qualche sostegno popolare. Così “la Repubblica” da giornale-partito si promuove a giornale-governo.
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Quando il gatto non c’è i topi ballano. Vecchio proverbio popolare. Che l’Italia sia in anarchia politica lo prova il fatto che i “topi” l’hanno messa a fuoco. I dati degli incendi di quest’anno sono spaventosi: 240.000 ettari bruciati, l’80 % in più rispetto all’anno scorso. Dati fino al 16 agosto. Fino al termine dell’estate arriveremo al 100 %. Circa la metà sono dolosi, l’altra metà è dovuta alla insipienza di gentaglia che se ne fotte di tutto e di tutti, gentaglia che non legge, che non sente, che non vede, che non sa. Gli incendi hanno lambito città come Roma e Palermo. E’ una sfida ai poteri costituiti. I roghi hanno devastato le solite regioni, in primis Puglia, Lazio, Campania, Sicilia. E’ la prova provata che quello di Monti non è un governo vero, è una rappresentanza in un periodo di vacatio. L’anarchia politica che stiamo conoscendo in Italia somiglia a quella che una volta vivevano certe monarchie, quando, invece di avere un successore certo e atteso al re defunto, non si sapeva chi fosse a succedergli, dato che il figlio designato era un mentecatto. Siamo in democrazia, non si parla di un erede, ma di eredi, purtroppo tutti mentecatti. Basta vederli e ascoltarli, un giorno sì e l’altro pure! 
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L’altro assurdo allegro-tragico è la vicenda dell’Ilva di Taranto. Un gip, che significa giudice per le indagini preliminari, ha deciso di chiudere la più grande acciaieria d’Europa perché inquina e mette a rischio la salute dei cittadini. Fosse il forno a legna del vicino di casa che non ha a norma i filtri del comignolo si potrebbe capire. Ma qui sono in gioco ben altri e assai più macroscopici interessi economici, nazionali e sociali. La eroina magistrata di turno, la gippa,  è una certa Patrizia Todisco. Non si discute l’operato della Todisco, che evidentemente si è comportata in maniera ineccepibile. C’è una situazione di pericoloso continuato inquinamento che ha procurato già decine e decine di morti. E’ giusto che la magistratura intervenga; caso mai avrebbe dovuto farlo prima. Ma come si può mettere in mano ad una sola persona il destino di ventimila posti di lavoro, la sopravvivenza della siderurgia italiana, la credibilità del nostro sistema industriale? Qui altri non hanno fatto il loro dovere. Altri, come il governo, i proprietari, gli ispettori deputati al compito. Eppure i precedenti virtuosi in Italia non mancano, da prendere ad esempio. Si tolga d’autorità l’azienda ai suoi proprietari disonesti e incapaci e si proceda come in un paese civile con dei commissari che garantiscano ai cittadini lavoro e salute. Esattamente così – se qualcuno non se lo ricorda – nacque l’Iri durante il fascismo.
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Ma Monti insiste coi suoi immaginari percorsi di guerra, un modo per non fare quelli di pace. In un’intervista a Tempi (8 agosto) se l’è presa ancora una volta con l’evasione fiscale e per la prima volta attacca i giudici che esagererebbero con le intercettazioni telefoniche e giudica “grave” il conflitto tra la Presidenza della Repubblica e la Procura di Palermo. Sull’evasione fiscale non ha torto in via di principio, ma ritenere che sia stato questo il male peggiore dell’Italia è dire una colossale minchiata. Il male dell’Italia non è consistito nei soldi non entrati (evasione fiscale) ma nei soldi usciti (sperperi, tangenti, assistenzialismo indebito, frodi di ogni tipo). Ancora oggi è in piedi il criminoso sistema degli abusi del finanziamento pubblico dei partiti e ancora si insiste a salvare i politici coinvolti. Si colpisce Lusi per non colpire Rutelli; si colpisce Belsito per non colpire Bossi: si colpisce sempre il più fesso per non colpire il più furbo. Sulle intercettazioni telefoniche siamo di fronte ad un vero e proprio Stato spione che gestisce le spiate a suo uso e consumo. Va bene spiare Berlusconi e puttane, non va bene spiare la Presidenza della Repubblica e trattativisti, sia pure in maniera indiretta. Con la “bella” differenza che le puttane di Berlusconi non hanno ammazzato nessuno, i trattativisti Stato-mafia hanno ammazzato il giudice Borsellino.
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Chiude la settimana 13-19 agosto una dichiarazione che non fa piacere al nostro Monti. Il Ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble ha detto che chi specula sulla fine dell’euro evidentemente si sbaglia, ma ha aggiunto che i governi europei interessati sbagliano pure loro a non considerare che l’Euro possa fallire e che meglio farebbero a pensare ad un piano di emergenza. Al di là delle parole, che pure contano, non c’è nessun dubbio sul fatto che i governi più accorti già da tempo pensano a risposte concrete all’ipotesi fallimentare dell’Euro. Chi forse è votato anima e corpo all’Euro è il governo italiano, che, a quanto pare, deve aver dimenticato la nostra tradizione, secondo cui “si vis pacem para bellum”, come dire “si vis Eurum para posteurum”. Strano che a ricordarcelo sia un tedesco! 

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