domenica 29 gennaio 2012

Monti e il difetto della democrazia

Il governo Monti riceve i complimenti dei vertici europei, di Obama e del Financial Times. Dice il giornale inglese: Monti si carica sulle spalle l’Europa. I suoi provvedimenti sono giusti ed efficaci. Ma il Paese Italia è in subbuglio. Le affermazioni obligées, come quelle che si fanno nel mondo politico e diplomatico, valgono quel che valgono, ossia niente. E lo dimostrano gli scioperi e le manifestazioni che hanno caratterizzato i dieci giorni 19-29 gennaio, col morto di Asti di martedì, 24: un autotrasportatore manifestante travolto da un tir che non voleva fermarsi al blocco, arresti e denunce. Lo sciopero dei trasporti ha messo in ginocchio il paese. Lo stato di agitazione a tutt’oggi – domenica, 29 gennaio – non è ancora cessato. Questo e non le parole dei politici e dei diplomatici conta.
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Giuliano Ferrara, nei suoi cinque minuti di “Radio Londra” di lunedì, 23 gennaio, si meraviglia – ma la meraviglia probabilmente è retorica – che gli italiani, che hanno digerito la riforma delle pensioni, con allungamenti di lavoro di anni, ora mettono sottosopra il paese, per molto meno. Molto meno? Ferrara si sbaglia. Finché si è trattato di dover lavorare qualche anno in più, ci sono stati bofonchi, ma ora che si tratta del pane si passa ai “forconi”. Dalle parti nostre si diceva che “scoppia la guerra canina / quando manca l’olio e la farina”. Gli italiani si trovano oggi in queste condizioni. Monti ha fatto i conti. Gli dicono bravo gli europei e gli americani. Ma l’oste con cui doveva fare i conti era il popolo italiano. E questo non ci sta.
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Intanto continuano i mielisti della grande stampa carta-video nostrana ad incensare Monti e chi lo sostiene. Pierluigi Battista riconosce che Berlusconi rispondendo no a Bossi, che vorrebbe far cadere il governo Monti, ha fatto una scelta importante e giusta e così conclude il suo fondo sul “Corriere della Sera” di venerdì, 27, “Le spine e la spina”: «Gli avversari di Berlusconi dovrebbero avere l’onestà intellettuale di riconoscerlo. Potrebbero seguire l’esempio dello stesso Monti: che infatti si rifiuta di liquidare sprezzantemente l’esperienza del governo che l’ha preceduto». Si dice che le parole di più sono del maligno. Battista ne ha usata una, vistosamente di più, l’avverbio “sprezzantemente”. Non si capisce perché Monti, che ha bisogno dell’appoggio di Berlusconi, dovrebbe “liquidare sprezzantemente” la di lui esperienza governativa. Battista tradisce il suo precedente antiberlusconismo, quando, di concerto con tutto il Corsera, dava addosso a Berlusconi. Ora la musica è cambiata. Non una “mezza cartuccia”, come l’ha chiamato Bossi, è Berlusconi, ma uno “statista intero”. In summa Berlusconi, con Monti al governo, si sta riabilitando agli occhi di un potente soggetto “di pressione” come il Corsera. E questo fa piacere per l’uomo, ma preoccupa per il partito e lo schieramento di centro-destra, che si ritroverebbe con lui punto e daccapo.
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Il Paese è sempre più un Dr. Jekyll e un Mr. Hyde. Se per un verso si ribella ai provvedimenti del governo Monti – in fondo i calci in bocca li prendono i cittadini – per un altro cresce il consenso dell’opinione pubblica, creata e veicolata dalla stampa. Giuliano Ferrara (“Radio Londra” di venerdì, 27 gennaio) riconosce che qualcosa di buono i Professori la stanno facendo; non dice più ironicamente il Preside per indicare Monti, ne parla con rispetto. Io credo che la cura Monti, se effetti avrà, li avrà fra qualche tempo. Ora vedo solo molta propaganda. Onestamente non capisco quali benefici in termini di sviluppo e di crescita avrà il Paese dalle cosiddette esemplificazioni: certificazioni on line, compresi esami all’Università; diffusione in Rete dei dati in possesso delle amministrazioni; iter più snelli per creare imprese; controllo elettronico della documentazione per concorrere agli appalti pubblici; panifici aperti anche di domenica. Una gran quantità di cose di normalissima amministrazione, che, a tutt’oggi, nonostante l’adozione dei computer in tutte le amministrazioni, non erano state fatte. Sì, ma non vedo il nesso con la crescita. Vedo piuttosto che in Italia per diventare eroe è sufficiente compiere il proprio dovere e che una normalissima azione diventa un’impresa epica. Certo, se la morte di un pensionato è trasmessa subito a tutti gli uffici competenti – come si dovrebbe normalmente fare – non ci saranno più parenti dello scomparso a percepire la pensione indebitamente per anni. Ma questo può giustificare l’ottimismo di quanti credono che ora le cose funzioneranno meglio? Non sono gli stessi uomini di prima? Quanto ai panifici in produzione anche la domenica, non so quali e quanti posti di lavoro potrebbero venir fuori, a parte la comodità di poter comprare il pane fresco anche di festa. Mi viene d’immaginarmi davanti ad una farmacia e ad un panificio ed ho bisogno di medicine e di pane, vedo aperti l’una e l’altro, stanno entrambi in attesa che io entri, ma – ahimè! – non ho i soldi. Ecco, il punto sono i soldi!
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Monti agita il Paese prima dell’uso, come si fa con la schiuma da barba. Basta per superare la crisi? Tutti ci auguriamo di sì, ma gli auguri non sono ragionamenti e calcoli. Intanto monta sempre di più l’antipolitica. Chi ha sempre avuto riserve per la democrazia dovrebbe essere contento che finalmente è chiaro a tutti che un governo “tecnico”, senza opposizione e col favore della stampa, si propone come migliore dei governi “politici”. E tuttavia c’è poco da essere contenti, primo perché potrebbe riemergere la vocazione alla mandria che hanno gli italiani; secondo, perché un governo del genere non è la fisiologia, ma la patologia del Paese. Gli atteggiamenti autoritari assunti dal governo in occasione delle manifestazioni e dei disordini degli ultimi dieci giorni confermano che la democrazia in Italia è cosa “aliena”. Ve l’immaginate le reazioni dei partiti di opposizione e dei sindacati in presenza di un governo che allerta i prefetti per ripristinare l’ordine? Succederebbe l’ira di Dio. Con Monti al governo, non è successo niente. Contro Berlusconi – lo abbiamo registrato per anni – quotidiane condanne dell’opposizione politica, della stampa, del mondo dello spettacolo, della magistratura, dei sindacati, della Confindustria, della Chiesa. Oggi il Paese legale è come anestetizzato. Ma dopo l’anestesia – si sa – vengono i dolori!
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Perfino sul fronte delle carceri assistiamo ad un’inedita edizione del Nabucco, ad una specie di coro nazionale. Tutti dicono che ci sono troppi carcerati nelle carceri, che la loro condizione è disumana, che lo Stato italiano non fa una bella figura e che perciò bisogna aprire le carceri e lasciare liberi i condannati. Nessuno fa un ragionamento più semplice: i carcerati stanno stretti? Bene, si aumenti il numero delle carceri. Invece si dice: si riduca il numero dei carcerati, come se si trattasse di persone recluse senza motivo. Nessuno obietta. Non il centrodestra, da sempre sensibile al problema dell’ordine pubblico; non il centrosinistra, che per cultura è vicino al mondo che soffre ma che aspira a sfatare che l’ordine sia esclusivo della destra. Perciò: tutti a casa. Ma per quanto? Chi esce dal carcere non ha un lavoro, spesso non ha una casa, non sa come vivere. Per lui, stare fuori dal carcere è un problema come lo stare dentro per altri aspetti. Perciò, per potervi rientrare, deve delinquere. Così fa, e tempo un paio d’anni e di nuovo le carceri sono strapiene! E’ già accaduto. Non mi pare che un Paese del genere – Monti o non Monti, Berlusconi o non Berlusconi – sia rimediabile. Ma anche qui fa riflettere il fatto che Monti può fare quel che un altro non potrebbe. La ragione è che mentre nessuno ha oggi interesse ad opporsi a Monti; contro un politico si forma sempre un concerto di soggetti, a volte anche interni, che si scatena per trarre un qualche vantaggio elettorale. In Italia non si fa neppure la cosa più scontata e normale a causa della strumentalizzazione politica. C’è un difetto di democrazia; c’è che la democrazia, in Italia, è di per sé un difetto.
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Una prova dell’incredibile democrazia italiana? Politici o tecnici che siano, parlano sempre come se altri fossero responsabili delle paradossali condizioni in cui versiamo. Giorgio Napolitano dice: il posto di lavoro non deve essere un privilegio. A chi lo dice? Il Ministro della Giustizia Paola Severino dice: il grado di civiltà di una nazione si vede in come sono trattati i reclusi. A chi lo dice? Il Ministro della Salute Renato Balduzzi dice: gli ospedali psichiatrici giudiziari, ex manicomi criminali, sono una vergogna. A chi lo dice? Il vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Michele Vietti dice: in Italia non possiamo permetterci tre gradi di giudizio per ogni lite. A chi lo dice? Mi ricordo di Sandro Pertini, che, incazzato come una bestia, chiese dov’erano i soccorsi ai terremotati in Irpinia nel novembre del 1980. Allora caddero il Prefetto di Avellino e il Ministro dell’Interno Virginio Rognoni. La democrazia italiana per parlare parla, continua a parlare; ma a chi?

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